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GIT Padova

Gruppo di Iniziativa Territoriale di Banca Etica

Quando la cooperazione è partecipata, la risposta all’emergenza è veloce e capillare

A cura di ACS

ACS (Associazione di Cooperazione e Solidarietà), organizzazione non governativa senza scopo di lucro di Padova, dagli anni ’90 agisce, fra gli altri Paesi (Repubblica Democratica del Congo, Bosnia Erzegovina, Sud Sudan, ecc.), in modo continuativo in Palestina (Cisgiordania e Striscia di Gaza) dove sostiene e supporta le realtà locali tese ad alleviare la difficoltà estrema della popolazione, con attività di sostenibilità e creazione di micro impresa.

In questo momento, il progetto più importante è “GREEN HOPES GAZA”, un progetto di riqualificazione sociale ed ambientale nei quartieri popolari al confine nord della Striscia di Gaza, in collaborazione con organizzazioni partner italiane e palestinesi e con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS).

Si tratta di un intervento biennale che si sarebbe dovuto concludere alla fine dell’estate prossima, con l’intento di proseguire con due ulteriori progetti di completamento, attualmente in fase di progettazione, in collaborazione con Enti Pubblici Territoriali italiani, concorrendo a bandi di AICS e Unione Europea per progetti di cooperazione.

L’ultima settimana di febbraio scorso, per noi di ACS, sarebbe dovuta essere una settimana di grande impegno in città, per una serie di iniziative e di incontri pubblici che, approfittando di un breve rientro in Italia di Tatjana Bassanese (la capo progetto) e Meri Calvelli (la nostra rappresentante a Gaza), avrebbero dovuto permetterci di informare la cittadinanza e i donatori privati, sullo stato della nostra iniziativa in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza e dell’avanzamento dei progetti in corso. A causa dell’emergenza Covid-19, l’ultima iniziativa svolta risale al 21 febbraio con la presenza dell’Assessora Benciolini sulla partecipazione del

Comune di Padova al Fase 2 del progetto “Green Hops Gaza”. Ma ciò che ha richiesto un adattamento delle attività del progetto è stata l’impossibilità delle nostre cooperanti di recarsi in loco.

Numerosi i messaggi che abbiamo ricevuto dai nostri amici e partners palestinesi i quali, limitati nelle loro libertà di movimento ed espressione, sotto continuo controllo militare israeliano ed in particolare a Gaza, spesso anche sotto attacco militare, ci hanno subito scritto e telefonato per informarsi sulla nostra situazione di confinamento domestico, di distanziamento sociale e per esprimerci la loro solidarietà.

Per contro la nostra preoccupazione è corsa immediatamente a Gaza, uno dei luoghi più densamente popolati al mondo (oltre 5300 persone per chilometro quadrato), per un totale di circa 2 milioni di abitanti e strutture sanitarie estremamente vulnerabili: solo 50 posti di terapia intensiva negli ospedali!

Fin dal primo marzo, le autorità locali, col supporto dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), hanno predisposto centri di quarantena alle due entrate della Striscia dove sono state accolte e sottoposte a tampone e tenute in quarantena di 21 giorni tutte le persone in ingresso, sono state individuate 17 persone contagiate che sono state ricoverate nell’ospedale da campo appositamente realizzato a Rafah, l’OMS ha inoltre fornito 37 ventilatori polmonari. Infine i varchi sono stati chiusi.

Era evidente quali sarebbero stati i rischi per la popolazione se il virus fosse entrato nella Striscia.

Con le organizzazioni partners del progetto GHG (locali e Italiane), abbiamo attivato velocemente una rete di collaborazione per un progetto di contrasto alla diffusione del virus, attraverso il Comitato di Quartiere che gestisce l’area del progetto “Green Hopes Gaza” e le attività che vi si svolgono:

  1. azione: realizzazione e diffusione di alcuni video e un sintetico volantino come azione di informazione e prevenzione alle famiglie e come supporto psicologico CISS e AISHA, che nel progetto “GHG” gestiscono le attività di supporto psico-sociale alle famiglie dei 3 quartieri coinvolti,
  2. azione: fornitura di presidi sanitari iniziando dalle famiglie beneficiarie del progetto stesso. Distribuzione di un kit costituito da una borsa riusabile contenente mascherine lavabili, saponi e igienizzanti, con relative istruzioni. Meno di 10 euro per ogni famiglia.

Oltre che fornire un importante presidio per la prevenzione, questo intervento emergenziale ha permesso di:

  • consolidare il rapporto della popolazione con il Consiglio di quartiere (composto da rappresentanti della popolazione) che anche in futuro dovrà gestire l’intera area del progetto “GHG” e le attività di sostegno sociale, ludiche, culturali, ecc. che vi si svolgeranno;
  • consolidare attività produttive che possano garantire una occupazione stabile in un territorio dove la disoccupazione è enorme e che è ulteriormente aumentata col necessario confinamento domestico che si è dovuto attuare anche nella Striscia. 

Piuttosto che far arrivare uno stock di materiale acquistato altrove (peraltro impossibile a causa dell’embargo inasprito dall’emergenza), abbiamo contattato piccole aziende locali che producono mascherine professionali e saponi. Questo si inquadra nella logica del progetto “GHG”, che include una componente di formazione professionale e supporto alle microimprese locali, in collaborazione con il Palestinian Fund for Employment and Social Protection (PFESP). Ad esempio “Maraky” (“Luogo di pace”) della sig.a Soad Kalub, una sartoria artigianale già specializzata nella produzione di camici e tute ospedalieri, che dà lavoro e formazione professionale ad un gruppo di donne gazawe, liberandole dalla dipendenza dai sussidi.

Ci ha anche permesso di coinvolgere soci e amici di ACS raggiungendoli con le informazioni e raccogliendo i loro preziosi contributi: cerchiamo ancora aiuto per poter raggiungere più beneficiari possibile.

Il 4 maggio, anche se la raccolta fondi è ancora in corso, è iniziata la distribuzione dei kit alle famiglie.

Naturalmente, con le nostre cooperanti impossibilitate a raggiungere il loro luogo di lavoro, e il blocco delle attività anche in loco per evitare assembramenti e uscite da casa non indispensabili, le attività del progetto (completamento dell’area verde, delle attrezzature sportive e del centro socio-culturale di “GHG”), così come le attività di CISS e AISHA di supporto psico-sociale alle famiglie dei tre quartieri coinvolti dal progetto, saranno ripensati nei prossimi mesi con il rispetto del distanziamento necessario. Vogliamo qui ricordare che per l’acquisto delle piante per la realizzazione dell’area verde, ACS ha ancora in corso una raccolta fondi, oggi ancor più necessari, data la dilatazione dei tempi di realizzazione e l’aumento dei costi dovuti anche all’inasprimento dell’embargo attuato da Israele con la scusa del contenimento del contagio.

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