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Almalana: scarti preziosi diventano fertilizzanti “antietà” per la terra

Almalana: scarti preziosi diventano fertilizzanti “antietà” per la terra

«Banca Etica ha sposato immediatamente il nostro progetto, i nostri agronomi hanno dialogato con il referente tecnico della banca attraverso un’interlocuzione veloce, precisa, puntuale. […] un approccio assolutamente splendido, dinamico, soddisfacente non solo a livello finanziario ma anche nella valutazione socio-ambientale effettuata qui in azienda da noi. Abbiamo avuto un supporto che va ben oltre quello il consueto, tanto che abbiamo pensato di stringere la collaborazione anche oltre l’aspetto del mero supporto economico. In Banca Etica abbiamo davvero trovato il lato umano della banca». Questa volta iniziamo dalla fine, col racconto della relazione intrattenuta con la banca descritta descritta nerlle parole di Stefania Frisinghelli di Almalana, startup innovativa formatasi nel 2019 e in procinto di avviare – tra ottobre e novembre 2022 – la produzione di fertilizzanti organici nel nuovo sito produttivo in allestimento a Montereale Valcellina. In una ex filatura recuperata, evitando così ulteriore consumo di suolo.

La fase di sviluppo della società è sostenuta finanziariamente da un mutuo ipotecario e uno chirografario, e l’attività economica, rivolta principalmente alla domanda dell’agricoltura biologica, punta sulle previsioni di incremento della sua diffusione a livello europeo. In conformità col lancio dei programmi Green New Deal, Farm to Fork, Next Generation Eu e con l’attenzione all’economia circolare, che prevede recupero, riciclo e riuso di risorse prima considerate di scarto, Almalana sta infatti sperimentando con diversi composti fertilizzanti «derivati da materie prime che potremmo definire “nobili” – prosegue Frisinghelli -. Partiamo dal sostrato esausto della coltivazione dei funghi, dalla lana sucida proveniente dalla tosatura di pecore da allevamento, dal biochar e infine da derivati di concia al vegetale. Queste materie prime giungono da diversi fornitori, vengono portate in stabilimento e inserite in un processo di amalgama per 30-40 giorni, senza essiccazione e senza che si raggiungano temperature superiori ai 65 gradi. Il prodotto mantiene quindi componenti e micro componenti vitali, che si riattivano una volta effettuato lo spargimento sul terreno. Dal processo di maturazione si ricava un concime organico azotato in forma di pellet a lento rilascio (fino a 120 giorni dopo la posa), con la caratteristica importante di essere inodore (aspetto assai apprezzato in viticoltura)». 

agricoltura biologica, fertilizzazione naturale - Foto di jf-gabnor da Pixabay 3
agricoltura biologica, fertilizzazione naturale – Foto di jf-gabnor da Pixabay

Ma non è tutto. Se è vero che il suolo fertile è una risorsa non rinnovabile, e che – si legge in una nota di Almalana – occorrono 2000 anni per formare 10 cm di terreno, mentre il 33% dei suoli al mondo soffre fenomeni di degrado e il rischio di desertificazione in Europa si sta espandendo, il concime del tipo sviluppato dagli agronomi di Almalana acquisisce un grande valore. Oltre a nutrire la pianta, infatti, «va a ripristinare l’integrità del terreno, elemento prezioso nelle produzioni che richiedono la sostituzione del suolo dopo un certo periodo di sfruttamento». Realizzato e impiegato senza inquinare, il fertilizzante avrebbe perciò il vantaggio di fornire al suolo una sorta di trattamento “antietà” che allunga la vita agricola della terra. E anche per questo la startup appare perfettamente allineata con l’orizzonte di Banca Etica. «Sin dagli incontri preliminari – precisa infatti Enrico Trevisiol, responsabile della filiale di Trieste – abbiamo avuto l’impressione di aver incrociato un’imprenditoria con una robusta esperienza alle spalle, una governance in grado di gestire con fermezza un progetto che richiede energie e capacità di focalizzazione sugli step dell’avanzamento dei lavori, con una profonda condivisione del concetto di responsabilità sociale d’impresa».

Non a caso, da quando Almalana è stata costituita e ha iniziato il suo percorso (inizialmente col nome Biogea), molta cura è stata dedicata alla selezione di partner, soci e fornitori che dovranno garantire una disponibilità a lungo termine delle materie prime (ad esempio The Wool Company o il Consorzio funghi di Treviso, che copre quasi il 75% della base del prodotto). Un punto fermo fondamentale, che sarà affiancato dalla ricerca costante per assicurare continuità produttiva e avanzamenti tecnologici in futuro.