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ECCO IL CALCIO SOCIALE, GIOCO PER CRESCERE

In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

«Con la sua attività dona concretezza ai principi e ai valori che la banca promuove»: questa volta cominciamo dalle parole della responsabile della filiale di Banca Etica di Roma, Maura Isernia, che così descrive Calciosociale, un progetto originale e ambizioso di inclusione sociale. Perché ciò che è nato nel 2005 come società sportiva dilettantistica con l’obbiettivo di cambiare le regole del calcio per cambiare il mondo oggi ha già percorso diversi chilometri di erba e terra sui campetti di pallone italiani. Soprattutto dal 2009, quando è stato fondato il Campo dei Miracoli – Valentina Venanzi, centro sportivo aperto a tutti nel quartiere di Corviale, periferia romana a sud ovest della città.

«Calciosociale – spiega il fondatore Massimo Vallati – identifica nel gioco del pallone non solo lo sport più praticato al mondo ma anche il più grande evento mediatico e di comunicazione globale. Il calcio è la più grande palestra didattica sul Pianeta e tuttavia riteniamo che abbia un ruolo fortemente negativo e molti problemi, soprattutto ai livelli giovanili e dell’infanzia. In Italia più di trecentomila bambini si iscrivono alle scuole calcio e il 25% di chi ha tra i 10 e i 12 anni gioca a calcio, ma le scuole calcio non hanno un’adeguata impostazione pedagogica. Nel movimento sono frequenti fenomeni di violenza, razzismo, antisemitismo, corruzione… con le tifoserie che portano devastazioni ogni domenica. E come Banca Etica si prefigge di innovare il mondo dell’economia bancaria, così per noi, che abbiamo l’ambizione di cambiare il mondo del calcio, che rappresenta un pezzo cospicuo della società, è stato naturale sceglierla quale istituto di riferimento, e ne siamo soci e clienti».

Anche grazie a questa collaborazione, numerosi sono i progetti sviluppati dall’associazione negli anni, in diverse zone del Paese, dal quartiere napoletano di Scampia a Quartu Sant’Elena in Sardegna all’abruzzese Carsoli. E oggi è attivo un torneo nazionale di calcio sociale che si sviluppa in quattro città contemporaneamente (Modica, Roma, Grosseto ed Empoli), con circa 27 squadre e 350 persone che giocano. Ma come si produce in concreto il cambiamento auspicato da Calciosociale?

Innanzitutto coinvolgendo le persone. Bambini e ragazzi, principalmente, ma le attività sono aperte a chiunque. E poi modificando le regole. Nessuno resta in panchina, giocano tutti (regola 7). E le squadre si formano in base a dei coefficienti attribuiti a ogni giocatore (da 0 a 10) in base alla capacità tecnica individuata da parte di una commissione e valutate durante alcune partite amichevoli. Le squadre vengono composte perché siano complessivamente equilibrate, perché sia veramente un gioco e tutte abbiano in partenza lo stesso potenziale di vincere, introducendo così un elemento di giustizia. Ma non è tutto. Il calcio sociale prevede che un giocatore può segnare un massimo di 3 gol a partita e poi deve mettersi a disposizione della squadra; contabilizza assist e gol ma i primi hanno maggior valore; i calci di rigore li tira il giocatore col coefficiente più basso della squadra, permettendo a chi è normalmente marginalizzato di essere protagonista. 

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Infine, allo sport viene sempre associata una componente di formazione. Ogni anno c’è un tema di carattere sociale o culturale interpretato dalle squadre attraverso attività fuori dal campo, anch’esse condotte in forma di partita, riuscendo così a coinvolgere anche i più restii, che sono motivati a contribuire alla vittoria coi compagni. «Il tema – conclude Vallati – può essere quello degli articoli della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea o degli uomini e donne contro le mafie (abbiamo avuto squadre che si chiamavano Pio La Torre, Francesco Saverio Borrelli…). Due anni fa, col referendum, ci siamo dedicati alla Costituzione italiana e quest’anno abbiamo trattato uomini e donne che hanno dedicato la loro vita alla tutela dell’ambiente». Insomma, insieme al pallone si sperimentano gioco, cultura, uguaglianza, giustizia, formazione. Per un’idea di calcio davvero totale.