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La microfinanza fa bene, anche in Romania

La microfinanza fa bene, anche in Romania

di Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

Spesso la finanza etica non ha bisogno di spostare grandi capitali per avere un impatto sociale concreto e positivo: lavoro e sviluppo locale in terre dall’economia fragile – come la Romania – possono assumere il volto di piccoli imprenditori come Sergiu Cioanca e Nicolae Pandor. Persone che, grazie al sostegno del microcredito, mantengono la propria famiglia e progettano opportunità preziose per il territorio.

Opportunità che nascono anche grazie all’accordo siglato tra Banca Etica, il fondo CoopEst che sostiene gli investimenti responsabili nell’Est e nel Centro Europa, e Microfinance Centre (MCF). MCF è un network internazionale che riunisce 106 membri in 34 Paesi tra Europa e Centro Asia e, insieme all’European Microfinance Network (EMN), si occupa di riduzione della povertà e aiuto alle microimprese.

Tanti attori per una soluzione semplice e diretta ai bisogni di Sergiu e Nicolae, i quali, attraverso l’istituzione di microfinanza Vitas Romania, finanziata da CoopEst anche tramite i flussi finanziari provenienti da Banca Etica, hanno ricevuto il denaro necessario alle loro imprese.

Sergiu Cioanca già negli anni ’90, in una piccola città chiamata Alba Iulia, ha iniziato a mettere alla prova la sua passione per la produzione di attrezzature meccaniche. Dopo aver costruito una macchina per la soda, che lo ha aiutato a lanciare una piccola attività di vendita, si è specializzato nei forni e nelle macchine automatiche per fare ciambelle, frittelle e salatini. Una passione che ha potuto incrementare le proprie ambizioni grazie agli investimenti ricevuti da Vitas a partire dal 2005: “Da allora la mia attività è cresciuta, e ho iniziato a produrre pasticcini con l’attrezzatura che ho prodotto“, sottolinea Sergiu. Tant’è che la sua società, la Sega Company, ha assunto due persone nel laboratorio di produzione delle attrezzature e 20 addetti alla cottura e vendita dei dolci. Un successo che l’ha portato a stabilire due sedi e gestire ben sette chioschi mobili che viaggiano in diverse aree affollate del Paese.

Nicolae, invece, ha trascorso la sua giovinezza lavorando in un impianto minerario a Baia de Aries per aiutare a sostenere la famiglia, ma la sua situazione finanziaria è diventata difficile alla nascita del primo figlio. A 28 anni ha deciso perciò di vendere casa per investire in un esercizio commerciale di abbigliamento e accessori. Un’impresa avviata bene, finché l’edificio sede del negozio non dovette essere demolito e Nicolae e famiglia sono stati costretti a ricominciare da zero. Nuova città, Abrud, e nuovo negozio, che però ha cominciato a funzionare solo dopo essere stato spostato in una zona centrale grazie al primo di 16 prestiti erogati da Vitas Romania. Il microcredito ha consentito finalmente il rilancio dell’attività e ora «…abbiamo tre punti vendita – spiega Nicolae – e un’altra azienda con lo stesso profilo».

Le storie di Sergiu e Nicolae sembrano quindi dare ragione alla dichiarazione d’intenti di Vitas Romania, che intende “fornire prodotti e servizi finanziari che […] promuovano lo sviluppo a lungo termine delle persone, delle loro imprese, delle loro famiglie e delle comunità in cui vivono”. Una mission comune a tutti i protagonisti della finanza etica internazionale.