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Italia da ricostruire? ci pensano i carpentieri umbri

A cura di Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

Oltre forgiare i telai d’acciaio che sostengono ponti e grandi opere in un’Italia piegata dalla pandemia, operai, tecnici e impiegati talvolta sono costretti a ricostruire la propria azienda. Spesso perché fallita non per mancanza di commesse ma a seguito di errori manageriali e finanziari dei vertici. Oggi vi raccontiamo quindi la rinascita di Officine Meccaniche Franchi, diventata Carpenterie Metalliche Umbre Società Cooperativa. Un cambio di nome e di sostanza avvenuto nel 2019, dopo che nove lavoratori, un tempo dipendenti ed ora soci, hanno speso coraggio e quote del proprio patrimonio personale per ricomprarsi l’impresa fallita. Un percorso di profonda trasformazione imprenditoriale che ben conosciamo col nome di impresa recuperata o workers buyout (anche wbo), e che pure qui, a Bastia Umbra (Pg), ha salvato il futuro e il reddito di numerose famiglie, oltre alla storia di un’impresa.

«L’idea del workers buyout – ci spiega Paolo Rossi Rossini, ingegnere di formazione costretto dagli eventi a farsi anche amministratore e stratega della nuova società – è nato da un contatto con Confcooperative. Prima abbiamo costituito la cooperativa e poi abbiamo fatto una proposta all’amministratore della vecchia società, il quale ha tentennato e poi accettato. L’impresa insiste su un’area che è ancora del vecchio proprietario ma abbiamo comprato i macchinari e il know-how dell’azienda, con tutte le sue certificazioni. Oltre ai nove soci iniziali, sono stati assunti già 16 dipendenti, per un’operazione che, tra attività di consulenza, costi del denaro e acquisto della ditta, è costata poco meno di 200mila euro. Consideri che l’abbiamo ottenuta dopo che Officine Meccaniche Franchi era stata venduta all’asta, e solo grazie a un diritto di prelazione esercitato in quanto siamo cooperativa costituita da ex dipendenti».

La disponibilità di capitale, insomma, è stata fondamentale per far nascere Carpenterie Metalliche Umbre e lo sarà sempre di più. E perciò fondamentale è stato e sarà il sostegno garantito da Banca Etica all’impresa, che si è fatto concreto prima con una linea di credito per l’anticipo fatture da 300mila euro, e di recente con l’approvazione di una nuova linea di credito da 500mila euro per anticipo contratti e commesse. La sintonia tra impresa e banca, del resto, sembra funzionare anche al di là della stringente necessità, per l’estrema sensibilità di Rossi Rossini verso i valori della cooperazione – ovvero uno dei pilastri ispiratori dell’esperienza di Banca Etica –. Una sensibilità che viene evidenziata dal responsabile della filiale perugina, Leonardo Stella, e che «non è scontata per chi proviene da un mondo così distante dal nostro».

E la sintonia dà buoni frutti. Dopo un primo anno in cui il bilancio della neonata società ha raggiunto un pareggio stentato, e un 2020 moderatamente positivo, la previsione è infatti di toccare 2,7-2,8 milioni di euro di fatturato nel 2021, considerando che c’è fiducia di ricevere da WeBuild (ex Salini Impregilo, ovvero la società che ha realizzato il nuovo ponte di Genova) una commessa importante. La cooperativa ha infatti due core business principali. Innanzitutto la carpenteria metallica pesante, in primis destinata a ponti ferroviari e stradali. «Realizziamo la struttura in acciaio – conclude Rossi Rossini –, quella che si vede passando sotto, generalmente di colore blu. Oppure costruiamo i punti a maglia triangolare tipici delle ferrovie. E, unica azienda in Italia, abbiamo ottenuto una certificazione CE per apparecchi di appoggio per ponti ferroviari: ci siamo inventati di assemblarli in lamiera saldata e li abbiamo fatti certificare da una ditta spagnola. L’altro settore che sviluppiamo è quello degli scambi ferroviari. Siamo tra le poche aziende italiane che realizzano questo tipo di scambi, scambi di manovra, scambi di stazione».

Insomma, Carpenterie Metalliche Umbre ha superato le difficoltà industriali e finanziarie e oggi non le resta che trasformare un gruppo coeso di ex dipendenti metalmeccanici in un gruppo coeso di “soci metalmeccanici”, e per ciò stesso proprietari e amministratori. Un processo di crescita non agevole, ma avviato in pieno spirito cooperativo, e comunque inevitabile.