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Fin dove è lecito fare profitti con le catastrofi?

Fin dove è lecito fare profitti con le catastrofi?

di

Anna Fasano, presidente di Banca Etica.
Editoriale pubblicato su Vita.it il 26 luglio 2023.

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La stagione dorata per l’industria bellica e per chi investe in armamenti prosegue. Mentre il dibattito si accende sull’invio all’esercito di Kiev delle micidiali bombe a grappolo dagli Stati Uniti che non hanno sottoscritto la Convenzione di Oslo del 2010 per la messa al bando di questi ordigni giudicati troppo distruttivi anche quando c’è una guerra. 

Anche le fabbriche di casa nostra, dopo il record storico di esportazioni di materiali militari nel 2021 per oltre 4,7 miliardi di euro, nel 2022 confermano il boom economico: le principali aziende italiane esportatrici di armi (Leonardo in testa) hanno incassato un +55% di profitti rispetto al 2021 (fonte Greenpeace Italia e Merian Research).

Il banchetto fa gioire i produttori di tutto il mondo, visto che la spesa militare mondiale ha raggiunto nel 2022 la cifra record di 2.240 miliardi di dollari, crescendo del 3,7% rispetto al 2021. Un aumento di 127 miliardi di dollari in un anno solo, nonostante l’inflazione, il caro energia, e persino il devastante impatto della pandemia. Un’impennata della spesa in armi – sostenuta dal conflitto russo-ucraino; dalle tensioni tra Cina e Stati Uniti; dalla corsa di Pechino all’ammodernamento dell’apparato militare – cui nessuno si sottrae: gli Stati Uniti contribuiscono per il 39%, la Cina per il 13%, la Russia per il 3,9%, l’India per il 3,6%, l’Arabia Saudita per il 3,3%, e i Paesi della Nato complessivamente per il 55%.

Accanto agli Stati che stanziano risorse e ai produttori che incassano profitti, ad approfittare in modo più silenzioso e defilato di questa corsa al riarmo ci sono i soggetti che fanno speculazione finanziaria sul settore bellico: c’è chi ha addirittura lanciato sul mercato un ETF chiamato Future of Defence, che scommette su anni a venire di commesse destinate a gonfiare gli arsenali e i bilanci dell’industria bellica quotata in Borsa; e chi (banche, fondi speculativi e imprese) approfitta di un meccanismo perverso grazie al quale oggi guadagna dai rialzi dei titoli delle aziende che costruiscono missili o carri armati o dalle operazioni per finanziarne il business, e si appresta domani a fare ulteriori profitti ricevendo commesse per ricostruire nelle aree distrutte dalla guerra e investendo sulle società quotate a cui quelle commesse toccheranno (una stima di marzo sosteneva che la ricostruzione in Ucraina durerà decenni e costerà circa 750 miliardi di dollari)…

CONTINUA: il testo completo dell’articolo si trova a questo link.

presidente di Banca Etica, Anna Fasano
presidente di Banca Etica, Anna Fasano