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IN SARDEGNA PER INVESTIRE NELL’AGRICOLTURA SOCIALE

In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

Tra le molte storie raccontate in questo blog, quella della Fattoria Nonno Crescenzo di Bagnu (Ss) forse non ha richiesto il maggiore impegno da parte di Banca Etica, ma di certo è tra quelle che, per valore e impatto sociale, appaiono più significative. E con ottime prospettive di sviluppo. A pensarlo, del resto, sono gli stessi funzionari dell’istituto quando mi parlano di Maurizio Di Girolamo e della sua impresa di agricoltura sociale.

Di Girolamo, infatti, è di origine campana e si è trasferito in Sardegna nel 2017. Sull’isola è sbarcato per rigenerarsi e rifarsi una vita perché «A Napoli Sono stato vittima di racket e usura ma, grazie all’aiuto di un’associazione, ho denunciato e mi hanno assistito in modo egregio: ho avuto la scorta e, a seguito di intercettazioni, le persone che mi hanno vessato sono state arrestate e condannate con sentenza passata in giudicato. Una brutta vicenda conclusa. In quanto vittima ho ricevuto dei fondi come risarcimento e per il mancato guadagno, e questo denaro (indennizzi e finanziamenti a tasso agevolato, ndr) l’ho messo interamente a disposizione dell’attività che sto intraprendendo qui».

Così Di Girolamo, a cui evidentemente non manca il coraggio, non solo ha deciso di costruire una nuova attività economica nella terra che l’ha accolto, ma di avviare «un’azienda agricola che avesse la finalità della condivisione, e potesse essere utile in particolare per le persone con un certo tipo di disagio». Con questo spirito, e il nome dedicato all’agricoltore di successo della famiglia, è stata pensata la Fattoria Nonno Crescenzo. Nata come ditta individuale grazie agli investimenti di Di Girolamo e a un microcredito da 25mila euro ottenuto da Banca Etica con l’assistenza di Etica Sgr. l’azienda sfrutta 15 ettari di terreno in affitto e ha progetti di espansione tali che a breve si trasformerà in cooperativa sociale.

«Appena arrivato in Sardegna ho trovato in Banca Etica una disponibilità al ragionamento che mi ha dato fiducia. Data la mia storia personale avevo diverse problematiche che altri non avrebbero considerato, ma Banca Etica mi ha finanziato e mi sta seguendo su tanti progetti, a cominciare dalla capitalizzazione della futura cooperativa. E se i fornitori chiedono garanzie, posso dare il riferimento della banca, che in questo modo mi ha offerto una grande opportunità».

E così, grazie a questo supporto e alla competenza di un agronomo nigeriano richiedente asilo, ben inserito tra i migranti e all’interno della Caritas, la fattoria – che già coltiva ortaggi e patate – sta puntando sull’okra e il peperoncino habanero, prodotti molto ricercati dalle comunità di immigrati del sassarese. E, in vista di una certificazione biologica, utilizza solo fertilizzanti naturali, a cominciare dall’humus di lombrico. Inoltre, conclude Di Girolamo, «ho creato un rapporto con una società che commercializza su Milano e hinterland, nonché nel Nord Europa. E abbiamo accordi per conferire i nostri asparagi alla Società agricola Valle del Colghinas di Valledoria, che si distingue per la commercializzazione del carciofo, dell’asparago, appunto, e dello zenzero». Per non dire della realizzazione di un impianto di allevamento delle lumache – prelibatezza assai apprezzata in loco –.


Varietà, idee e intraprendenza, insomma, caratterizzano l’azienda agricola, ma Di Girolamo non dimentica le proprie convinzioni in tema di condivisione e socialità: alla fattoria lavorano infatti due persone con disabilità provenienti da un progetto Includis, un extracomunitario che rientra nei tirocini over 35 finanziati dalla regione, altre due persone uscite da un’esperienza di servizio civile in ambito agricolo, due operai a tempo determinato per attività di manovalanza e due persone esperte in orticoltura. Mentre per le lavorazioni in campo si avvale dei mezzi agricoli di contoterzisti. E già si sta lavorando per avere la possibilità, un domani, di impiegare detenuti a fine pena.