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Caffè equo e solidale e, soprattutto, di alta qualità: dal mondo all’Italia con Shadhilly

Caffè equo e solidale e, soprattutto, di alta qualità: dal mondo all’Italia con Shadhilly

Che il caffè deve essere un piacere, e lo sia solo quando è di qualità, ce lo insegnava qualche anno orsono uno slogan pubblicitario di grande successo. Ma che questa bontà si accompagni sia con trasparenza ed equità della formazione del prezzo sia con giusti diritti per chi coltiva la preziosa bacca è un valore aggiunto che garantiscono pochi, tra cui Shadhilly di Fano. E fin dalla sua origine, considerando che – ricorda il responsabile della filiale di Banca Etica di Ancona, Riccardo Dolci – «Una delle prime volte che ho incontrato Massimo Mogiatti, presidente e factotum della cooperativa, volle sottolineare che il caffè per prima cosa deve essere buono e apprezzato dal cliente, non desiderando quindi riuscire a venderlo per il semplice fatto ché proviene dal circuito virtuoso del commercio equo e solidale. Tale approccio focalizzato sulla qualità, sui giusti margini e sull’equo compenso ai produttori penso sia la cosa più bella da focalizzare del progetto Shadhilly».

caffè del commercio equo e solidale da Shadhilly
caffè del commercio equo e solidale da Shadhilly

Perciò Shadhilly – così chiamata dal nome di un personaggio pressoché mitologico che avrebbe dato origine al successo dell’infuso di caffè nel mondo – è nata una decina di anni fa a partire dall’esperienza di Mondo Solidale, realtà italiana storica nel panorama delle botteghe del commercio equo e solidale, dove Massimo Mogiatti lavorava. E su queste basi Shadhilly è cresciuta e si è consolidata. Passata dai tre soci iniziali a quasi una cinquantina attuali, la cooperativa – che aderisce da sempre al consorzio Equo Garantito – mantiene una piccola linea di prodotto finito, quindi torrefatto, con cialde e macinato, che vende nel circuito del commercio equosolidale, ai gruppi di acquisto e a qualche negozio, ma il core business è un altro. Shadhilly importa infatti, mediamente, 10-11 container di caffè crudo all’anno da circa 20 tonnellate ciascuno, provenienti prevalentemente dal Guatemala e dall’Honduras, dall’Uganda e dall’India, con qualche commessa più estemporanea dal Nepal, dal Venezuela, dal Burundi, da Haiti. Il caffè crudo, quello ancora verde, viene venduto direttamente ai torrefattori italiani e giunge da gruppi di produttori – sei o sette – di diversa dimensione: da compagini legate al singolo villaggio, in cui opera magari una cooperativa da 30 o 40 soci, fino a fornitori più grandi, con 400-500 soci (la maggior parte dei casi), per arrivare a interlocutori enormi come quello ugandese, a cui partecipano diverse migliaia di produttori. 

«Questo non significa che noi acquistiamo tutto quanto producono questi fornitori – specifica Mogiatti -, tuttavia li aiutiamo innanzitutto a sviluppare un mercato, ad acquisire competenze e consapevolezza rispetto agli intermediari, rispetto ai processi di lavorazione e nella trasformazione del caffè, consentendo loro di aumentare il valore aggiunto del caffè che producono, acquisendo quindi la competenza per relazionarsi con altri interlocutori ben sapendo qual è il valore del proprio prodotto. L’altra cosa molto bella che sperimentiamo, è che ci siamo accorti che in quasi tutti questi gruppi, nel corso degli anni, la presenza dei giovani è andata aumentando. Molti ragazzi hanno capito che può essere una fonte di reddito che può permettere di costruirsi una propria famiglia nel proprio Paese, e di vivere serenamente di questo lavoro.

caffè del commercio equo e solidale da Shadhilly
caffè del commercio equo e solidale da Shadhilly

Verificata periodicamente sull’applicazione dei principi e delle regole del commercio equo e solidale (contratti di lavoro e formazione, contratti coi produttori con equo compenso, pre-finanziamento e rapporto continuativo, progetti di miglioramento e sviluppo o di carattere sociale, educativo o socio-sanitario nei Paesi fornitori), Shadhilly ha trovato inoltre nella partnership finanziaria con Banca Etica un pilastro finanziario solido e un compagno di viaggio motivato. Come conferma in conclusione Mogiatti: «Ci siamo scelti perché condividiamo alcuni valori che attengono a una visione comune di giustizia, di solidarietà, di collaborazione e di fiducia. Principi che noi applichiamo nel nostro commercio e Banca Etica nella sua attività finanziaria. Senza contare che forse nessun altro istituto di credito ci avrebbe decretato una accoglienza e una disponibilità paragonabili in principio. Questo è proprio il grande valore che esprime Banca Etica: coniuga da un lato le valutazioni economiche e di rischio finanziario, dall’altro quelle etiche e valoriali, poste entrambe sui piatti della bilancia con un proprio peso che conta nella decisione di concedere un finanziamento. Un connubio che altrove potrebbe sembrare fantascienza».

Photo Credit: Shadhilly