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TEATRI DI BARI: RICCHEZZA DI ITALIA TRA PALCO E SOCIETÀ

A cura di Corrado Fontana, giornalista di Valori

«Tra le molte attività che svolgiamo, importante è il laboratorio permanente che teniamo all’interno del carcere minorile “Nicola Fornelli” di Bari, sotto la direzione Artistica di Lello Tedeschi. Anni di attività in cui i ragazzi hanno avuto la possibilità sia di dedicarsi al teatro facendolo in prima persona, sia di vederlo, poiché abbiamo una parte della nostra stagione che viene proposta all’interno della sala teatrale da 80 posti che abbiamo realizzato nel carcere. Il pubblico viene a vedere gli spettacoli all’interno dell’istituto penale, e in platea si trovano sia i ragazzi ospiti che il pubblico dall’esterno. E qualche volta sul palco, tra gli attori, ci sono anche alcuni detenuti». Basterebbe forse Sala Prove, questo il nome del progetto di formazione laboratoriale e di produzione, a dare il senso dell’importanza – potremmo dire – quasi “vitale”, tanto più in tempi di pandemia, della cultura, dello spettacolo teatrale e del lavoro di Cooperativa Kismet – Teatri di Bari. Ma oltre a queste prime parole del presidente Augusto Masiello c’è molto altro.

Teatri di Bari, infatti, significa una storia che nel giugno di quest’anno festeggerà 40 anni dalla fondazione della cooperativa, nata come compagnia teatrale con l’attore e regista Carlo Formigoni, che si era formato al Berliner ensemble di Bertrhold Brecht e poi, in Italia, con Giorgio Strehler a Milano. Radici antiche e importantissime che oggi sopravvivono nell’esperienza riconosciuta di un cosiddetto teatro di rilevante interesse culturale (Tric), il cui cammino, tra arte e impatto sociale, prosegue col sostegno di Banca Etica, attraverso vari progetti e sale teatrali. Oltre a Bari, infatti, Kismet è presente al Radar-Teatro Comunale di Monopoli, e a Molfetta, nella Cittadella degli Artisti.

Punto forte di Teatri di Bari è la concezione di un teatro come casa di cultura, aperta al dialogo

«Con Banca Etica – prosegue Masiello – e, in particolare, con Teresa Pertosa, la viceresponsabile della filiale che ci segue, non c’è solo un rapporto funzionale ma una coincidenza di sensazioni e sentimenti, che per noi è il valore aggiunto di Banca Etica, che si dimostra veramente come un consulente, che ti accompagna e vive con te le sfide, rischia e ti sostiene». Una affinità che Teresa (Pertosa) decisamente condivide, autodefinendosi “compagna di percorso” di Kismet e sottolineandone l’enorme valore sociale e civile, citandone, per esempio, l’impegno corrente su teatro e disabilità o l’esperienza trascorsa nella gestione della sala MOMArt di Adelfia, bene confiscato alla Mafia: «Il fatto che la banca, nonostante il momento di crisi, abbia deciso di finanziare Kismet, mi ha resa orgogliosa della realtà in cui lavoro».

D’altra parte, oltre al teatro in carcere, avviato più di 20 anni fa, e a numerosi festival e rassegne di teatro e musica (Maggio all’infanzia, Puglia che spettacolo!, L’Ospite bambino, Sziget Sound Fest, I porti del Mediterraneo), merita senz’altro di essere citato l’Affido culturale, curato da Cecilia Cangelli. Purtroppo sospeso a causa del coronavirus, come tutte le attività in presenza e col pubblico, l’Affido culturale offre la possibilità a famiglie in povertà educativa di essere “adottate” da altre famiglie che abitualmente frequentano cinema, teatri, concerti, librerie…

Le prove dello spettacolo Un’ultima cosa con Concita De Gregorio e Erica Mou

«Il progetto – spiega Vincenzo Cipriano, direttore di Tric-Teatri di Bari – è nato l’anno scorso e dovrebbe proseguire per altri 2 anni. L’obiettivo è coinvolgere 100 coppie di famiglie con figli minorenni, dai 3 ai 18 anni, all’interno dell’area metropolitana di Bari. E benché spesso si fraintenda, collegando direttamente la povertà economica alla povertà educativa, va ricordato che moltissime famiglie senza problemi economici non hanno però l’abitudine di portare i propri figli a svolgere attività culturali. Viceversa, qualcuno con poche risorse economiche si impegna per fornire ai propri figli attività culturali e crescerli con una educazione aperta è disponibile ad accogliere progetti culturali differenti». Il nostro augurio è che anche questo programma, col suo ruolo chiave di mediazione culturale, riprenda ad operare quanto prima.