Scritto da Corrado Fontana, giornalista di Valori.it
Palermo città giovane e vivace, animata dal turismo e dai ragazzi che frequentano università e accademie. È guardando a questo panorama che, nel 2016, due imprenditori hanno avviato la startup Magneti Cowork, proprio di fronte il Teatro Politeama, nella zona dove sbarcano le navi cariche di visitatori da tutto il mondo. Uno spazio di condivisione con caffetteria e postazioni attrezzate, per chi studia o lavora, o ha semplicemente bisogno di servizi di connessione a Internet.
Anche se il Magneti – così chiamato dai suoi frequentatori – è molto più di questo. «Ha appena compiuto 2 anni – racconta uno dei fondatori, Giuseppe Pignatone –, e l’abbiamo celebrato con una Cultural Week in cui il tema era #ExpressYourself (Esprimi te stesso, ndr). I ragazzi del conservatorio l’hanno fatto con la musica, quelli della scuola di stilisti dell’accademia presentando i loro abiti. Mentre è ancora in corso un contest per illustratori. I nostri coworkers partecipano attivamente e presentano i loro progetti. Abbiamo ragazzi che abbiamo conosciuto come studenti e poi hanno presentato qua dentro le loro startup. Ne ho viste sbocciare almeno tre o quattro. È normale per noi creare questo tipo di relazioni, l’ambiente è estremamente informale, libero, aperto, e ognuno può connettersi, discutere, nei momenti più diversi. E poi ci sono gli eventi, i briefing, le tavole rotonde… attività di stimolo».
Ed è anche per queste ragioni che il coworking è stato preso d’assalto, con circa 100 accessi unici al giorno e una formula molto vantaggiosa che rimborsa in caffetteria ogni euro speso per ora di utilizzo. Il tempo di permanenza medio di un coworker o di una sessione di studio è di circa 3 ore e mezzo, e la clientela è formata da donne per un 57%. Lo zoccolo duro di utenti ha un’età tra i 18 e i 35 anni e i lavoratori costituiscono una quota abbastanza irrisoria rispetto agli studenti. «Di fatto è diventato un co-student» (ride Pignatone).
Uno spazio giovane che mancava, e che ha avuto bisogno di sostegno concreto per realizzarsi. «A un certo punto, dopo aver girato dappertutto, siamo entrati da Banca Etica. Al tempo c’era Steni di Piazza (figura quasi mitologica della sede palermitana, ndr), che ci ha fatto esporre prima tutto il progetto, e poi ci ha chiesto le coperture. È stato estremamente d’aiuto, consigliandoci anche di accedere al finanziamento tramite il fondo Jeremie di Confcooperative, particolarmente assistito: 80mila euro, il 60% dei quali ricevuti attraverso Jeremie e il resto in capo a Banca Etica, la quale è attualmente la banca d’appoggio principale della società. E ora stiamo cercando di avere un ulteriore microcredito per sostenere lo sviluppo della società».
Magneti Cowwork è in trasformazione, infatti. E mira a creare una piattaforma informatica che permetta di sfruttare il potenziale bacino di 40mila studenti palermitani a disposizione. «Il cui profilo – conclude Pignatone –, tutelando in tutto e per tutto le regole sulla privacy, risulta un patrimonio importante di flusso di dati che potrebbe permetterci di slegarci dalla mera attività del bar con coworking. Mi aspetto qui a fianco l’apertura di uno Starbucks nel giro dei prossimi due anni, e limitarci ad offrire la connessione a Internet vorrebbe dire condannarci a morte. Perciò stiamo cercando di differenziarci il più possibile. Per quanto riguarda invece le singole attività, è impossibile stare dietro a tutte. Giusto ieri è passato un ragazzo laureato in astronomia che vuole tenere una conferenza sugli influssi della luna. Un’altra persona, che ha fondato una casa editrice e vuole presentare libri per bambini, è venuta in cerca di contatti con delle illustratrici. Io non so che cosa succederà domani nei nostri spazi. So che i contenuti del Magneti sono poveri rispetto a quelli di cui sono portatori i suoi 3mila utenti, che costituiscono invece un patrimonio enorme».
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