Dimensione del testo
ALTO CONTRASTO (CHIARO)
ALTO CONTRASTO (SCURO)
FONT ACCESSIBILI

Etica e cooperativa

Vita associativa e governance

Etica e cooperativa

L’URGENTE NECESSITÀ DI UNA FINANZA SOSTENIBILE

A cura di Pedro M. Sasia – Vicepresidente di Banca Etica e Presidente della Federazione Europea delle Banche Etiche ed Alternative

Il Parlamento Europeo ha approvato quest’anno, poco prima delle elezioni, un nuovo pacchetto di misure legislative per regolamentare il sistema bancario, con l’intento di fissare una definizione di cosa si possa considerare “finanza sostenibile”.

Possiamo identificare almeno tre assi attorno ai quali fare una lettura critica della proposta del legislatore comunitario, che ha intrapreso questa iniziativa con l’obiettivo di recuperare la legittimità del settore bancario fortemente compromessa a seguito della crisi finanziaria del 2008.

  1. Il primo asse riguarda il valore e l’efficacia delle politiche per promuovere attività finanziarie sostenibili. La nuova normativa definisce una tassonomia “green” che riconosce e appoggia con misure concrete gli investimenti rispettosi dell’ambiente. Su questo fronte, il legittimo dubbio che anima il confronto è se la sola promozione di una finanza “verde” sia sufficiente per frenare gli investimenti in settori insostenibili o se, al contrario, non finisca per facilitare strategie di greenwashing da parte di operatori finanziari che continueranno a investire prevalentemente in settori con impatti negativi sull’ambiente, lasciando alla finanza sostenibile un ruolo puramente di immagine.
  2. Il secondo asse su cui la normativa è costruita, e che impone una riflessione, è la scelta di isolare gli impatti ambientali da quelli sociali. L’esclusione degli impatti sociali dal perimetro di definizione della finanza sostenibile ignora il fatto incontrovertibile che la questione ecologica è intimamente connessa a quella sociale. L’attuale proposta di normativa europea sembra tracciare un percorso verso una società potenzialmente sostenibile, ma assolutamente ingiusta.
  3. Il terzo asse è una questione di vecchia memoria che si è nitidamente manifestata tra le cause della crisi del 2008: le asimmetrie di potere ed informazione tra il fornitore di servizi finanziari e il cliente con le inevitabili conseguenze sul diritto di scelta consapevole del cliente. Dalle pratiche fiscali adottate dalle istituzioni finanziarie, al contenuto delle informazioni indirizzate ai clienti, fino alla natura stessa dei prodotti finanziari, la cui complessità crescente rende enormemente difficile un’adeguata comprensione dei costi. E’ certo che alcuni di questi elementi, in particolare quelli relativi all’elusione fiscale e all’uso massivo di paradisi fiscali, esigono regolamentazioni specifiche, che, in molti casi, andrebbero adottate su scala globale. La proposta di normativa europea non favorisce la trasparenza sostanziale su questi aspetti e discrimina quanti in modo consapevole vogliono fare scelte davvero sostenibili.

Questo complesso panorama mostra ancora una volta che parlare di sostenibilità in ambito finanziario mette al centro il ruolo degli operatori, del legislatore, ma anche dei consumatori.

In questo senso vale la pena considerare il potenziale di alcune proposte finanziarie specializzate in settori di grande valore sociale, proposte nate dall’impegno della società civile sulla base di un forte orientamento comune verso la trasparenza e la rendicontazione delle conseguenze non economiche delle azioni economiche.

Queste proposte hanno natura generativa e la loro capacità di sviluppo dipenderà in gran misura dall’impatto sociale che saranno capaci di produrre e dall’appoggio istituzionale che riusciranno ad incontrare.

E’ importante evidenziare come tutto questo dibattito sia influenzato in modo determinante anche dall’affermarsi del Finthech, cioè da nuovi modelli di intermediazione propri dell’economia digitale destinati a cambiare profondamente il settore finanziario nei prossimi anni. Una trasformazione digitale che non si limita a finanza e tecnologia, ma che richiede regole specifiche ancora da scrivere e che dovranno considerare quelli che potremmo definire come una nuova generazione di diritti umani.

Il dibattito sulla finanza sostenibile è avviato e la sua evoluzione dipende molto da come le nostre società si articoleranno nel futuro. Le responsabilità politiche sono ineludibili, però esiste anche un chiaro spazio di azione per la cittadinanza e per molte organizzazioni e istituzioni sociali. Uno spazio che si manifesta quando prendiamo decisioni come professionisti, consumatori… e anche come elettori.

* L’articolo originale è apparso su El Correo di domenica 18 agosto, “La urgente necesidad de unas finanzas sostenibles“.