A cura di Barbara Setti, Advocay&Engagement per Fondazione Fìnanza Etica
C’è una forma di violenza che non lascia lividi, ma mina in profondità la libertà delle persone.
È la violenza economica: quando il denaro, il lavoro o le risorse diventano strumenti di controllo e dipendenza. Quando chi ha più potere decide per l’altro come spendere, quanto lavorare, se avere o no un conto in banca. Succede perché il denaro è ancora un argomento che si evita, o che si considera “tecnico”, lontano dalla vita quotidiana. E perché certe frasi – “i soldi li gestisce lui”, “lei non è portata per queste cose” – continuano a suonare familiari.
Un progetto che parte dalla banca
Da questa consapevolezza è nato Monetine, un progetto realizzato da Fondazione Finanza Etica insieme a Glocal Impact Network per il Gruppo Banca Etica, grazie al fondo utili di Etica Sgr.
Un progetto che ha scelto di partire da dentro la banca. Perché anche una banca può fare la sua parte: mettere in campo attenzione, competenze e strumenti per riconoscere situazioni di vulnerabilità economica e orientare verso percorsi di sostegno.
Durante la primavera 2025, Banca Etica ha avviato un percorso di formazione dedicato al riconoscimento e alla prevenzione della violenza economica di genere. Il progetto ha coinvolto anche le funzioni specialistiche, perché la violenza economica può emergere da segnali che richiedono letture tecniche e attenzione particolare: operazioni anomale, controlli sul conto, limitazioni all’accesso al denaro.
Da questo lavoro è nato il Vademecum “Monetine”, uno strumento pratico che raccoglie ciò che è stato appreso e offre indicazioni su come affrontare con competenza e rispetto situazioni di vulnerabilità economica.
Monetine si distingue da molte altre iniziative perché Banca Etica è la prima realtà in Italia ad aver costruito un percorso interno di formazione e di lavoro congiunto per il contrasto diretto a questo fenomeno.
Visibile, nelle filiali e nelle relazioni
Un modo diverso di fare banca: lo vedrete nei manifesti esposti nelle filiali e nelle brochure dedicate al progetto.
Raccontano in modo chiaro cos’è la violenza economica di genere e come, in Banca Etica, sia possibile trovare una partner e un supporto in situazioni di difficoltà economica o di dipendenza. Perché il cambiamento non è solo nei progetti o nei numeri, ma nel modo in cui una banca sceglie di guardare, ascoltare e stare accanto alle persone.
Un cambiamento strutturale
Monetine per Banca Etica non è un progetto di sensibilizzazione, ma un insieme di azioni concrete che intervengono là dove la violenza economica si manifesta: nella gestione del denaro, nell’accesso ai servizi, nei meccanismi che regolano la fiducia tra persone e istituzioni. A partire dalla formazione interna, il percorso ha aperto una riflessione su come la finanza possa contribuire a rendere visibili forme di disuguaglianza che restano spesso fuori dal linguaggio economico.
Dalla sperimentazione avviata in Banca Etica si è passati alla costruzione di alleanze operative.
In Toscana, Fondazione Finanza Etica e Fondazione NOI – Legacoop Toscana hanno coinvolto dieci cooperative in un percorso congiunto con i centri antiviolenza, per favorire l’inserimento lavorativo di donne che stanno ricostruendo la propria autonomia economica. Nel 2026 prenderà forma una nuova collaborazione con Fondazione Libellula, dedicata alla prevenzione e alla formazione nei luoghi di lavoro. In entrambi i casi, l’obiettivo è lo stesso: collegare il sistema finanziario, le imprese e i centri antiviolenza in una rete stabile di responsabilità condivisa.
Questa linea di lavoro, inserita tra le priorità strategiche del Piano Operativo 2026, è rivolta a costruire soluzioni di microcredito, prestiti e accompagnamento realmente accessibili, nate dal confronto con chi conosce da vicino la complessità dei percorsi di uscita dalla violenza.
Sul piano europeo, questo approccio si intreccia con un impegno più ampio: nel 2024 Banca Etica ha sottoscritto un accordo con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) per un finanziamento di 30 milioni di euro, di cui almeno il 30% destinato a progetti per la parità di genere e l’inclusione lavorativa. Un esempio della capacità della finanza etica di usare le risorse europee come leve strutturali di trasformazione, efficaci tanto sulle politiche quanto sulla vita concreta delle persone.
In fondo, è questo il filo che tiene insieme tutto il lavoro del Gruppo: usare la finanza come spazio di trasformazione, dove persone, reti e istituzioni possono riscrivere le regole del potere economico, costruendo libertà, fiducia e possibilità.
Foto Archivio Banca Etica
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