“Il cohousing non è un’utopia ma l’esperienza quotidiana di migliaia di persone in tutto il mondo
che hanno scelto di vivere in una comunità residenziale a servizi condivisi”. Questa è la premessa apre il documento identificativo da cui, nel 2015, viene formalizzato per la prima volta il sogno comune di sei nuclei familiari di Velate, nella provincia lombarda di Monza Brianza. Un documento al tempo stesso ideale e concretamente progettuale su cui si è fondata l’avventura di Uno e sette che, pochi mesi fa, ha festeggiato il proprio percorso.
«Dal primo documento si sono strutturati due gruppi – ricorda oggi l’attuale presidente della cooperativa, Giancarlo Gavioli –, il primo che si è occupato di costituire la cooperativa (coop) edilizia Uno e sette, che avrebbe seguito la realizzazione dell’edificio, non avendo trovato in zona una soluzione adeguata ai nostri desideri, il secondo che ha presieduto la formazione di un’omonima associazione di promozione sociale (aps). Subito dopo aver fondato la cooperativa edilizia ci siamo appoggiati a Banca Etica per supportare la parte finanziaria, poiché la realizzazione di questa casa è stata possibile attraverso un mutuo, e la fine lavori della struttura è arrivata nel luglio 2021. È quindi da un anno circa che stiamo vivendo in cohousing. Siamo sei famiglie formate da 12 adulti e 17 bambini».
Improntata da uno spirito e principi di vicinanza, di attenzione verso l’altro, dalle prassi di buon vicinato, da un sostanziale moto votato al “volersi bene” di comunità, è scaturita perciò la struttura che contempla sei appartamenti individuali e molti spazi comuni che favoriscono l’incontro e la quotidianità della relazione (una cucina con un salotto, un’officina, una lavanderia, uno spazio ufficio, cantine, garage e giardino condivisi). Oltre a ciò, per favorire il secondo obiettivo delle famiglie, ovvero di essere in qualche modo partecipi della comunità locale e ingaggiate per contribuire al benessere e ai bisogni del territorio, sono stati realizzati una sala aperta a gruppi e associazioni (ad esempio per le riunioni degli scout e dei gruppi di acquisto solidale o, nelle prime fasi della emergenza Ucraina, come spazio di emergenza), nonché un settimo appartamento, destinato all’accoglienza di soggetti fragili e progetti sociali che potessero beneficiarne per periodi limitati. Questi due spazi sono in gestione all’aps Uno e sette, che assolve anche compiti di fundraising, poiché l’intero progetto, con un investimento complessivo intorno ai 2 milioni di euro, ha avuto e ha tuttora bisogno di donazioni per affermarsi.
Senza dimenticare che Uno e sette mette in pratica innovative soluzioni ambientali, essendo una cosiddetta “casa passiva” della massima classe energetica disponibile. L’edificio è infatti costruito con mattoni che richiamano quelli delle chiese di una volta e hanno una grande ritenuta termica. La comunione tra l’utilizzo di questi mattoni e l’esposizione verso Sud della struttura permette, attraverso l’impiego di amplissime finestre e vetri a loro volta con grande ritenuta termica, di riscaldare l’edificio riducendo al minimo l’utilizzo di altre fonti di riscaldamento: niente termosifoni o serpentine sotto il pavimento, quindi, ma un limitato apporto di aria pompata con una ventilazione meccanica, alimentata tramite i pannelli solari installati (che sostentano anche la batteria che garantisce funzionamento dell’ascensore) e l’energia da fornitori scelti perché utilizzano energia da fonti rinnovabili.
Uno e sette ha molto da insegnare, insomma. Ad esserne convinta è innanzitutto Sara Demurtas, che gestisce fidi nella filiale milanese e sottolinea il valore del progetto, che esprime «il desiderio di uno stile di vita più sereno e in armonia con l’ambiente all’interno di una rete di relazioni basata su percorsi culturali, educativi, sociali e mutualistici; e testimonia la possibilità di una convivenza collaborativa, promuovendo l’abitare in immobili ristrutturati secondo i canoni dell’abitare eco-sostenibile». Si tratta perciò di visione che accomuna la banca e le famiglie coinvolte, come conferma Gavioli in chiusura: «Siamo partiti con Banca Etica perché era vicino alla nostra idea di finanza, attenta all’energia che utilizza e ad avere un impatto positivo sull’ambiente, come la nostra casa. Abbiamo cercato un partner finanziario che rispettasse l’approccio etico di quanto stavamo realizzando, che si preoccupa di come i soldi vengano generati e utilizzati, e la proposta di Banca Etica è stata competitiva anche per quanto riguarda l’aspetto economico. E abbiamo avuto in Sara Demurtas una compagna di viaggio, paziente nell’accompagnare lungo il percorso di questo progetto ambizioso un gruppo di persone senza alcuna esperienza, per quanto animate da una grande volontà».
Photo Credits: Uno e sette
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