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Banca Etica accoglie con favore l’avvio di un gruppo di lavoro all’interno dell’ABI dedicato a “Microcredito e finanziamenti alle imprese sociali”

Banca Popolare Etica – la prima banca italiana che opera interamente secondo i principi della finanza etica e che da anni si dedica al microcredito come forma di sostegno alle persone in difficoltà nel nostro Paese – accoglie con grande soddisfazione la costituzione di un gruppo di lavoro presso l’ABI (Associazione bancaria italiana) dedicato a “Microcredito e finanziamenti alle imprese sociali”. L’obiettivo del gruppo di lavoro è quello di individuare metodologie, prodotti e processi aziendali finalizzati ad aumentare il livello di inclusione finanziaria.
“In un momento di grave crisi economica come quello che stiamo vivendo, il microcredito deve trovare nuovo slancio e diventare anche in Italia un valido sostegno al welfare per dare sollievo alle famiglie e sostenere l’avvio di piccole attività imprenditoriali – dice Mario Crosta, direttore generale di Banca Etica che ha partecipato alla prima riunione del gruppo di lavoro -. Molte iniziative stanno già nascendo spontaneamente, e lo sforzo dell’ABI per coinvolgere e coordinare le banche è importante anche allo scopo di chiedere con forza al legislatore una normativa semplificata. Oggi il costo che una banca deve sostenere per concedere un prestito da 5mila o da 500mila euro è lo stesso e questo ovviamente ostacola molto il microcredito. Servirebbe una normativa che contribuisca alla semplificazione delle procedure ed al conseguente contenimento dei costi di gestione che per il microcredito assumono particolare rilevanza in funzione della necessità di accompagnamento che hanno i soggetti finanziati. Ciò significherebbe riconoscere che il microcredito è una pratica di inclusione sociale e a sostegno di uno sviluppo sostenibile”.
Banca Etica è nata 10 anni fa con precisa mission di concedere credito a quei soggetti che tradizionalmente – pur avendo un ruolo chiave nell’erogazione di servizi essenziali e volti al benessere delle persone – non trovavano porte spalancate presso il sistema creditizio tradizionale: Ong, cooperative, associazioni, organizzazioni del terzo settore, ma anche a singoli. Molteplici dati dimostrano che la percentuale di insolvenze tra i beneficiari di microcrediti è assai inferiore a quella registrata nel tradizionale sistema creditizio. Un equilibrio che funziona grazie all’attenta selezione delle reti sociali che – con il loro sostegno ai soggetti che ricevono il microcredito – fungono da garanzia alternativa a quella patrimoniale.
Il microcredito si è dunque dimostrato – tanto nei Paesi in via si sviluppo quanto nell’area occidentale – una pratica efficace sul piano sociale ed efficiente sul piano economico.
Oggi in tutto il mondo – spinti dalla crisi e ispirati dalla visibilità che il microcredito ha avuto con l’assegnazione del Nobel per la pace al suo ideatore, Yunus – anche i grandi gruppi bancari si stanno avvicinando a questa pratica che, per non essere snaturata, ha ora bisogno di una regolamentazione chiara. Ben vengano dunque nuovi soggetti e nuove iniezioni di capitale purché l’obiettivo rimanga quello originario e non finisca assorbito nella ossessiva ricerca di profitti facili.

Per maggiori informazioni contattare:
Chiara Bannella – ufficio stampa di Banca Popolare Etica
cbannella@bancaetica.com, 06-42016060, +39 334 6883414