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Quando la felicità corre sul filo di lana

In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

«La lana produce cose calde che si possono indossare ed è una forma di vita, la indossi e ti tiene e ti sostiene. Il lavoro a maglia si può svolgere dovunque senza bisogno di armamentari particolari e costosi. Lo puoi fare dalla cucina alla spiaggia, dal prato alla panchina, seduti o in piedi, con la radio o la TV accesa, oppure durante una chiacchiera con qualcuno… non c’è un altro strumento che ha tutti questi pregi tutti quanti insieme». Si esprime così Saverio Tommasi, presidente di SHEEP Italia, con vero trasporto, quando parla della lana e dei suoi filati su cui l’associazione fonda la propria mission di solidarietà umana e sociale, operando in diversi centri della Toscana.

SHEEP Italia, che è socia e cliente di Banca Etica, è infatti una onlus il cui scopo è insegnare a lavorare a maglia a persone che hanno subito qualche “inciampo nella vita”. Persone con fragilità anche molto pesanti a cui l’organizzazione rivolge insegnamenti gratuiti. Al centro ci sono i corsi «elargiti dalle nostre meravigliose volontarie della lana, – prosegue Tommasi – e garantiamo ad ogni incontro anche la presenza di un’educatrice professionale che accorda e raccorda suoni e parole. Lei è l’unica figura retribuita, coordina i vari incontri e svolge un lavoro basato sui racconti dei partecipanti, sulle biografie e l’autodeterminazione delle persone, sulla relazione, che può essere favorita dal trovarsi in un gruppo protetto che insieme impara a fare qualcosa, nello specifico a fare la maglia».

Ecco allora che, durante questi incontri, si possono produrre capi per se stessi e per le persone care ma «Il lavoro a maglia è innanzitutto un mezzo meraviglioso che insegna alle persone ad essere libere almeno per un pezzettino della loro vita». Un beneficio che SHEEP Italia realizza attraverso i corsi a Firenze, Prato e Pistoia, dove i partecipanti possono essere donne migranti rifugiate oppure donne anziane messe ai margini dell’interazione sociale principalmente per la loro età. Donne che raccontano e si raccontano mentre imparano. Ma non solo. L’insegnamento della maglia penetra nei centri diurni o residenziali per la fruizione di persone con disagio psichiatrico. «Ci sono diversi studi che attestano il valore terapeutico del lavoro a maglia. Non è questo l’aspetto su cui puntiamo ma certi studi esistono e parlano soprattutto dell’utilità della ripetitività dei gesti della maglia in soggetti per esempio affetti da Alzheimer per cementare alcuni movimenti che nel tempo aiutano quantomeno un medio rallentamento».

Lavorare la lana fa bene in tanti modi, insomma. E il meccanismo virtuoso elaborato da SHEEP Italia la mette in contatto con cooperative e associazioni diverse con le quali viene attivato un percorso nei luoghi dove l’utenza finale si sente più a casa. Tanto che, conclude Tommasi, «Questa attività produce nelle persone degli spicchi di felicità, seppure in misura diversa rispetto a ciascuno». E mentre l’efficacia di queste azioni viene riconosciuta da chi segue i corsi, una grande quantità di soci, volontari e sostenitori consente alla onlus la prosecuzione dei propri progetti, ipotizzando di allargare in futuro la platea di corsisti e delle località coinvolte. Un piano realizzabile se sarà garantito il flusso necessario di donazioni economiche e, perché no, in gomitoli, di questa l’associazione che, al momento, non conta su bandi pubblici ma sulle proprie risorse.

D’altra parte a premiare il progetto c’è un interesse sempre più diffuso, come dimostra il successo della recente campagna – appena conclusa – per la raccolta dei “quadratini dei lana”. Decine di pacchetti con quadratini di lana, mezze coperte o coperte intere sono stati recapitati all’associazione, tanto che il prossimo compito dei suoi volontari sarà assemblare queste porzioni per avere, alla fine, fino a centocinquanta coperte da poter destinare alla distribuzione per i senza dimora e per altre situazioni di difficoltà. Un piccolo grande traguardo ottenuto maglia dopo maglia.

Foto Fornita da SheepItalia