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Il microcredito per il futuro di tutti e tutte

Il settore del microcredito in Italia sta dimostrando in modo convincente la sua resilienza durante quest’anno così sui generis, unendosi per superare le pressioni finanziarie, imparando costantemente gli uni dagli altri e, soprattutto, lavorando instancabilmente per rimanere sempre in contatto con le persone in povertà o escluse finanziariamente. 

La condizione di esclusione finanziaria coinvolge in Italia un numero molto elevato di persone e imprese ed è doppiamente invalidante: da un lato, essa si ripercuote sull’effettiva equità socioeconomica, intesa come pari opportunità di accesso a servizi essenziali per la persona; dall’altro, essa ostacola pesantemente la possibilità da parte di micro e piccoli imprenditori di contribuire attivamente alla vita economica del Paese e al benessere delle comunità sociali di appartenenza.

Il microcredito non è semplicemente un piccolo “ammontare” ma è soprattutto attenzione alla persona, che porta ad accogliere, ascoltare e accompagnare chi si rivolge alle istituzioni di microfinanza, fino alla chiusura del programma di credito, e anche dopo, all’interno di un modello di sviluppo delle comunità locali, basato su equità, solidarietà e sostenibilità ambientale.

Molti studi hanno dimostrato che l’accesso al microcredito per le persone considerate non bancabili  – combinato con l’offerta di servizi non finanziari quali le consulenze per l’avvio delle attività di impresa e la formazione – porta benefici esponenziali per chi riceve i prestiti e per la collettività.

“Il percorso avviato nel 2010 iniziato con la modifica del Testo Unico Bancario resa poi operativa nel 2014 e che ha portato nel 2016 all’avvio da parte di Banca d’Italia dell’elenco degli Operatori di Microcredito  – racconta Gianpietro Pizzo, Presidente di RITMI (Rete Italiana di Microfinanza) in occasione della sesta Giornata Europea della Microfinanza dello scorso 29/10 – richiede oggi di essere rivisto. E’ necessaria una revisione puntuale dei decreti attuativi alla luce dell’esperienza maturata in questi anni. Gli interventi normativi per meglio definire l’ambito all’interno del quale operare e per ridurre vincoli e semplificare procedure, dovranno essere accompagnati da un’azione di sistema in grado di incidere in profondità sul fenomeno dell’esclusione finanziaria: ciò potrà avvenire solo se diverse misure pubbliche relative al welfare e alle politiche attive del lavoro, a livello regionale e nazionale, dialogheranno operativamente con l’azione degli intermediari finanziari specializzati e socialmente orientati a contrastare l’esclusione finanziaria”.

Sin dalla sua costituzione, Banca Etica è socia della Rete Italiana di Microfinanza (RITMI) creata nel 2008 per iniziativa di istituzioni operanti nella microfinanza ed è impegnata nel definire risposte operative alle esigenze delle organizzazioni di microfinanza così come nel dare maggiore visibilità politica, economica e sociale al microcredito e alla microfinanza nel nostro Paese. 

Dall’ottobre del 2019 Banca Etica è socia anche di PerMircro, il principale attore del microcredito in Italia.