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Etica e cooperativa

Vita associativa e governance

Etica e cooperativa

UNA BANCA CHE GUARDA ALLO SVILUPPO E ALLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

a cura di Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

Banca Etica ha nelle proprie radici l’apertura al mondo. Dal Medio Oriente all’Europa orientale, dalla Spagna all’America Latina, sostiene iniziative di finanza etica e microfinanza. In un viaggio che ci racconta Gabriele Giuglietti, responsabile delle relazioni internazionali.

«Banca Etica è nata 20 anni fa dall’esperienza di organizzazioni – come CTM mag – che avevano posto le basi per l’attuale concetto di microfinanza, di legame con le ong, col commercio equo solidale e i Paesi del Sud del mondo, oltre che con l’impresa sociale in Italia. Quelle radici sono rimaste e oggi si sono tradotte in collaborazioni strategiche con con European Microfinance Network (EMN), che è il maggior coordinamento europeo delle istituzioni di microfinanza che opera nei Balcani e con Microfinance Center (MFC), che è un coordinamento con base a Varsavia e opera sia nell’Est Europa che nell’area asiatica. Soggetti con i quali abbiamo firmato protocolli strategici di sviluppo della microfinanza. A seguito del rapporto con EMN e MFC siamo diventati soci fondatori  di CoopMed (fondo dedicato all’area che va dal Libano al Marocco) e di CoopEst (fondo per la microfinanza nell’Est Europa). Abbiamo una collaborazione anche con Oikocredit, una delle più grandi istituzioni di microfinanza al mondo che opera nell’Africa sub-sahariana, in Asia e in Centro e Sud America. Oikocredit ha base in Olanda e appartiene alle chiese protestanti del Nord Europa. Con un accordo strategico Banca Etica ha prestato a Oikocredit 5 milioni di euro con cui ci interessa sostenere in Africa e in America latina una microfinanza indirizzata a realtà cooperative e associative e alle piccole imprese».

Come lavorate in territori complessi come la Palestina e l’Africa?
«Banca Etica collabora con Sidi, un’istituzione di microfinanza francese che è emanazione della Caritas transalpina e opera in Palestina e in Africa da 40 anni. Con Sidi abbiamo un protocollo di indirizzo strategico per Palestina e Africa. Promuoviamo interventi diretti di credito da parte della Banca su assistenza tecnica loro, oppure prestiamo denaro a Sidi perché a sua volta investa in istituzioni di microfinanza locali, con il nostro sostegno finanziario. Nel 2007, siamo diventati soci di un’altra istituzione di microfinanza palestinese che si chiama Reef Finance; e abbiamo avviato anche una collaborazione con Acad Finance».

In Palestina avete collaborato con i programmi di cooperazione italiani?
«Sì, abbiamo seguito lo sviluppo del programma del ministero degli Affari esteri Start up Palestine, in particolare tra il 2013 e il 2015, sostenendo le principali istituzioni di microfinanza che operano nell’area. Come consulenti del ministero degli Affari esteri sul progetto Start up Palestine, abbiamo dato indicazione di sostenere le principali istituzioni di microfinanza operanti tra la Cisgiordania e Gaza. Un’opportunità che ci deriva dalla conoscenza diretta di tutti gli operatori attivi sul terreno».

Come funziona la partecipazione con CoopMed e CoopEst nei Balcani?
«Rappresento Banca Etica nel consiglio di amministrazione di entrambi, i quali possiedono un portafoglio complessivo di una settantina di milioni di euro: essere nel cda permette a Banca Etica di di sapere come e dove vengono investiti i soldi della Banca».

E in America latina?
«Il commercio equo e solidale italiano ha avviato i primi rapporti con i piccoli produttori di caffè del Centro e Sud America nei primi anni 80. Questi rapporti sono stati sviluppati nel tempo attraverso CTM Altromercato e CTM mag, che è stata un po’ la mamma di Banca Etica. Una delle strutture su cui si è fondata Banca Etica era la finanziaria che finanziava le cooperative di piccoli produttori dell’America Latina. Questo è rimasto nel nostro dna. E così il nostro accordo con Sidi prevede che il nostro finanziamento sostenga, attraverso loro, un centro di coordinamento delle istituzioni di microfinanza in Perù che si chiama Fortalecer».

Banca Etica fa parte anche di altre reti internazionali?
«Il movimento della finanza etica vince se diventa globale… ed è sulla buona strada. Nel 2001 Banca Etica ha contribuito alla nascita di Febea, la federazione europea delle banche etiche e alternative. Oggi siamo anche l’unico aderente italiano alla Global Alliance for Banking on Values (GABV), che è un coordinamento di oltre 50 banche che operano in tutto il mondo, anch’esse con un indirizzo operativo vicino al nostro, anche se molte sono più orientate alla green e social finance, noi soprattutto agli enti del Terzo settore, all’associazionismo e volontariato, alla cooperazione internazionale e alle imprese con progetti ecosostenibili e d’impatto sociale».

Possiamo dire che la finanza etica fa anche politica?
«Politica intesa come servizio alla crescita del bene comune. E lo facciamo attraverso l’utilizzo consapevole del denaro, sulla base di un processo di assoluta trasparenza sulla provenienza e la destinazione di questi soldi, pubblicando sul nostro sito internet la natura di tutti i finanziamenti che facciamo. Concepiamo la microfinanza non solo come business ma come possibilità di accesso al credito da parte delle fasce di popolazione più svantaggiate.
Attraverso il credito vogliamo includere sempre più persone. Siamo la banca che ha fatto i primi finanziamenti sui beni confiscati alla mafia. Collaboriamo con Libera da sempre e il Gruppo Abele di Don Ciotti è nostro fondatore. Perciò alla domanda se facciamo politica, io rispondo “certo!”, nel senso più alto del termine. Perché il bene comune sia sempre più comune e l’inclusione sia una opportunità offerta a sempre più persone».