Dimensione del testo
ALTO CONTRASTO (CHIARO)
ALTO CONTRASTO (SCURO)
FONT ACCESSIBILI

Storie ad impatto positivo

Cosa finanziano i tuoi soldi

Storie di nuova economia

DALLA PUGLIA UN OLIO CHE FA GIRARE L’ECONOMIA LOCALE

Di Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

Si chiama Finoliva Global Service ed è una società nata in Puglia, a Bitonto,  coltivando grandi ambizioni di crescita. Con un nome dal sapore internazionale cui resta associato il cosiddetto italian sound, che rimanda immediatamente ad un settore, quello dell’olio d’oliva, che è vanto nostrano riconosciuto ad ogni latitudine. E infatti Finoliva, in uno scenario nazionale con operatori talvolta lambiti da qualche ombra, proprio dell’italianità assoluta del prodotto e dei suoi fornitori fa un tratto distintivo.

La società occupa in modo diretto, come confezionatori, 11 persone, ma raccoglie e commercializza olio da circa 10mila produttori. Singole aziende o cooperative e associazioni, che impiegano centinaia di persone e partecipano ad un sistema il cui principale socio di riferimento, Italiana Olivicola, di produttori associati ne conta oltre 100mila.
Concetti e numeri che il presidente di Finoliva, Benedetto Fracchiolla, tiene a ribadire e sottolineare: «L’unicità di Finoliva consiste nel fatto che siamo forse l’unica azienda che ritira e confeziona solo prodotto italiano. E solo prodotto delle nostre filiere certificate di produttori. Abbiamo un bacino di relazioni molto definito. Solo olio extravergine italiano, e i nostri cavalli di battaglia sono sia quello biologico che il DOP (Denominazione di Origine Protetta). Commercializziamo inoltre olio sfuso, che vendiamo all’interno delle nostre filiere. E anche il fatto di essere una realtà di una certa dimensione (circa 40 milioni di euro di fatturato annuo, di cui 10-15 vengono gestiti da Banca Etica attraverso anticipo fatture e contratti, ndr) che tratta solo extravergine biologico e DOP è un elemento caratterizzante all’interno dello scenario italiano. E non si parla dell’economia locale di Bitonto o della sola Puglia, ma anche di Calabria e Sicilia. Ed è un fatto importante perché sono territori difficili, che si riescono a gestire anche con l’aiuto finanziario di Banca Etica, che si è impegnata molto sotto questo profilo».

Un’impresa di grandi dimensioni, articolata, quindi, che in Banca Etica ha trovato il partner adeguato, non solo sul piano operativo. «L’affinità con Banca Etica c’è ed è completa – ricorda infatti Fracchiolla –. Condividiamo valori e progettualità. Basti pensare il lavoro che facciamo con Libera e Libera Terra (attraverso la fornitura esclusiva concordata con Alce Nero, ndr), e con le cooperative. Dal punto di vista della collaborazione ci siamo poi trovati molto bene per tutto quello che riguarda anticipi ai produttori, acconti… C’è stata una perfetta simbiosi dal primo momento».

E se è vero che Banca Etica nacque 20 anni fa guardando prioritariamente al mondo del Terzo Settore, va detto che man mano si è aperta al profit responsabile. In quest’ottica si inscrive l’interlocuzione con una s.p.a. commerciale come Finoliva. Che assume senso perché «…attraverso Finoliva – spiega Chiara Candela, della filiale di Bari – si garantiscono criteri di produzione e di inclusione lavorativa, come testimonia la partecipazione di Finoliva all’interno di MediterreBio, cioè oltre 500 ettari di terra coltivata a grano nel Tavoliere, dove operano soggetti svantaggiati (migranti, disoccupati di lungo periodo) e giovani impegnati nella formazione in agricoltura… Realtà che Finoliva allontana dal rischio di sfruttamento, con la restituzione in termini commerciali del loro lavoro. La certezza nei tempi di pagamento e del rispetto ambientale nelle pratiche agricole sono aspetti che Finoliva segue attraverso servizi di assistenza e monitoraggio, dalla coltivazione alla raccolta. Senza dimenticare che collabora con l’università di Bari nello sviluppo e la sperimentazione di pratiche di contrasto alla diffusione della xylella. Considerare questa società meramente come un soggetto commerciale inserito nella filiera sarebbe perciò riduttivo».

 

© Photo by Luca Gallo