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Etica e cooperativa

Vita associativa e governance

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Una storia “altra”

di Davide Barigelli


In una fredda ed assolata giornata di ottobre 2020 l’attesa di un incontro unico trova compimento. Banca Etica prende parte all’ultima testimonianza pubblica di Liliana Segre: oltre a me, ci sono Ada, Elisa, Jacopo e Sofia, oltre a Teresa e Massimo per l'Ufficio Relazioni Associative, Barbara della Fondazione. Nel pomeriggio poi la presidente Anna Fasano ha partecipato all'incontro "Nuovi leader per la Cittadella del terzo millennio" dando il benvenuto ai giovani della World House.


Il percorso di una vita


“C’è un momento in cui una persona di 90 anni, come sono io, dice beh, basta, adesso, adesso mi riposo, adesso non voglio più ricordare, non voglio più soffrire, non voglio più… non voglio più!”


All’età di 8 anni Liliana Segre diventa l’“Altra”, e la società separa il suo percorso da quello dei suo compagni impedendole, per la sua razza, di andare a scuola; comincia così il primo incontro con quei tanti cancelli chiusi che troverà dinnanzi al suo essere ebrea, steccati fisici, ma soprattutto mentali.


Liliana “la nonna”, come ama definirsi lei, è capace di mettere ognuno a proprio agio nel raccontarsi, come se fosse seduta a bere una tazza di tè e non davanti ad una platea di 500 persone; una lucidità impressionante, una tenerezza pura negli occhi, nascosta dalla fermezza delle sue parole, frasi che porta ancora incise sulla pelle, una semplicità disarmante che stupisce dinanzi alla narrazione di una corsa ad ostacoli, dove gli ostacoli però non sono oggetti, ma “esseri superiori, della ‘razza superiore’, ma non di quella umana”, ci dice.


Scrivo e fatico ancora a digerire certe immagini dipinte da un racconto dettagliato e puntuale che fa capire come Liliana abbia convissuto tutta la sua esistenza con l’“Altra”, tanto che ancora oggi le sue amiche più care, quando parlano di lei, aggiungono sempre “la mia amica ebrea”.


L’attualità di un’esperienza

La fluidità delle parole della Segre trova spesso accostamento al presente perché Liliana, da brava nonna, vuole educare i propri nipoti, vuole richiamare la loro attenzione affinché certi episodi non si ripetano più. Questo parallelismo le permette, facilmente, di aiutarci ad entrare ancor più nel disagio che si prova quando si viene respinti perché
“altri”, perché “clandestini”, perchè “richiedenti asilo” in cerca di sopravvivenza, come quando con il padre riuscì a varcare il confine svizzero per fuggire dall’Italia.


Evidenzia come l’antisemitismo sia ancora presente, come il razzismo serpeggi tra le nostre vite, come il bullismo trovi ancora sfogo contro la debolezza del singolo, come il consumismo ci porti allo scarto ed ascoltando questi parallelismi i pensieri volano verso i tanti barconi respinti, l’aggressione mortale al coraggioso Willy, le tante vite che muoiono di fame mentre i cestini si riempiono di cibo buttato.


Liliana ha scelto Rondine, la Cittadella della Pace, del resto non poteva non privilegiare questo luogo abitato da giovani dove l’intreccio tra culture, storie, religioni si completa tessendo quella bandiera che tutti ben conosciamo, piena di colori, perché intrisa di passioni e desideri, che sventola, prepotentemente, nel cuore di chiunque sceglie la libertà.


L’eredità affidata ai giovani

“Non voglio più…” ha detto Liliana appesantita da un bagaglio di storia portato, per una vita, da sola; così ha deciso di passare questa valigia ad ognuno di noi perché non si spenga mai la memoria di quello che è stato. Una valigia scomoda, ingombrante, perché piena di verità, di fatti, di realtà che spesso preferiamo non vedere, che conosciamo, ma che vogliamo etichettare come passato, una valigia che, però, se portata ci permette di restare, sempre, ben radicati nelle vicende dell’essere umano, con uno sguardo “altro”, non quello che cerca di categorizzare la persona che si ha davanti come diversa, difettosa, sbagliata, ma quello che vede nella differenza fra persone una ricchezza, un valore aggiunto, una singolarità preziosa, necessaria a costruire un mondo dove nessuno venga escluso, ma ognuno sia accolto ed aiutato a trovare il proprio posto. 


“Ho scelto la vita e sono diventata libera”, ci ha detto.

Prendere, con coraggio, quella valigia significa provare ad essere, giorno dopo giorno, costruttori di pace e portatori di libertà!  


Grazie Liliana!


POST SCRIPTUM: insieme a Liliana, abbiamo inaugurato L'Arena di Janine", un luogo naturale che diventerà uno spazio di prosecuzione dei suoi messaggi di pace. Per terminarlo è attivo un crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso