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La voce della finanza etica, e anche la voce di Banca Etica, si faranno sentire alla ventisettesima “conferenza delle parti” (Cop27, 7-17 novembre) chiamate a discutere da oggi a Sharm El Sheikh, in Egitto, sul futuro del pianeta, dell’economia e dei popoli che lo abitano, di fronte all’avanzamento dei cambiamenti climatici ormai evidente a tutte le latitudini.
Banca Etica è infatti l’unico istituto di credito italiano a far parte della Global Alliance for Banking of Values (GABV), organizzazione di rilievo internazionale che riunisce circa settanta tra le cosiddette “banche valoriali” del mondo ed è stata ammessa come osservatrice alle giornate di colloquio tra le massime istituzioni governative del pianeta con l’obbiettivo di definire una strada condivisa per assicurare un futuro di sviluppo sostenibile. GABV, le cui banche aderenti operano per 60 milioni di clienti in 40 Paesi tra Asia, Africa, America latina, Nord America ed Europa gestendo asset per oltre 210 miliardi di dollari, celebrerà inoltre il proprio Banking On Values Day a Dacca il 10 novembre 2022 – quindi contemporaneamente allo svolgimento della Cop27 – per riaffermare il ruolo cruciale che le banche devono ricoprire, responsabilmente, nell’affrontare le cause profonde del cambiamento climatico.
E se gli argomenti centrali del summit di quest’anno in Egitto saranno la sicurezza alimentare, le fonti di energia rinnovabile e, naturalmente, il surriscaldamento globale con le sue conseguenze climatiche catastrofiche, la comunità internazionale giunge all’appuntamento in gravissimo e colpevole ritardo rispetto alle azioni promesse e agli investimenti necessari per frenare il climate change:
- nei primi sei anni dalla firma dell’Accordo di Parigi sul clima, che auspicava di riuscire a contenere l’incremento della temperatura a 1,5 gradi centigradi, le grandi banche hanno disatteso i propri impegni iniettando ancora 4600 miliardi di dollari nella filiera delle fonti di energia fossili e ipotecando il futuro collettivo attraverso nuovi progetti di centrali a carbone, esplorazione ed estrazione di idrocarburi. Mentre la credibilità del ruolo di indirizzo della Banca Mondiale è oggi più che mai messa in discussione;
- dopo un anno dalla Cop26 di Glasgow del 2021, i tagli effettivi alle emissioni di gas serra promessi dai partecipanti al summit del settore pubblico e privato, inclusi gli operatori economici e finanziari, potrebbero consentire di fermare la corsa dei termometri dopo un balzo di ben 2,4 °C nel 2030, nella migliore delle ipotesi;
- pochi giorni fa l’organizzazione meteorologica mondiale ha decretato che negli ultimi 30 anni le temperature medie in Europa sono cresciute più del doppio rispetto alla media del pianeta (0,5 invece di 0,2).
GABV esorta perciò il settore finanziario a tener fede ai propri impegni durante il “Finance Day” alla Cop27 e denuncia che molti operatori che in Scozia si erano impegnati per la decarbonizzazione continuano a finanziare i combustibili fossili e nuove esplorazioni per trovare petrolio, gas e carbone. Non solo. GABV sottolinea che diverse banche che hanno aderito alla Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ) si stanno ritirando per paura di essere citate in giudizio per non aver rispettato gli obiettivi climatici, mentre un rapporto di Finance Watch stima che 60 delle più grandi banche mondiali sono tuttora esposte per circa 1,35 trilioni di dollari verso attività legate alle fonti fossili.
E così, per tutto quanto evidenziato sopra, risulta fondamentale che banche e finanza mainstream, oltre a smarcarsi da ogni pratica di greenwashing – tema cruciale al centro del Banking on Values Day del 10 novembre -, agiscano da subito assumendosi le responsabilità connesse alle conseguenze del loro business sugli ecosistemi e le persone, come ricorda il direttore esecutivo della GABV, Martin Rohner: «Il settore finanziario non è mai neutrale: banche e assicurazioni prendono decisioni su ciò che finanziano e in cui e investono, e queste decisioni hanno un impatto importante sulla forma del nostro futuro collettivo. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento della retorica delle grandi banche sul loro scopo sociale e sui loro obiettivi ambientali. Ora, queste grandi parole devono essere supportate da impegni e azioni reali».
Di fronte a questo scenario, nel quale le promesse green del settore industriale restano spesso sulla carta, diventa perciò determinante un cambio di passo e un’assunzione di responsabilità proveniente dal mondo finanziario, invitato a farsi contaminare immediatamente da un modello di finanza e di banca efficiente e redditizio che escluda gli investimenti nelle filiere nemiche dell’ambiente, e sostenga le attività a basso impatto climatico e quelle capaci di promuovere i diritti delle persone.
Questa è infatti l’unica possibile alternativa ad un business as usual che persegue uno sviluppo orientato solo dal profitto ed è incapace di ridurre le emissioni di gas climalteranti. Alla luce di ciò, la presenza di Global Alliance for Banking on Values alla Cop27 acquisisce un valore elevatissimo, mostrando come si può frenare il cambiamento climatico grazie al cambiamento della finanza globale.
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