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GIT Cremona

Gruppo di Iniziativa Territoriale di Banca Etica

Commercio delle armi: oltre le banche armate, conflitti internazionali

Attualità, attualità, attualità: purtroppo!

Vedere, giudicare e agire sul tema del commercio delle armi

Da Crema due azioni concrete: un appello ai Comuni del cremasco e la proposta di una banca diversa.

Venerdì 22 aprile dalle ore 18,00

“Il mercato delle armi made in Italy non si ferma più e viaggia di corsa verso le zone di guerra.  Il 2015 ha confermato la leadership europea del nostro Paese nell’export [di armi leggere e munizioni verso] Egitto, Arabia Saudita, Turkmenistan, Emirati Arabi Uniti, Algeria.”, anche ignorando  provvedimenti di embargo o altre moratorie. Così scriveva Avvenire lo scorso 6 aprile.

Insomma abbiamo un problema, non è di oggi, ma ora sembra quanto mai attuale.

Tutto ciò, in una serata pubblica il 22 aprile alle ore 20,30. Organizzano: il Comitato cremasco per la pace, il gruppo Emergency Crema , il Coordinamento dei soci di Banca Etica, il Presidio cremasco di Libera contro le mafie, a Crema ex oratorio Duomo, via Forte 5. Il dibattito viene preceduto, a partire dalle 18.00, da un aperi-cena dove si degusteranno i prodotti di Libera Terra e Vegan In Crema.

Aprirà Carlo Tombola, coordinatore scientifico OPAL (Osservatorio permanente delle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa – ONLUS), che tratterà del mercato delle armi in crescita in tutto il mondo sullo sfondo di gravi conflitti militari, proseguirà Nicoletta Dentico (Cda di Banca Etica), che approfondirà il ruolo di intermediazione indispensabile delle banche nelle operazioni di import-export e della necessità fare obiezione nel campo del credito. Si conta infine di poter ascoltare anche la testimonianza della cooperazione internazionale. Al termine sarà lanciata  una raccolta firme da presentare ai Comuni perché scelgano, per il servizio di tesoreria, una banca disarmata.

Per Banca Etica l’intenzione è quella di contribuire alla serata, offrendosi come concreto strumento per tutti i cittadini che non accettano rassegnati un’evoluzione dei fatti internazionali sempre più preoccupante e di grande sofferenza per decine di milioni di persone di tutto il mondo, vittime di troppe guerre locali, che sono alimentate da massicci quanto cinici traffici di armi e munizioni.

Da questo punto di vista, o una banca ha un progetto riconoscibile e riconosciuto di bene comune come prioritario!, o essa diventa un fattore di rischio per la collettività. Una banca senza identità, è una banca che finisce per accettare qualsiasi affare e dunque diventa cedevole e permeabile all’affarismo, alle pressioni, alle prepotenze di chi ha in mano il potere finanziario, economico, politico, mediatico e di qualsiasi altro tipo. Per Banca Etica il profitto viene dopo: dopo il rispetto della legalità, dopo la verifica delle conseguenze per chi abita un territorio o per chi vi lavora o per la tenuta delle istituzioni democratiche. Il profitto non fa scandalo, ma deve derivare dal lavoro e dal progresso civile e materiale di una comunità. E’ il pensiero dei 38 mila soci, padroni di un sogno che sta mettendo radici.

Tale esperienza non è perfetta e non è esente da fatiche, si dirà anche questo. Essa però ha le porte aperte per coagulare altre energie e volontà di agire e di non limitarsi alle parole, per mettere invece le proprie risorse finanziarie, minime o meno che siano, a servizio della collettività. Per dare il giusto valore ai soldi.

Il Git provinciale dei soci di Banca Etica e il coordinatore P. Cattaneo

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