In collaborazione con Corrado Fontana giornalista di Valori.it
Provincia di Caltanissetta, Sicilia profonda di cui non si parla spesso sui media nazionali, e dove il Terzo settore ricopre un ruolo importante, portando lavoro, servizi e nuove visioni. Come la Cooperativa sociale Etnos, che impegna quotidianamente una settantina di persone (circa cinquanta i soci lavoratori). Una cooperativa di tipo misto, “A + B” si dice, che si occupa di progetti d’intervento educativo, di inserimento lavorativo e inclusione sociale per soggetti fragili.
Etnos ha infatti in gestione due case rifugio a indirizzo segreto per donne che sono state vittime di violenza, e per minori che hanno denunciato maltrattamenti, abusi e violenze. «L’ospitalità – racconta il presidente di Etnos, Fabio Ruvolo – consente la riduzione totale del rischio di subire altre vessazioni, ma, attraverso un percorso terapeutico stabilito con l’equipe multidisciplinare della casa-accoglienza, attiva un percorso di inserimento lavorativo per ogni donna, verso una riabilitazione sociale che permetta di uscire dall’isolamento economico. E in quattro anni abbiamo assistito circa 330 donne, molte delle quali hanno raggiunto uno stato di autonomia iniziando una vita diversa». Ma non solo.
Perché Etnos fa accoglienza per minori stranieri non accompagnati con due progetti Sprar a Caltanissetta e nel comune di Montedoro – «nonostante i tempi bui di questa politica – aggiunge Ruvolo – e il clima di sospetto maturato negli ultimi mesi». E l’obiettivo d’integrazione e inclusione viene perseguito, grazie a una rete di tantissime associazioni culturali e sportive del territorio, puntando prevalentemente sul lavoro «come forma più alta di integrazione e riabilitazione sociale». Ed ecco allora l’agenzia per il lavoro Rosa dei Venti, che opera con famiglie di persone con disabilità, ex detenuti o persone che stanno scontando una pena alternativa al carcere. Ed ecco la scuola di autonomia per giovani adulti disabili (perlopiù con sindrome di Down) e la prossima apertura della prima struttura per il “dopo di noi” in Sicilia, ovvero La casa di Josè. Un progetto ambizioso in cui alla comunità specifica sarà associato un “albergo etico”, il bistrot (già in funzione in altri spazi), e i terreni di una fattoria sociale, i cui prodotti verranno consumati all’interno del ristorante.
Perché è proprio dalla ristorazione che passa il cuore della visione inclusiva di Etnos. Attraverso Un posto tranquillo, progetto sperimentale di ristorazione avviato nel 2014, dove operano insieme persone disabili, donne vittime di violenza e minori stranieri non accompagnati. Trasformato nella prima impresa sociale della provincia di Caltanissetta, Un posto tranquillo collabora con organizzazioni come Amira Italia, l’associazione nazionale maitre italiani, e gestisce sia una balera (Ristosolidale) aperta solo il sabato sera che un bistrot da migliaia di coperti l’anno nel comune di San Cataldo. E, formando le persone disabili al punto da consentirne il coinvolgimento in competizioni locali di ristorazione, sgretola il diffuso immaginario che relega queste persone al ruolo di soggetti destinatari di assistenza.
Un compito faticoso ma essenziale, raggiunto tramite la relazione vivace e consolidata con il territorio, e partner fidati come Banca Etica. Insieme a Etnos fin dalla nascita stessa della cooperativa, quando un prestito da 15mila euro permise di aprire il primo progetto, cioè Equamente – bottega del mondo, a tutt’oggi una realtà ben radicata, arricchita dall’e-commerce e funzionale al sostegno di Etnos. «Con la Banca c’è un rapporto di grande fiducia e rispetto – conclude Ruvolo – nato ancora prima che fosse inaugurata la filiale di Palermo. Un rapporto che dimostra vicinanza anche nelle nuove progettualità: ad esempio Banca Etica sarà partner finanziario della futura apertura di una casa di riposo, per creare servizi al territorio e opportunità lavorative per le persone che gravitano all’interno della nostra organizzazione».
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