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Etica e cooperativa

Vita associativa e governance

Etica e cooperativa

BUONA CUCINA, IN OGNI SENSO

In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

Era il 2011, in un periodo di crisi economica importante, quando a Brescia si iniziava a progettare il Bistrò Popolare, diventato realtà operativa un paio d’anni dopo. Alla base c’era l’idea di trasformare un servizio di accoglienza per senza dimora che aveva subito importanti riduzioni da parte della pubblica amministrazione. E il risultato di quello slancio, pur tra le difficoltà attuali imposte dalla pandemia di coronavirus, è un modello di business e servizi articolato che ruota intorno alla ristorazione e produce un impatto sociale positivo, conservando la sua funzione di centro diurno per i più fragili. Realtà sviluppata all’interno della cooperativa sociale La Rete (socia e cliente di Banca Etica fin dal 2004), il Bistrò Popolare fa capo però alla cooperativa sociale di inserimento lavorativo ArticoloUno che, a fronte di una soglia minima del 30% stabilita per legge, impiega una quota di personale ben superiore al 40% composta di persone che provengono da situazioni di disagio. Soggetti che appartengono all’area dell’emarginazione grave e della salute mentale, ma non solo.

«Lavoriamo anche con il carcere e, accanto al Bistrò, – spiega Domenico Bizzarro – dal 2015 abbiamo preso in gestione una mensa, un centro cottura, ampliando così le occasioni di occupazione per queste persone. Nel Bistrò, in particolare, abbiamo scomposto tutte le mansioni lavorative per poter inserire profili con diverse competenze. Spesso le persone, specialmente quelle più compromesse, entrano nel Bistrò svolgendo quelle che chiamiamo attività occupazionali: ad esempio, abbiamo deciso che una di queste è apparecchiare i tavoli, che in un ristorante è un compito svolto rapidamente. Per noi questa è una “postazione di lavoro semplificata” e gli enti con cui collaboriamo sanno che una persona che ha ridotte capacità, ma per cui è importante avvicinarsi al mondo del lavoro, può accedere a tale tipo di occupazione, semplice per noi ma magari non per lui o lei. Se il percorso funziona bene, l’occupazione – che non è un lavoro definito con una busta paga – si può trasformare in un tirocinio formativo e poi in un’eventuale assunzione». Il Bistrò Popolare, che è partito coinvolgendo gli ospiti del centro diurno e gli operatori – tra cui un educatore- cuoco – «trova però la sua principale caratteristica nell’essere un ristorante aperto alla città dentro un servizio di accoglienza per i senza dimora – prosegue Bizzarro –».

Attraversando una porta si accede al centro diurno dove chi ne ha bisogno può fare una doccia, c’è il deposito bagagli… e chi prima aveva una mensa ora si rivolge al Bistrò Popolare, servito dal personale all’interno della cornice di un ristorante. Si tratta perciò di un modello inclusivo sul piano sociale e occupazionale, attuato proponendo una cucina che integra in sé la proposta di un pasto a prezzo popolare, l’attenzione per il biologico e la filiera corta negli ingredienti, la distribuzione di prodotti provenienti da realtà come Libera Terra o Altromercato. Senza dimenticare la volontà di partecipare con entusiasmo a progetti di sostegno dell’economia locale cooperativa e di strategie non securitarie in tema di immigrazione.

Ed è in tale contesto di valori e affinità che il sodalizio con Banca Etica si è cementato, al punto che persino sceglierla come destinataria dei pagamenti effettuati tramite pos è stato un gesto “politico” consapevole, «perché c’è la volontà che il cliente sappia che usiamo Banca Etica, promuovendo così noi stessi e la banca», precisa Bizzarro. Una volontà di veicolare il messaggio che non tutte le banche sono uguali, insomma, che fa il paio col giudizio del responsabile della filiale di Brescia, Luca Dubbini, sul valore originale del Bistrò Popolare: «Credo che esistano poche realtà, non solo a livello locale, che siano state capaci di creare un progetto di successo che incorpora elementi che potrebbero apparire inconciliabili tra loro, quali l’inserimento lavorativo, l’utilizzo di materie prime in cucina di ottima qualità e sostenibilità e l’offerta di piatti gustosi a prezzi popolari. Tutto in un contesto positivo, familiare, aperto, innovativo, in un luogo di incontro di persone, di sorrisi, di progettualità condivise».