Una svolta attesa da oltre trent’anni, da quando è entrata in vigore la legge 185 del 1990, che stabilisce il divieto dell’export di armi verso Paesi “i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”, oppure che si trovano “in stato di conflitto armato”.
Il governo italiano, dopo la risoluzione del Parlamento di dicembre 2020, ha firmato nei giorni scorsi la revoca delle autorizzazioni in corso per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.
Una decisione unica che pone fine – una volta per tutte – alla possibilità che migliaia di ordigni fabbricati in Italia possano colpire strutture civili, causare vittime tra la popolazione o possano contribuire a peggiorare la già grave situazione umanitaria nello Yemen. Un atto che permette all’Italia di essere più autorevole sul piano diplomatico nella richiesta di una soluzione politica al conflitto.
La finanza etica nasce come movimento contro i business legati a guerra e petrolio. Da oltre 20 anni Banca Etica ed Etica Sgr offrono a persone e istituzioni la possibilità di risparmiare e investire nella certezza che il loro denaro non sarà mai utilizzato per finanziare chi si arricchisce provocando morte, distruzione e violazioni dei diritti umani nel mondo.
Una scelta di campo sempre più apprezzata da decine di migliaia di cittadini e organizzazioni che non si accontentano di manifestare e indignarsi contro le guerre, ma che vogliono dare concretezza ai propri valori anche nelle scelte finanziarie.
Etica Sgr nel processo di selezione dei titoli che compongono i suoi fondi comuni esclude emittenti coinvolti in attività o settori controversi (per esempio per le imprese tabacco, gioco d’azzardo, energia nucleare, pesticidi e, ovviamente, armamenti).
La Fondazione Finanza Etica da tempo svolge attività di azionariato critico proprio nei confronti dell’azienda madre tedesca Rheinmetall, proprietaria dell’italiana RWM, le cui forniture di bombe verso l’Arabia Saudita sono state prima sospese e poi finalmente revocate dal Governo italiano. Una ulteriore dimostrazione che anche dal punto di vista bancario impiegare i risparmi dei cittadini per sostenere le imprese che producono ed esportano armi può essere un pessimo affare.
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