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Buca del pallone: cucina buona anche per i più fragili

Buca del pallone: cucina buona anche per i più fragili

Se capitate a Bologna, e amate un’idea d’impresa che sul territorio sta non per fare profitti ma per offrire servizi, La buca del pallone è il posto che fa per voi. Per una pausa pranzo, ad esempio, ma anche una serata da trascorrere tra rassegne culturali e corsi di degustazione, con un buon vino sul tavolo. Intendiamoci subito, però: il gioco del calcio non c’entra nulla, perché questo ristorante prende il nome dalla via del Pallone dove si trova, in zona nota per la presenza di campi sportivi; e l’indicazione di “buca” deriva dal fatto che la sala è in un seminterrato, come accadeva spesso alle tipiche osterie bolognesi. Ma, soprattutto, non ne stiamo scrivendo per proporre l’ennesima guida enogastronomica della città, bensì perché “La buca” non è solo un’osteria, ma si identifica come «luogo di formazione e inclusione sociale».

Benché nel tempo abbia rafforzato la propria autonomia, La buca del pallone nasce infatti nel 2012 per fornire il servizio di ristorazione legato all’hotel Pallone (con camere per turisti ma anche riservate all’accoglienza per progetti sociali, come quelli rivolti a mamma e bambino). E albergo e osteria insieme costituiscono l’anima dei servizi di ricezione turistica all’interno di una realtà assai articolata, nata nel 2003 tra le nebbie della provincia. Quando a Sammartini, piccola frazione del comune di Crevalcore, si formava La Piccola carovana, una cooperativa sociale di tipo A + B.

La parte (A) si occupa di progetti socio-educativi e gestisce diverse strutture di accoglienza per migranti, impiegando per questi servizi oltre venti professionisti (educatori, mediatori culturali, counselor, assistenti sociali, antropologi, pedagogisti). Mentre, relativamente alla parte B, così si esprime Mattia Martino: «Abbiamo tre settori di attività: i servizi ambientali, i servizi cimiteriali e un settore alberghiero e ristorativo. La mission principale de La buca del pallone, come anche degli altri servizi, è creare posti di lavoro per categorie svantaggiate ai sensi di legge. Vuol dire che lavoriamo in connessione con i servizi sociali del territorio, prevalentemente centri di salute mentale e i servizi per le tossicodipendenze, l’ufficio per le esecuzioni penali esterne del carcere, l’ufficio disabili… e dal territorio ci arrivano le segnalazioni di persone che entrano in cooperativa inizialmente come tirocinanti, quindi con formazione-lavoro. E poi, dopo un tirocinio che può durare da sei mesi a un anno, spesso la formazione sfocia in un rapporto lavorativo diretto».

Per raggiungere i propri obbiettivi La piccola carovana ha stretto con Banca Etica una collaborazione basata innanzitutto – sottolinea Martino – «sulla comunanza di valori che ci contraddistinguono in quanto soggetto della cooperazione sociale. Cioè mutualismo, solidarietà, etica, inclusione sociale…». E, oltre ad avvalersi dei servizi di anticipo fatture, la cooperativa ha potuto così espandere le proprie attività in modo significativo nei servizi ambientali e di gestione dei rifiuti, partecipando tramite una società intermedia al consorzio Geovest, che lavora su numerosi comuni della provincia di Modena e Bologna. Un investimento fondamentale (compiuto grazie a un mutuo acceso nel 2015) utile a garantire sempre maggiori spazi occupazionali e formativi per i soggetti fragili seguiti.

Anche perché, dal 2003 ad oggi la carovana ha accolto parecchi nuovi… passeggeri, includendo ormai circa 150 dipendenti, un’ottantina dei quali sono soci. In particolare nel settore dei servizi alberghieri e nell’osteria operano 35 lavoratori, molti appartenenti a categorie svantaggiate e profughi o richiedenti asilo.

Photo by Luca Gallo