«Vivo in Ecuador da molto tempo, lavoro con le persone che hanno tanti bisogni insoddisfatti, nel campo economico, nel campo culturale, nel campo educativo, nel campo commerciale, in quello organizzativo… lavoro con i “poveri”, usando questa parola con molto rispetto». È una mattina di maggio, siamo a Milano, e così comincia la conversazione con Bepi Tonello, fondatore e presidente del Banco Codesarrollo, braccio finanziario del Fondo Ecuadoriano Populorum Progressio (FEPP), fondazione privata a scopo sociale e senza scopo di lucro, patrocinata dalla Conferenza Episcopale Ecuadoriana. Un’organizzazione che assiste “140 mila famiglie di contadini, indigeni, afro-ecuadoriani, meticci, montubios e residenti urbani marginali” in diverse province dell’Ecuador.
Bepi Tonello in Ecuador arrivò 53 anni fa come volontario nell’Operazione Mato Grosso ed era in Italia per dialogare con Banca Etica e Cresud, la società del Gruppo Banca Etica dedita alla microfinanza nel mondo che col Banco lavora da 15 anni e ha prestato all’istituto quasi 2 milioni di euro tra 2020 e 2023. Nel Paese latinoamericano, d’altra parte, Tonello è figura storica dei progetti di sviluppo delle comunità rurali attraverso gli strumenti del credito e della microfinanza, e parlando con noi inizia a spiegarci dove nasce l’interlocuzione con Banca Etica.
«La cooperazione internazionale – prosegue – è un aspetto essenziale per poter continuare a lavorare in questo campo. Il Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio fa riferimento nel nome a una enciclica di Papa Paolo VI (già arcivescovo di Milano), che parla per l’appunto di sviluppo dei popoli. Sono qui in Italia ad incontrare Banca Etica per sviluppare una cooperazione tradizionale, quindi per costruire progetti e avviarli, e poi una cooperazione nuova, specialmente in campo finanziario. Con Banca Etica abbiamo avuto una prima interessante collaborazione nel 2001, e vogliamo riprenderla e intensificarla, perché penso che sul piano dei valori ci sia grande vicinanza tra di noi, così come sul piano della scelta delle cose belle, etiche da promuovere e realizzare. Siamo vicini anche sulla volontà di lavorare con i poveri attraverso gli strumenti della microfinanza. Dopo i primi incontri con il direttore generale, Nazzareno Gabrielli, e con il responsabile dell’ufficio Sviluppo internazionale, Gabriele Giuglietti, ho percepito una simpatia istintiva. Nel nostro fondo abbiamo anche una banca, il Banco Codesarrollo de Los Pueblos, e in Ecuador ci definiamo noi stessi come “banca etica”. Per questo abbiamo molto da condividere e da imparare».
Come lavora il banco coi poveri?
«Ai poveri noi facciamo delle proposte di tipo integrale, abbiamo uno slogan: “senza soldi non si fa sviluppo, solo con i soldi non si fa uno sviluppo equo e sostenibile“. Questo vuol dire che i soldi ci aprono delle porte nelle comunità rurali, specialmente in quelle indigene e afrodiscendenti. Se però il lavoro in più che i poveri fanno con i soldi che possiamo prestare loro non viene sostenuto da un’organizzazione popolare, non viene sostenuto da una scuola di formazione e da un addestramento per la buona amministrazione di queste risorse, e per apprendere nuove professioni, per introdurre la qualità nel lavoro dei contadini, specialmente quando passano dal settore primario dell’economia – che sono agricoltura e allevamento – a settori secondari come la trasformazione dei prodotti (fare il formaggio dal latte, la marmellata dalla frutta, insaccati dalla carne, la farina dal grano, raccogliere erbe medicinali per fare tisane…), che offrono possibilità per creare occupazione tra i poveri, costoro tendono invece a migrare. Perciò ci servono finanza, formazione di organizzazioni popolari (cooperative, associazioni, consorzi…), formazione tecnica e amministrativa delle persone. E anche formazione sul piano etico e morale, che introduciamo attraverso un modulo di educazione in valori che abbiamo inserito in ognuno dei nostri corsi, per insegnare come essere persone perbene, oneste, giuste, pacifiche. E infine per poter vendere i propri prodotti sul mercato. Così abbiamo percorso una strada che per un lungo tratto è parallela a quella percorsa da Banca Etica, la quale è stata ed è molto vicina per esempio ai gruppi del commercio equo e solidale, è vicina alle Mag…».
E l’ecuador che momento sta passando?
«In Ecuador stiamo vivendo un momento in cui c’è un governo di estrema destra che tenta di privatizzare tutto ciò che può, e se ciò avviene in un Paese in cui non ci sono servizi, privatizzare vuol dire lasciare i poveri senza alcun tipo di servizio. Nessun privato, per esempio, verrebbe a portare la corrente elettrica in un villaggio di 50 famiglie che non ne dispongono, questo perché economicamente non rende, mentre lo Stato ha questo dovere. Lo stesso vale per l’acqua e per altri servizi di cui c’è grande bisogno. Questa tendenza neoliberista dei governi degli ultimi sei anni porta a un aumento delle migrazioni con una diminuzione fortissima dell’occupazione formale in regola, e una perdita del 7-8% delle persone occupate rispetto a 7-8 anni fa, producendo al contempo un aumento enorme della criminalità legata al narcotraffico. Con forme di sicariato per le strade, che si esprimono nelle carceri, dove ci sono lotte fra bande rivali. Questo è un momento difficile, quindi, in cui noi sentiamo il dovere di stare vicino ai poveri, che capiscono che l’organizzazione, la formazione, l’educazione, il finanziamento, la qualità dei prodotti e dei servizi, sono le strade per migliorare la vita delle famiglie e delle comunità».
Il Banco Codesarrollo valorizza donne, giovani, e punta sull’affidabilità dei poveri…
«Quando sono arrivato nel 1970 in Ecuador, la donna che parlava in pubblico, specialmente negli ambienti rurali dove io operavo come volontario, veniva maltrattata quando tornava a casa dal marito. Le donne non potevano avere un’opinione. Oggi le organizzazioni popolari, cooperative, associazioni, reti di associazioni dirette da donne, sono quelle che funzionano meglio. Le donne hanno conquistato il diritto alla parola, e io credo che questa sia una grandissima riserva che prima non era stata utilizzata per lo sviluppo del Paese, e che oggi permette alle donne di essere attive non solo dentro la casa ma nella comunità e nella nazione. Nel settore del credito in Ecuador la presenza di donne a livello dirigenziale e nei quadri direttivi è persino più evidente che qui in Italia, dove invece nelle banche la presenza maschile è ancora decisamente predominante negli alti posti di responsabilità. Questo è un tema. Ma un altro tema importante è quello dei giovani. I giovani conservano i valori dei loro genitori ma rispondono, amano la terra, amano la vita, hanno spirito comunitario, hanno pazienza e imparano un po’ a programmare, a essere più disciplinati, imparano il concetto della qualità, che non è tipica dei settori rurali latino americani. I giovani che hanno dalla loro una formazione accademica universitaria, che però vogliono restare contadini, che quindi alle cinque del mattino vanno a mungere le mucche o a seminare le patate, e poi alle otto di sera sono nell’ufficio della Cooperativa, nel caseificio… questi giovani che tornano alle loro comunità dopo aver finito di studiare, appaiono come vere opere d’arte, e mi aiutano a pensare che ci sia un grande futuro per l’Ecuador. Se poi parliamo di finanza, va detto che i poveri restituiscono i prestiti, perché hanno un innato senso della onestà, un innato spirito di sacrificio, per cui non abbiamo problemi di sofferenza bancaria e ritardi nei pagamenti, salvo qualche eccezione».
La finanza etica come può intervenire?
«Se i poveri possono migliorare la propria situazione economica possono anche migliorare la propria qualità della vita. Anche perché abbiamo scoperto, man mano che abbiamo lavorato con queste persone, che la povertà materiale è quella più facile da sconfiggere, perché il denaro c’è, e se non c’è si può generare, soprattutto in un Paese ricco di opportunità e risorse come l’Ecuador, pur ricco anche di poveri a causa della cattiva distribuzione delle risorse. Superata la povertà materiale, noi lavoriamo con 150 mila famiglie, che in ambito rurale significa circa 750 mila persone, e moltissime di queste non sono più povere, anche se non sono ancora ricche, sperando che non abbiano acquisito la mentalità dei ricchi, che è intrisa di povertà spirituale, di povertà affettiva, di povertà culturale… Per questo la nostra proposta di sviluppo deve essere di tipo integrale, non può limitarsi a realizzare il pozzo, ad acquistare il trattore, ma bisogna sviluppare un processo di crescita. Il nostro slogan come banca, che spera di giungere a una collaborazione più intensa con Banca Etica, è: investiamo in umanità! Noi non investiamo in ricchezza, nelle azioni di borsa, ma nelle persone, dando un trattamento corretto alle risorse. Anche perché della banca è solo il capitale sociale, ma le risorse disponibili sono innanzitutto delle persone che ci hanno dato fiducia depositando i loro risparmi secondo la finalità condivisa. La percezione è insomma che ci siano enormi opportunità in un Paese come l’Ecuador, anche se ci sono momenti di cattivo governo in cui si fa marcia indietro. Senza mai perdere la speranza di ottenere una liberazione da tutti i mali che impediscono la felicità della gente».
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