di Andrea Baranes, vicepresidente di Banca Etica
Oltre 1.500 miliardi di euro, in continua crescita. E’ il risparmio che famiglie (circa 1.130 miliardi) e imprese (poco meno di 400 miliardi) italiane tengono in conti correnti presso le banche. Potrebbe essere una buona notizia, se queste somme fossero poi impiegate per il rilancio dell’economia e dell’occupazione. In estrema sintesi, è quello che dovrebbero fare le banche: raccogliere il risparmio di chi ha una momentanea disponibilità per indirizzarlo dove c’è bisogno.
Ma oggi in Italia non è così. Negli ultimi anni il credito erogato dalle banche ristagna, o è addirittura in contrazione. E’ vero, come segnala una recente ricerca della FABI, che nell’ultimo anno i finanziamenti bancari sono cresciuti di 52 miliardi. Questa cifra va però messa in relazione con i 190 miliardi di garanzie pubbliche messe in campo dal governo come risposta alla pandemia. Se tali garanzie fossero state sfruttate interamente, avremmo dovuto registrare un aumento dei crediti erogati di importo molto superiore. Gli autori della ricerca sottolineano come “l’anomalo scarto riscontrato è spiegabile col fatto che la garanzia statale è stata utilizzata, per la fetta maggiore, per sostituire linee di credito “in essere” (cioè vecchi prestiti) e non per erogare liquidità aggiuntiva”.
Il paradosso del risparmio che cresce, mentre i crediti arrancano
Risparmio in continua crescita, pochi crediti erogati. L’emblema di un vero e proprio paradosso. Da un lato, non ci sono mai stati tanti soldi in giro. Pensiamo anche alla montagna di liquidità immessa dalle banche centrali in seguito alla pandemia. Le Borse sono ai massimi storici. Ci sono talmente tanti soldi sui mercati finanziari che i risparmiatori devono spesso accettare rendimenti negativi, o spostarsi su titoli sempre più rischiosi per cercare di ottenere un rendimento. Basta dare un’occhiata alle ultime aste sui BOT a 12 mesi. Quelle di settembre e ottobre 2021 hanno offerto rendimenti intorno al –0,47%, e hanno registrato una richiesta nettamente superiore all’offerta.
Nello stesso momento, chi ha bisogno di soldi non riesce a ottenerne. Gli ultimi rapporti del CNCA e di Libera mostrano come sempre più persone, escluse dai crediti bancari e dai circuiti finanziari, debbano rivolgersi ai Banchi dei pegni, ai compro oro o finiscano nelle mani dell’usura e della criminalità organizzata.
Come spiegare questo paradosso di un eccesso di soldi e di una mancanza di soldi nello stesso momento? I motivi sono diversi. Viene in mente la “trappola della liquidità”, espressione coniata nello scorso secolo da Keynes, per illustrare come in un periodo di crisi o di pessimismo, immettere più soldi possa non tradursi in effetti positivi su occupazione e consumi. A questo si sommano regole e normative che rendono sempre più complesso e meno remunerativo per le banche erogare credito, in particolare ai soggetti più deboli e con meno garanzie patrimoniali.
Le responsabilità di una finanza globale speculativa e autoreferenziale e l’alternativa della finanza etica
Il nodo centrale è il fatto che la finanza globale resta autoreferenziale e votata all’unico obiettivo di fare soldi dai soldi nel minor tempo possibile. Una finanza sempre più staccata dalle attività economiche di cui dovrebbe essere al servizio. L’incongruenza tra risparmio e crediti erogati si spiega anche, se non soprattutto, così.
Fondazione Finanza Etica pubblica ogni anno un rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa dove vengono messe a confronto le banche etiche con l’insieme del sistema bancario. Uno dei dati presentati nella ricerca è il rapporto tra crediti erogati e totale dell’attivo. Un indicatore di quanto le banche prestino a famiglie e imprese rispetto a quanto raccolgono, o in qualche modo di quanto le banche “facciano davvero le banche” raccogliendo risparmio per poi finanziare le imprese che generano sviluppo e occupazione. Il dato è inferiore al 40% per la media del sistema bancario, ma superiore al 75% per le banche etiche e sostenibili.
Quasi il doppio. Non parliamo di due risultati diversi, ma di due modelli diversi.
Negli ultimi 5 anni i crediti erogati da Banca Etica sono cresciuti del 10% l’anno. Nello stesso periodo l’insieme del sistema bancario andava in direzione opposta, con una contrazione del 2% annuo. La finanza etica presenta profonde differenze rispetto alle banche tradizionali: la completa trasparenza; la partecipazione di soci e clienti alla valutazione degli impatti non economici dell’attività economica; l’esclusione di attività con ricadute negative sull’ambiente e le persone. Ma c’è molto di più. Oggi per molti versi la finanza etica fa quello che dovrebbe fare tutta la finanza: è uno strumento al servizio del pianeta e della società, che si interroga sui bisogni e cerca di dare il proprio contributo. E’ la maggior parte del sistema finanziario ad avere perso di vista il proprio scopo sociale. E questo è probabilmente il primo e principale paradosso che dobbiamo affrontare.
Foto Luca Gallo – inaugurazione della Filiale di Banca Etica di Milano, novembre 2018
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