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EARTH DAY: LA FINANZA TRA CRISI CLIMATICA E SCELTE RADICALI PER IL FUTURO

Prende il via oggi un summit virtuale sul clima, fortemente voluto dal Presidente americano Joe Biden in vista dell’appuntamento autunnale con la Cop26, la grande conferenza mondiale dedicata al tema ambientale che quest’anno si terrà a Glasgow. La data scelta per il summit non è casuale: coincide infatti con la Giornata della Terra.

Il cosiddetto Earth Day venne celebrato per la prima volta il 22 aprile del 1970, periodo in cui, dopo l’ondata di entusiasmo dei rivoluzionari Sixties, costellati dalle lotte studentesche e da un potente risveglio culturale e politico, iniziò a serpeggiare l’idea che la crescita economica avesse dei limiti e che uno sviluppo incontrollato avrebbe prodotto dei disastri ecologici.

E proprio come accade oggi con Greta Thunberg, anche allora fu una figura femminile a lanciare per prima l’allarme: se l’idea di istituire la giornata venne ad un senatore del Wisconsin, Gaylord Nelson, fu la biologa Rachel Carson a fondare simbolicamente il movimento ambientalista con il suo libro “Silent Spring” (“Primavera silenziosa”, edizioni Feltrinelli) nel quale denunciava i danni per la salute umana e per l’ambiente provocati dall’uso indiscriminato di pesticidi in agricoltura. Il libro della Carson è considerato una pietra miliare dell’ecologia e soprattutto l’atto fondativo di una nuova presa di coscienza sulle problematiche ambientali.

Da allora è passato più di mezzo secolo: le istanze degli attivisti negli anni sono entrate nei palazzi del potere e si sono conquistate un posto tutt’altro che marginale nell’agenda politica mondiale, portando alla nascita di trattati internazionali, come il Protocollo di Kyoto del 1997 e gli Accordi di Parigi del 2015, sebbene anche in tempi recenti si sia assistito a posizioni negazioniste sul tema da parte di personalità di spicco dell’establishment mondiale come Donald Trump e Jair Bolsonaro.

Oggi il movimento ambientalista sta attraversando una stagione di rinascita. Photo Credits: @Luca Gallo

A dispetto di ogni tentativo di screditamento, tuttavia, oggi il movimento ambientalista, una galassia fortemente variegata ed estesa, la cui manifestazione forse più conosciuta sono i Fridays for Future, sta attraversando una stagione di rinascita e cerca di far sentire la propria voce contro un sistema economico rapace e predatorio di stampo estrattivista che, incurante delle conseguenze delle proprie attività sulle sorti del pianeta e sulla vita delle comunità, continua pervicacemente e sistematicamente a depredare la ricchezza dei territori in nome dei profitto di pochi.

La finanza ha giocato e continua a giocare un ruolo chiave nello sviluppo incontrollato di questo modello economico: la crescente finanziarizzazione di larghi settori industriali, come quello legato alla produzione di combustibili fossili, ha fatto sì che le questioni ambientali, vengano considerate meramente delle “esternalità”, degli inevitabili effetti negativi pur sempre accettabili in nome del profitto di breve periodo, invece che i prodromi di un’imminente catastrofe annunciata, nell’arginare la quale dovremmo canalizzare gli sforzi di tutta l’umanità. Dagli Accordi di Parigi ad oggi i 60 maggiori istituti bancari del mondo hanno continuato a investire miliardi nei combustibili fossili, che sono la causa principale del cambiamento climatico. Nemmeno la pandemia, con il crollo verticale dei consumi energetici, è riuscita a invertire questa tendenza, tanto che il trend di investimento nelle fossili ha superato nel 2020 i volumi registrati nel 2016 e nel 2017. La denuncia arriva dal rapporto Banking on Climate Chaos, redatto da un network di organizzazioni ambientaliste. È necessario che le banche adottino al più presto delle politiche verso la sospensione degli investimenti nel settore fossile e allineino le loro pratiche con l’impegno mondiale di limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1,5 gradi.

Photo Credits: @Luca Gallo

Proprio nella direzione di orientare i flussi finanziari verso una crescita che limiti il riscaldamento climatico si muove il cosiddetto Action Plan Europeo per la Finanza Sostenibile. Il piano prevede l’adozione di una serie di regolamenti che mirano a orientare i capitali privati verso investimenti più rispettosi dell’ambiente. Questo richiederebbe un cambiamento radicale nelle modalità operative del sistema finanziario che tuttavia il piano d’azione europeo, per alcune scelte fatte, sembra non abbracciare integralmente. Le reti internazionali della finanza etica (Gabv- Global Alliance for Banking on Values e Febea-Federazione Europea delle Banche etiche e alternative di cui Banca Etica fa parte), che pure esprimono apprezzamento per gli sforzi dell’UE, evidenziano come quelli compiuti siano ancora passi troppo timidi per rilanciare un’economia che sia autenticamente rispettosa della salute del pianeta. La finanza etica – configurandosi come qualcosa di profondamente diverso dalla finanza sostenibile che l’Europa sta provando a regolamentare e adottando criteri più selettivi per i suoi investimenti, possiede una capacità trasformativa di più ampio respiro: in essa è connaturata l’aspirazione a cambiare il mondo, contrariamente alla finanza sostenibile che si limita ad apportare moderati mutamenti alla finanza mainstream. Per queste ragioni la finanza etica può costituire la reale alternativa per assicurare alle future generazioni un pianeta sano, società più eque, inclusive e resilienti ed economie prospere.

Banca Etica è l’unico istituto di credito italiano interamente ispirato ai principi della finanza etica. Da sempre impegnati nella  tutela ambientale e nel contrasto ai cambiamenti climatici, nel  2019, come si può leggere nel nostro Report d’Impatto, abbiamo finanziato – con € 13,5 mln –  25 organizzazioni che, con i loro progetti nel campo delle rinnovabili e con interventi di efficientamento energetico, hanno permesso di evitare l’immissione in atmosfera di quasi 5mila tonnellate di CO2 . Altri 7,6 milioni di euro sono andati a progetti che hanno permesso di riciclare quasi 204 mila tonnellate di rifiuti. Tre  milioni di euro sono andati a progetti di agricoltura biologica che hanno impegnato quasi 5mila ettari coltivati a biologico (pari a 7mila campi da calcio).

Nel futuro continueremo a impegnarci nella costruzione di un modello radicalmente antitetico a quello della finanza ipertrofica e autoreferenziale che produce danni all’ambiente e minaccia i diritti umani. È in gioco il futuro dell’intera umanità e ciascuno di noi, scegliendo consapevolmente a chi affidare i propri risparmi, può ricoprire un grande ruolo nella partita in atto per preservare la vita del pianeta e delle future generazioni.

Banca Etica è l’unico istituto di credito italiano interamente ispirato ai principi della finanza etica, da sempre impegnata nella  tutela ambientale e nel contrasto ai cambiamenti climatici