In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di Valori.it
«Le istituzioni non hanno ancora proposto alcun piano alternativo, e siamo in attesa di capire come loro possano rinunciare a 14 posti per le donne che hanno scelto di uscire da situazioni di violenza in una città che per legge dovrebbe averne a disposizione 300 e invece ne ha meno di 30. Questa battaglia ha dei risvolti politici molto forti nell’ambito del contrasto alla violenza di genere, in una fase storica in cui dovrebbe essere una priorità delle istituzioni e della politica». Così parla Rachele Damiani della Casa delle donne Lucha y siesta, e del neonato comitato Lucha alla città, cui aderiscono centinaia di persone e una sessantina di organizzazioni della società civile. Perché la lotta della cittadinanza intera del quartiere Tuscolano di Roma è condivisa e in pieno svolgimento. Con lo stabile di proprietà di Atac, in concordato fallimentare, che potrebbe essere messo in vendita per saldare i debiti della malagestione della municipalizzata. E la giunta capitolina guidata da Virginia Raggi che non risulta particolarmente attiva nella ricerca di una soluzione per salvare questa esperienza di solidarietà, cultura e servizio.
L’8 marzo 2008, infatti, avveniva l’occupazione di questo palazzetto abbandonato da tempo e abitato solo da topi e piccioni. E da 11 anni quella struttura pubblica si è trasformata in un progetto sociale complesso che è centro di accoglienza per donne e minori in difficoltà, casa di rifugio per donne che hanno scelto di uscire da situazioni di violenza (dove operano decine di operatrici e professioniste a titolo volontario). È poi un centro culturale aggregativo, uno spazio politico femminista, e offre una serie di attività aperte al territorio: eventi culturali, concerti, presentazioni di libri, corsi di formazione, mantenendo una connessione con la rete sociale territoriale e coi centri antiviolenza d’Italia.«Questa – prosegue Damiani – è un po’ la particolarità di Lucha y siesta: include una parte aperta al pubblico, proponendo una relazione e sensibilizzazione anche al di fuori del suo spazio, su temi che riguardano la cittadinanza tutta».
Per salvare Lucha y siesta è nato il 7 settembre 2019 il comitato Lucha alla città. E con esso una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzionidalbasso.com, con l’idea che sia la cittadinanza stessa a comprarsi l’immobile. Un crowdfounding propiziato dall’incontro con Banca Etica, che sta garantendo la massima visibilità all’iniziativa e una collaborazione diretta. «Ci sentiamo vicine ai valori di Banca Etica – prosegue Damiani – ed è per questo che abbiamo scelto di fare con loro il ragionamento sull’azionariato popolare. La sezione del Lazio della banca è diventata a tutti gli effetti parte del comitato Lucha alla città, esprimendo così una solidarietà attiva per il progetto». E la raccolta è partita molto bene – mentre scriviamo supera già i 50mila euro – ma ha bisogno di una bella spinta per ottenere i 360mila euro che costituiranno la base d’asta di acquisto dell’immobile.
E la lotta sul campo è ancora lunga. Il 13 novembre 2019 c’è stata la richiesta avanzata in extremis dal comune a non procedere col paventato distacco delle utenze, e la speranza è che si trovi una exit strategy soddisfacente per tutelare un’esperienza riconosciuta come strumento nuovo e atipico all’avanguardia dall’unione Europea. E il cui valore è certificato anche dalle relazioni di servizio con chi – polizia, municipio, dipartimento delle politiche sociali – invia a Lucha y siesta le ospiti bisognose di assistenza e accompagnamento verso l’autonomia. Per questo in molte città d’Italia si terranno manifestazioni in solidarietà con la casa delle donne. Con un primo appuntamento fondamentale per tutti il 23 novembre alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne, «in cui la salvaguardia degli spazi femministi avrà un grande ruolo, e noi saremo in prima fila», chiosa Damiani.
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