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Cittadinanza Attiva: a Busto Arsizio in missione spaziale

Cittadinanza Attiva: a Busto Arsizio in missione spaziale

In collaborazione con Corrado Fontana, gionalista di Valori.it

 

Provincia lombarda. “Ubertosa”, si diceva una volta. E ancora oggi ricca di attività imprenditoriali e capace di offrire opportunità di lavoro. Ma talvolta non troppo vivace dal punto di vista culturale, e con pochi spazi di aggregazione stimolanti per i giovani, “costretti” così a cercare lontano il divertimento, spesso a puntare su Milano. In fuga anche da una cittadina con quasi 90mila abitanti come Busto Arsizio (Va). Ma non sempre. Perché, da questa fotografia insoddisfacente condivisa, nel 2008 è nata la reazione di un gruppo di ragazzi poco più che ventenni, che hanno innanzitutto fondato l’Associazione di promozione sociale 26×1, e il 5 febbraio 2016 hanno concretizzato i loro desideri in qualcosa di più grande, bello e stabile: hanno aperto il Circolo Gagarin.

Un viaggio lungo 8 anni in cui l’esigenza iniziale – spiegata così da Francesco Tosi, tra i fondatori – di «portare a Busto Arsizio ciò che invece andiamo a cercare altrove» si è tradotta prima nell’organizzazione di decine di iniziative culturali sul territorio e poi, dopo una estenuante e infruttuosa ricerca di immobili pubblici inutilizzati, compiendo nel 2013 un balzo coraggioso, affittando da un privato lo spazio una volta occupato da un’impresa tessile. E allora anche il nome del circolo, affiliato Arci e quindi ad ingresso con tessera, acquista senso, «per via della storia personale di Yuri Gagarin, primo uomo nello spazio, pioniere, e primo a vedere il nostro mondo da una prospettiva diversa, più ampia: in orbita disse che “La terra è bellissima, senza confini né frontiere”». E così, come astronauti proiettati nel nulla, i volontari di 26×1 hanno avuto bisogno di propellente per partire e consolidare questa esperienza, che oggi è retta dai 40 volontari dell’associazione e si avvale di tre soci lavoratori. Tanto che il Gagarin rimane aperto circa 200 giorni l’anno, dando vita a un centinaio di iniziative differenti.

«Nel 2013 – ricorda Tosi – decidiamo di chiedere un mutuo e ci rivolgiamo a Banca Etica, che ci concede un finanziamento di 50mila euro, diviso in due tranche. La prima metà garantita dal comitato regionale di Arci Lombardia e la seconda grazie alle nostre garanzie personali. La scelta di Banca Etica si è tradotta in quello che per noi è stato il punto più importante di tutto questo percorso. Ovvero il fatto che questo finanziamento si è reso possibile perché abbiamo trovato delle persone che si sono sedute al nostro tavolo e ci hanno ascoltato. Con un’attenzione che non so se altri istituti di credito ci avrebbero dato. In fondo allora eravamo 9 ragazzi, tutti precari, senza poter vantare grandi garanzie, e ciononostante è stata valutata la bontà del progetto, la sua sostenibilità. Sappiamo ciò su cui investono altre banche, mentre Banca Etica ti assicura una gestione giusta dei tuoi soldi, che si sposava perfettamente con i valori della nostra associazione».

Nello spazio da circa 400 metri quadri, ristrutturato e fatto oggetto di molti interventi realizzati dai soci stessi, sono stati ricavati due ambienti. Il principale è una sala polifunzionale con il palco e l’impianto audio, sostanzialmente libera da arredi. Lì avvengono tutti i corsi: c’è yoga due volte a settimana, c’è il pugilato, sul modello delle palestre popolari delle metropoli, una volta a settimana. Lì si svolgono le iniziative maggiori. E poi c’è un’altra sala un po’ più piccola, perennemente aperta, che ha i tavolini e i divani e il bar per i soci. Il circolo è aperto, infatti, tutte le sere tranne il lunedì, e anche due pomeriggi a settimana per il progetto Rifrazioni, gestito in collaborazione con alcune cooperative locali, contro la devianza giovanile negli adolescenti. Ma oltre a questo c’è molto altro, un programma fitto di incontri, concerti dal vivo, presentazioni di libri, spettacoli teatrali… E intanto il Gagarin cresce, portando avanti la sua missione, con intelligenza: «Non abbiamo l’ossessione di ingrandirci – conclude Tosi –. Piuttosto ci interessa mettere un mattoncino alla volta ed essere sostenibili dal punto di vista economico».