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Martina Pignatti Morano – candidata al Comitato Etico

Martina Pignatti Morano – candidata al Comitato Etico

All’Assemblea dei Soci del 20 maggio saremo chiamati ad eleggere il nuovo Comitato Etico, organo sociale pensato per dare un contributo su temi centrali per la Banca, le sfide e i valori, aiutandola a riflettere sul futuro.

Ogni persona candidata ha risposto ad alcune domande per presentarsi e condividere le loro idee sul progetto di Banca Etica. Il 26 aprile potrai interagire con loro in diretta streaming: iscriviti subito!

Martina Pignatti Morano

Raccontaci qualcosa di te che ritieni importante in prospettiva della tua candidatura

Circa 20 anni fa, quando sono diventata socia di Banca Etica, ero volontaria nel movimento per un commercio equo e solidale. Facevo ricerca in economia dello sviluppo, affascinata dalle teorie eterodosse che parlavano di un’economia nonviolenta nell’India rurale, o di una nuova micro-fondazione dell’economia politica basata sulle preferenze sociali, che poteva prendere piede anche nelle nostre università. Poi mi sono resa conto che non c’era più tempo, che la povertà e le diseguaglianze richiedevano azione urgente, che trovavo frustrante il semplice lavoro di analisi. Così sono entrata nel mondo della cooperazione internazionale con Un Ponte Per, che oltre a gestire programmi di solidarietà verso popolazioni colpite da guerre e occupazioni militari, costruisce forti alleanze con le associazioni e i sindacati di quei paesi. Il nostro obiettivo è riportare in Italia e in Europa la loro analisi della realtà, delle ragioni alla radice dei conflitti, delle responsabilità dei nostri governi, per prevenire i conflitti armati e potenziare la diplomazia, partendo dalla costruzione della pace dal basso. Attualmente sono Direttrice Programmi di questa ONG, che mi porta a viaggiare in tutto il Medio Oriente e ora anche in Ucraina. Con Rete Pace e Disarmo e altri network facciamo pressione sul governo italiano e sulla Commissione Europea per interrompere gli aiuti militari ai paesi in conflitto ma proponiamo soprattutto alternative concrete: peacebuilding civile, educazione alla pace, sostegno alla resistenza nonviolenta, difesa degli obiettori di coscienza in tutti i paesi coinvolti. Consapevoli che le guerre si combattono soprattutto per volontà di potenza, di cui l’economia e la finanza sono due pilastri fondamentali.     

Cosa ti motiva ad essere candidato nel Comitato Etico di Banca Etica?

Attualmente sono Presidente del Comitato Etico che sta terminando il suo mandato, un’esperienza che ho vissuto con forte motivazione politica e morale. La risposta dei vertici della banca ai nostri stimoli è stata di attento ascolto, vivace interlocuzione e disponibilità a mettere in discussione le proprie scelte. Convinta quindi che il Comitato Etico sia un luogo importante di elaborazione e rafforzamento della finanza etica, per la nostra banca e per il sistema Italia, credo che un altro mandato possa consentirmi di approfondire il lavoro iniziato su diverse tematiche, a partire dal disarmo della finanza. Inoltre, ritengo di poter essere utile all’avvio dei lavori del prossimo Comitato, garantendo continuità e portando la mia esperienza sulle modalità più efficaci di interazione con gli organi della banca. Se rieletta, non credo mi metterò nuovamente a disposizione come Presidente, poiché ritengo la rotazione degli incarichi positiva e fonte di rinnovamento, ma questo lo deciderà il prossimo Comitato. In generale, mi prefiggo di dedicare più tempo e attenzione al dialogo con i GIT e i Coordinamenti di Area, inclusa l’area Spagna che non ho ancora incontrato di persona, per comprendere meglio la loro sensibilità sui dilemmi etici che ogni giorno ci troviamo ad analizzare.

In un periodo di grandi sfide esterne di tipo sociale, culturale, ambientale, a partire dalla tua esperienza, quale contributo pensi di poter dare e pensi che il Comitato Etico possa apportare accompagnare l’evoluzione di una banca che è nata per mettere il denaro al servizio delle persone e del pianeta? 

Il tema sul quale posso dare un contributo maggiore è sicuramente il disarmo della finanza, impegno che ho seguito dentro la banca con l’Osservatorio Banche e Assicurazioni, e al di fuori di essa con Rete Pace e Disarmo. Ho studiato i regolamenti delle banche socie e vicine a Banca Etica sui finanziamenti al comparto armamenti, ne conosco i punti di forza e le opacità e credo di poter essere di stimolo al CdA e alla Fondazione Finanza Etica nel proseguire l’interlocuzione con questi istituti bancari. Ho toccato con mano in questi tre anni la bontà dell’impegno di Etica Sgr per la formazione sulla finanza etica dei collocatori dei fondi etici, in tutti gli istituti bancari che li trattano. Per questo mi sono persuasa che il lavoro di contaminazione positiva sia reale e possa raggiungere risultati più ambiziosi. A questo obiettivo vorrei aggiungere una forte spinta verso gli stessi istituti bancari per l’uscita totale dal comparto combustibili fossili, associando quindi all’istanza pacifista quella ecologista. La spinta ormai non viene più da ideologie positive ma dalla necessità impellente di arginare il cambiamento climatico, di rispettare gli impegni che i governi assumono per la riduzione delle emissioni ma che le loro politiche sconfessano quotidianamente. La finanza può essere motore del cambiamento strutturale in senso deteriore per il clima, come sta avvenendo in questo momento, o in senso virtuoso se premia gli attori economici della trasformazione ecologica, l’economia circolare, le comunità energetiche e così via. Credo che il Comitato Etico debba sostenere la nostra banca nel diventare sempre più verde e nell’incoraggiare le altre banche a smettere di finanziare nuove operazioni su petrolio, gas e carbone.   

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