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PANDEMIA GLOBALE E LOCALE: UN APPELLO

Intervista a Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana

Come possiamo misurare gli effetti della pandemia sulle persone più fragili? Quali categorie sono più in difficoltà? Come sta intervenendo la Caritas per aiutarle?

La pandemia sta colpendo tutti, si dice, senza distinzioni. Sono stati contagiati politici, personaggi famosi dello spettacolo, dello sport, della cultura. Ma gli effetti sono diversi, sia a livello sanitario, sia sociale, a seconda di dove si vive. I più vulnerabili per quanto riguarda la salute sono gli anziani, si sa, ma anche in questo caso non è la stessa cosa essere vecchi in Italia ed esserlo in un Paese povero.

Per l’Italia possiamo citare moltissimi esempi, vissuti personalmente da ciascuno. Un solo esempio a livello internazionale. Barbara ha 85 anni e viveva nella sua famiglia allargata nella periferia di Nairobi. I suoi figli e le sue figlie sono rimasti senza lavoro. La loro piccola tavola calda per gli impiegati del centro ha dovuto chiudere in conseguenza della pandemia provocata dal COVID.  Sono tornati nel villaggio rurale di origine dove hanno un alloggio sicuro e dove possono contare su piccole attività che consentono loro di sopravvivere. Hanno perso tutto e Barbara, nonostante l’affetto della famiglia, si sente triste, sconfitta e sola, dopo tutti gli sforzi fatti per avere una vita più dignitosa in città.

Come Caritas siamo al loro fianco, con iniziative di ascolto (prevalentemente a distanza), di consegne a domicilio (cibo, mascherine, ecc.), con altre numerose iniziative, ma soprattutto con l’attenzione di mantenere “vive e calde” le relazioni, il sostegno, anche psicologico, in questi momenti particolarmente difficili.

A tal fine è stata lanciata la Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” che intende in primo luogo sottolineare come l’essere “tutti sulla stessa barca” comporta innanzitutto l’educarci ed educare alla conoscenza delle varie situazioni a livello locale e globale, all’analisi delle interconnessioni, ma anche l’attivarci per sostenere concretamente le iniziative di solidarietà che intendono dare risposte ai bisogni dei più fragili.

Qual è in particolare la situazione degli anziani?

Come registrato dalle Nazioni Unite, e come sappiamo bene anche in Italia, il virus colpisce di più le persone anziane. Si stima che le persone oltre gli 80 anni si ammalino 5 volte di più rispetto alle altre.

Un dato del quale siamo ben consapevoli in Italia, dove l’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è di circa 81 anni ed è più alta di 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione. A pesare il maggior numero di patologie, che si sovrappongono andando avanti con gli anni. Sappiamo bene che in tutto il mondo gli anziani soffrono più delle altre fasce d’età a causa di numerose discriminazioni che peggiorano con gli effetti del virus.  In Italia li incontriamo nei Centri d’ascolto e nelle Parrocchie dove vengono a chiedere assistenza e nei paesi impoveriti dove operiamo a fianco delle realtà locali.

Molte persone anziane vivono in condizioni di marginalità dalla vita sociale ed economica. Vivono il dramma di essere persone sole, con poche relazioni sociali e umane. Se sono disabili la situazione è ancora peggiore. Il COVID non fa che renderle ancora più isolate. Un isolamento che, se da un lato le protegge dal contagio, dall’altro le condanna ad una solitudine mortale, con gravi conseguenze psicologiche. Di COVID si muore anche così, in modo indiretto.

Anche nel caso in cui gli anziani siano relativamente autosufficienti, possono comunque vivere situazioni di difficoltà se vivono in villaggi e città dove il servizio sanitario è carente, o addirittura assente. È un problema molto diffuso nelle regioni e nei paesi impoveriti. E gli anziani, più di altri, hanno il problema della mobilità. Non è semplice per loro cercare e prendere un mezzo di trasporto per raggiungere punti sanitari distanti molti chilometri dal luogo di residenza.

Un altro problema che si vive in modo drammatico nei paesi impoveriti è che le persone più anziane, soggette di altre malattie, non siano curate a causa della situazione emergenziale provocata dal COVID. Questa emergenza assorbe le poche risorse sanitarie esistenti, togliendole ad altri servizi di solito dedicati alla salute degli anziani.

Inoltre molti anziani e anziane continuano a vivere di piccoli redditi, piccole attività artigianali e commerciali. Non hanno protezione economica. Sono senza pensione. Solo il 20% degli anziani ha una pensione nei cosiddetti paesi in via di sviluppo. Il COVID ha messo in crisi le loro piccole attività, fanno fatica a tirare avanti. Non hanno scelta, devono continuare a lavorare esponendosi al rischio del contagio.

Molti di loro hanno la fortuna di vivere con la famiglia. Tuttavia, se i loro figli hanno perso il lavoro o comunque sono in difficoltà, sentono il peso della loro condizione di dipendenza. D’altro canto, lo Stato non fornisce alcuna protezione sociale ed economica e, se non funziona la rete familiare, degli amici e dei parenti, tutto diventa più difficile.

Quali discriminazioni e diseguaglianze sperimentano gli anziani in questa particolare circostanza?

La discriminazione più grave verso anziani ed anziane avviene quando le carenze del servizio sanitario “costringono” gli operatori a scegliere a chi dare le cure, oppure sono i politici a influenzare queste decisioni. Vi è l’idea che si debbano offrire le terapie ai più giovani, alle persone produttive, che hanno ancora un futuro da vivere, piuttosto che agli anziani. Una preferenza inumana. Anche in Italia e nei Paesi più ricchi, l’insufficienza dei sistemi sanitari può portare, comunque, a scelte tragiche di questo tipo.

Come si vede l’impatto del COVID sugli anziani è particolarmente grave e dipende da un intreccio di diverse cause, condizioni e situazioni, di tipo sociale, economico e istituzionale. Il virus ancora una volta mette in luce le cause strutturali che sono alla base delle discriminazioni, delle diseguaglianze a livello regionale e internazionale. Non si morirebbe di COVID se il sistema sanitario funzionasse bene, se esistesse una rete sociale ed economica di sostegno, se venisse riconosciuta la pari dignità delle persone anziane.

Emerge in particolare l’importanza essenziale della famiglia allargata, dei rapporti di vicinato, di un sistema sociale locale che accoglie e protegge, che scalda il cuore e che mette al centro della sua cura le persone più vulnerabili, tra cui gli anziani.

Quali possibili risposte?

La solidarietà dal locale al globale è la risposta per essere fratelli e sorelle tutti. “Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato […] la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme” (FT n. 32).

La citata Campagna Caritas-Focsiv – “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” – intende sensibilizzare e sostenere 64 progetti concreti in 43 Paesi del mondo, Italia compresa, per far fronte a questi problemi. L’attenzione principale è rivolta alle famiglie più fragili, a dare risposte ai bisogni degli anziani, dei bambini, delle donne, di coloro che stanno subendo le conseguenze della pandemia in maniera più grave.

Gli interventi coordinati tra Caritas e ONG della Focsiv (tutti i dettagli sul sito www.insiemepergliultimi.it) non si limitano agli aiuti immediati (cibo, beni di prima necessità, ecc.), ma mirano allo sviluppo umano integrale, come indicato da Papa Francesco. Il messaggio è anche rivolto ai leaders e ai potenti, perché le loro decisioni e i loro mondi – incluso quello della finanza – non volgano “lo sguardo dall’altra parte”.

Ecco il senso del coinvolgimento di Banca Etica come financial partner, nonché attore attivo nell’advocacy per una finanza davvero etica, attenta agli ultimi e ai più fragili. Purtroppo ad oggi i fondi raccolti dalla nostra comune Campagna sono largamente insufficienti rispetto alle aspettative: ecco perché occorre fare appello a tutti perché si mantenga alta l’attenzione su questi temi.

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