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LA PANDEMIA DELLE DISUGUAGLIANZE

A cura di Elisa Baciotti, Direttrice delle campagne di Oxfam Italia e compontente del CDA di Banca Etica

La pandemia da COVID19 è stata paragonata a dei potenti raggi X che hanno rivelato al mondo, in tutta la loro crudezza, gli ampi divari economici e le profonde fratture e fragilità sociali preesistenti lo scoppio dell’emergenza sanitaria e acuiti dalla crisi economica e sociale che ne è scaturita. Il direttore del Lancet parla di “sindemia”: una pandemia che colpisce in modo molto diverso a seconda delle opportunità diverse che le persone hanno in base alle loro condizioni economiche, lavorative, culturali, sociali. Spesso c’è una differenza che passa tra la vita e la morte: I brasiliani di ascendenza africana hanno il 40% di probabilità in più di morire di COVID-19 rispetto alla popolazione bianca; negli Stati Uniti, 22.000 cittadini afroamericani e latino-americani sarebbero ancora vivi se il loro tasso di mortalità fosse stato uguale a quello dei bianchi.

 La radiografia restituita dal rapporto internazionale di Oxfam, Il Virus della Disuguaglianza, mostra una realtà contrassegnata da pochi “vincenti” e moltissimi “perdenti”. Con la ripresa dei mercati azionari le fortune dei miliardari hanno raggiunto i massimi storici: a dicembre la loro ricchezza totale aveva raggiunto gli 11.950 miliardi di dollari, l’equivalente delle risorse stanziate da tutti i Paesi del G20 per rispondere agli effetti della pandemia e le 1.000 persone più ricche del mondo hanno recuperato in appena nove mesi tutte le perdite che avevano accumulato per l’emergenza Covid-19, mentre i più poveri per riprendersi dalle catastrofiche conseguenze economiche della pandemia potrebbero impiegare più di 10 anni. In Italia da marzo la ricchezza di 36 miliardari italiani è aumentata di oltre 45,7 miliardi di euro: una somma che equivale a 7.570 euro per ognuno dei 6 milioni di italiani facenti parte del 10% più povero. Le donne, ancora una volta, le più colpite. A livello globale, le donne sono maggiormente impiegate proprio nei settori professionali più duramente colpiti dalla pandemia. Ciò è evidente in Medioriente e Africa del nord, dove le donne rappresentano solo il 20% della forza lavoro ma le perdite di posti di lavoro dovute al Covid-19, secondo le stime, incideranno sull’occupazione femminile per il 40%. In Italia i dati dell’ultimo mese del 2020, sono scioccanti: 99 mila dei 101mila posti di lavoro persi appartenevano a donne.

Ascoltando le previsioni effettuate da quasi 300 economisti in quasi 80 paesi, per la prima volta in un secolo, si potrebbe registrare un aumento della disuguaglianza economica in quasi tutti i paesi contemporaneamente. Questo, al momento, non è successo in Italia dove le misure di sostegno pubblico al reddito, al lavoro e alle famiglie emanate nel corso del 2020 dal Governo hanno contribuito ad attenuare gli impatti della crisi e a ridurre moderatamente i divari retributivi e reddituali. Tuttavia, questa moderata riduzione delle disparità è stata accompagnata da un calo dei redditi per una quota ampia della popolazione meno abbiente, e, inoltre tale riduzione delle disuguaglianze non è l’effetto di un intervento strutturale ma esclusivamente di misure compensative che hanno semmai bisogno di essere mantenute fino a un pieno recupero dell’economia. Inoltre ad essere aumentate sono “le disuguaglianze” gli ampi divari preesistenti lungo dimensioni fondamentali del benessere come la salute, l’accesso a un’istruzione di qualità, la disponibilità di una abitazione adeguata, il grado di riconoscimento da parte della collettività, dimensioni imprescindibili per una vita dignitosa e libera da disagio per ciascuno. Questo emerge dall’analisi condotta da Oxfam Italia in Disuguitalia 2021, con una indagine qualitativa condotta tra novembre e dicembre 2020 tra gli operatori dei Community Center animati da Oxfam, dalla Diaconia Valdese e da altri partner a Torino, Milano, Bologna, Empoli, Prato, Firenze, Campi Bisenzio, Arezzo, Napoli e Catania. Una analisi che mostra come Lavoro assente, perduto o congelato, vecchie povertà e nuovo impoverimento, l’acuirsi del disagio abitativo, le vulnerabilità educative e formative, confermano l’istantanea di un Paese in forte sofferenza.

Per affrontare le vulnerabilità crescenti a seguito dell’impatto della pandemia è necessario adottare politiche che possano incidere sulle cause strutturali, che alimentano i divari economici e sociali. In primo luogo rafforzando le reti di protezione sociale per i lavoratori autonomi e con contratti diversi dall’impiego a tempo indeterminato; lavorando poi per una riforma fiscale che sposti il carico fiscale dal lavoro e dai consumi su ricchezza e redditi da capitale. L’annunciata riforma della tassazione dei redditi delle persone fisiche deve prevedere un ampliamento della base imponibile e potenziamento della progressività. Inoltre è quanto mai necessario investire in un’istruzione pubblica di qualità e nel contrasto alla povertà educativa.

Tutti temi che appaiono urgenti nell’agenda pubblica del paese e che debbono essere messi al centro della costruzione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e che hanno bisogno dell’azione sinergica anche del settore privato e di chi si occupa di investimenti responsabili, come Banca Etica. 

 

Foto di Oxfam International