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Ancora azionariato critico in Italia: dopo l’Eni, nel mirino la politica energetica di Enel.

Ancora azionariato critico in Italia: dopo l’Eni, nel mirino la politica energetica di Enel.

Grazie alla Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Greepeace e CRBM, per la prima volta in Italia, degli azionisti attivano un meccanismo di democrazia economica durante l’assemblea dei soci.

Roma 11 giugno 2008 – La Fondazione Culturale Responsabilità Etica, con il sostegno di Greenpeace e della Campagna per la riforma della Banca Mondiale (CRBM ), è intervenuta oggi all’assemblea degli azionisti di Enel per portare all’attenzione di management e investitori un documento di forte critica alla politica energetica del Gruppo (1), troppo orientata allo sfruttamento di fonti inquinanti e pericolose come carbone e nucleare.

Si tratta della prima attività in Italia di “azionariato critico”, che ha l’obiettivo di portare le campagne di denuncia delle organizzazioni non governative all’attenzione di azionisti, investitori istituzionali e vertici dei grandi gruppi industriali e di lanciare anche nel nostro paese un meccanismo di democrazia economica per favorire la partecipazione degli azionisti alla vita dell’impresa.

“L’azionariato critico è una pratica corrente in molti Paesi. Con questa iniziativa ci auguriamo di dare un contributo perché anche in Italia tale forma di partecipazione possa portare a una maggiore trasparenza e a pratiche di sostenibilità tra le grandi imprese” afferma Ugo Biggeri, presidente della Fondazione Culturale.

La decisione di interloquire con i vertici dell’Enel sulla politica energetica dell’azienda nasce da una proposta di Greenepace e CRBM, che da tempo conducono campagne di pressione sulle scelte del Gruppo. Enel è oggi il primo killer del clima in Italia con l’emissione di 56,2 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 – dati 2005 – quasi un decimo delle emissioni totali italiane in quell’anno.

“Vista la gravità dei cambiamenti climatici, la strategia di ENEL dovrebbe essere volta a ridurre le emissioni di gas serra, invece è vero il contrario: la maggior parte degli investimenti rimane bloccata su fonti fossili tradizionali e nucleare, solo il 18% alle rinnovabili” accusa Francesco Tedesco, Responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace.

In Italia Enel ha intenzione di arrivare a coprire il 50% della propria produzione elettrica con il carbone – il combustibile con le più alte emissioni di gas serra. La sola conversione a carbone della centrale di Civitavecchia comporterà l’emissione in atmosfera di oltre 10 Mt di tonnellate di CO2 ogni anno, mentre il Paese dovrebbe ridurle di 100 Mt al 2012 per rispettare gli obbiettivi di Kyoto.

Greenpeace critica fortemente anche la decisione di riversare 1,9 miliardi di euro nel completamento di due pericolosi reattori nucleari sovietici a Mochovce, in Slovacchia. Si tratta di reattori di seconda generazione anni ’70 che non hanno alcun guscio di contenimento in grado di proteggerli da un incidente grave, come in caso di attentati terroristici. Attivisti di Greenpeace, in “giacca e cravatta” hanno consegnato all’Amministratore delegato Fulvo Conti un plastico dei reattori di Mochovce distrutti dall’impatto di un aereo (2).

CRBM ha portato un altro caso di “falsa soluzione” per contrastare i cambiamenti climatici: il progetto di 5 grandi dighe nella Patagonia cilena, che prevedono anche la realizzazione di un corridoio largo quasi 100 metri e lungo 2.300 km attraverso la foresta temperata, per costruire un elettrodotto che porti l’elettricità verso le industrie del rame nel Nord del Cile. Un progetto che potrebbe avere enormi impatti su uno degli ultimi paradisi naturali del Paese.

Le tre organizzazioni chiedono a Enel di rinunciare ai progetti di Mochovce in Slovacchia e HidroAysèn in Patagonia e spostare i propri investimenti dai combustibili fossili alle energie rinnovabili anche per contribuire a diminuire la dipendenza dell’Italia dall’estero.

NOTE:

(1)Il documento è a disposizione su www.greenpeace.it e www.osservatoriofinanza.it
(2)Foto e video sono disponibili su www.greenpeace.it

Per maggiori informazioni:

Fondazione Culturale Responsabilità Etica:
Andrea Baranes – baranes.fondazione@bancaetica.org

Greenpeace:
Francesco Tedesco – francesco.tedesco@it.greenpeace.org


Chi lo fa già
Negli Stati Uniti e in molti Paesi europei l’azionariato attivo è una prassi comune, che ha portato ottimi risultati. Ad adottarla di solito sono fondi pensione (negli Usa i principali sono Calpers, fondo pensione dei dipendenti pubblici californiani, e Calsters, fondo pensione degli insegnanti californiani; in Svizzera Ethos ne raggruppa un’ottantina), ordini religiosi (un centinaio quelli rappresentati dalla statunitense Iccr), associazioni di consumatori (come l’olandese Vbdo).

I risultati ottenuti
La prima attività di azionariato attivo risale al 1981. Negli Usa ICCR chiese e ottenne il ritiro della General Motors dal Sudafrica. In seguito Iccr ha ottenuto il 99% dei voti degli azionisti in un’assemblea di Coca Cola, a una mozione in cui chiedeva all’azienda di effettuare dei report su rischi economici delle epidemie di Hiv e tubercolosi nei Paesi in via di sviluppo dove Coca Cola è presente. In Svizzera Ethos ha ottenuto la separazione delle cariche di presidente e direttore generale, prima concentrate in un’unica persona, all’interno di Nestlè. Calpers l’anno scorso ha presentato 30 mozioni a grandi corporation americane ed è considerato dagli analisti di Wall Street un punto di riferimento per eventuali scelte di investimento, Iccr addirittura 100.

Che cosa significa azionariato critico?
Acquistare le azioni di una grande impresa quotata in Borsa per cercare di influenzarne il comportamento dall’interno e migliorare il suo impatto ambientale e sociale.

Come?
Il possesso delle azioni di un’impresa dà diritto a partecipare alle assemblee, dove si può prendere la parola per interventi critici verso l’operato dell’azienda. Ma, prima ancora (e dopo) l’assemblea, bisogna monitorare le azioni dell’impresa e dialogare con i vertici. Dialogo che, nella maggior parte dei casi, porta a ottimi risultati.