Nelle ultime ore l’anagrafe patrimoniale del Parlamento ha pubblicato la dichiarazione dei redditi di Giuseppe Grillo. I media stanno ovviamente dando molto risalto alla notizia. Un tema che non ci sentiamo di dover commentare, non fosse altro che per la presenza di 10 azioni di Banca Etica.
Capiamo perfettamente che per la stampa la partecipazione azionaria in Banca Etica di una persona famosa possa fare notizia. Ma noi vogliamo dare visibilità alle decine di migliaia di persone e organizzazioni socie che ci permettono, per ogni euro di capitale sociale, di erogare 12 euro di finanziamenti a imprese sociali che contribuiscono concretamente al cambiamento sostenibile del nostro Paese.
Siamo una banca cooperativa e popolare, di proprietà di oltre 36.000 soci che detengono oltre 930.000 azioni. Nel nostro Statuto è previsto il principio di “una testa, un voto”: a prescindere dal numero di azioni detenute ogni socio dispone di un solo voto nei momenti di partecipazione societaria (ad esempio l’elezione del Consiglio di Amministrazione e del Comitato Etico o l’approvazione del Bilancio d’Esercizio).
I nostri soci sono persone comuni: piccoli imprenditori sociali, professionisti, persone impegnate nel mondo del volontariato; donne e uomini che vogliono mettere le proprie risorse al servizio di una banca che in 15 anni ha saputo erogare 1,8 miliardi di euro ad oltre 24.000 progetti valutati non solo per il merito creditizio, ma anche per la capacità di produrre valore sociale e ambientale per la collettività.
Da sempre facciamo della democrazia economica e dell’indipendenza dalla politica e dai gruppi economico – finanziari due dei nostri principi fondanti.
Beppe Grillo non è l’unico socio di Banca Etica attivo in politica, ma sono decine i soci di Banca Etica, appartenenti ai diversi schieramenti politici, che hanno una partecipazione azionaria nel nostro Istituto.
Già in passato abbiamo invitato queste persone ad andare oltre la scelta individuale, ma di impegnarsi, sulla base dei loro ruoli e responsabilità, per avanzare proposte concrete di riforma del sistema finanziario, per far diventare la finanza uno strumento al servizio dell’economia reale e sostenibile, e non lo strumento che ci ha trascinati nell’attuale crisi economica. Purtroppo non possiamo che constatare come queste riforme ancora oggi stentino, sia sul piano italiano che su quello internazionale e auspichiamo che chi ha responsabilità politiche si impegni per cambiare le cose.
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