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Azionariato critico all’assemblea Eni: “Scarsa trasparenza sul piano rinnovabili. Dividendo e remunerazione dell’ad troppo elevati”

La Fondazione Finanza Etica (FFE) partecipa oggi per l’undicesimo anno consecutivo all’assemblea degli azionisti di Eni, la più grande impresa italiana – controllata al 30,10% dal Ministero del Tesoro – con interessi che spaziano dal petrolio al gas, dalla chimica all’ingegneria.

«Quest’anno interveniamo per la prima volta a nome della rete europea di investitori istituzionali SfC – Shareholders for Change, di cui siamo soci fondatori», spiega Andrea Baranes, presidente di FFE. «In particolare, voteremo assieme agli investitori francesi Ecofi Investissements e Meeschaert Asset Management, soci fondatori di SfC, che detengono in tutto circa 150.000 azioni di Eni».

Nei suoi interventi, e nelle 60 domande inviate prima dell’assemblea in collaborazione con le associazioni Re:Common e Global Witness, la Fondazione di Banca Etica critica in particolare gli investimenti della società in Congo-Brazzaville, Nigeria e Basilicata, oltre al piano di investimenti nelle rinnovabili, presentato nel 2016.


«Abbiamo detto sin dall’inizio che il piano ci sembrava assolutamente inadeguato. Sono passati due anni e la società non fornisce ancora informazioni in bilancio sul suo stato di avanzamento e questo è grave. Gli azionisti hanno il diritto di sapere quanti Megawatt di potenza siano stati già installati nel fotovoltaico e se si intenda anche investire in altre tecnologie, come l’eolico o le biomasse», continua Baranes.

Voto contrario sulla ripartizione degli utili, destinati per l’85,4% agli azionisti come dividendo e sul piano di remunerazione. «Destinare quasi tutto l’utile ai dividendi è sbagliato. La società ha bisogno di investimenti, soprattutto in questa fase di delicata transizione verso un’economia sempre meno dipendente dal petrolio», aggiunge Andrea Baranes. «Anche la paga dell’amministratore delegato Descalzi è troppo elevata: la remunerazione variabile è 4,47 volte superiore a quella fissa. Il nostro limite, proposto da Ecofi Investissements, è 2 volte». Sul piano di remunerazione peserà il voto contrario sia di Ecofi sia di Meeschaert.

Fondazione Finanza Etica.
La Fondazione Finanza Etica è stata creata a Padova nel 2003. Fa parte del Sistema Banca Etica (www.bancaetica.it) e ha come obiettivo la promozione di reti di nuove economie sostenibili e di una nuova cultura economica e finanziaria al servizio della società e dell’ambiente.
Nel 2007 FFE ha acquistato un numero simbolico di azioni di Enel ed Eni per «portare la voce della società civile e dei movimenti del Sud del mondo nelle assemblee delle più importanti società italiane» e per «promuovere il ruolo dei piccoli azionisti e il loro contributo alla vita delle imprese». Nel 2016 sono state acquistate anche azioni di Finmeccanica, nel 2017 di Acea e nel 2018 di Generali e Rheinmetall. Le iniziative di azionariato critico della Fondazione sono sostenute da Re:Common, Global Witness, Rete Disarmo e dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

SfC – Shareholders for Change.
SfC – Shareholders for Change (“Azionisti per il Cambiamento”) è una rete di investitori istituzionali europei che, in qualità di azionisti, svolgono attività di dialogo con le imprese al fine di influenzare e sollecitare buone pratiche e comportamenti sostenibili e responsabili nel medio-lungo periodo. Nata a Milano nel dicembre del 2017, su iniziativa del Gruppo Banca Popolare Etica, ha sette soci fondatori per un totale di circa 22 miliardi di euro di asset gestiti: Bank für Kirche und Caritas eG (Germania), Ecofi Investissements, Groupe Crédit Coopératif (Francia), Etica Sgr, Gruppo Banca Etica (Italia), fair-finance Vorsorgekasse (Austria), Fondazione Finanza Etica (Italia), Fundacion Fiare (Spagna), Meeschaert Asset Management (Francia).
Nel corso del 2018, SfC organizzerà azioni congiunte alle assemblee di Generali, Acea, Leonardo-Finmeccanica, Eni, Enel, Rheinmetall (Germania) ed Engie (Francia).