«Il vertical farming (letteralmente “coltivazione verticale”) è un’agricoltura molto più simile a una produzione indipendente dagli agenti esterni e atmosferici, generando un prodotto costante in termini sia qualitativi che quantitativi. Nel nostro capannone entra quindi il seme che viene fatto germogliare in sede, ed esce l’insalata, già imbustata e pronta per il consumo. All’interno di un edificio si raccoglie perciò tutta la filiera che nell’agricoltura tradizionale coinvolge invece molti attori differenti. Noi compriamo direttamente i semi e svolgiamo quindi una sorta di rivoluzione di processo, logistica oltre che agricola». Paolo Forattini, chief financial officer (cfo) di Local Green, espone così, in sintesi, l’anima innovativa della startup che, a gennaio 2023, ha realizzato il suo primo raccolto per una clientela importante del settore della grande distribuzione organizzata (Coop Liguria Piemonte e Lombardia, Ipermercati Iper, Unes…), che aveva acquistato in anticipo grandissima parte della produzione preventivata.
E anche se la crisi delle materie prime ha rallentato un po’ la costruzione dello stabilimento in provincia di Pavia, nessuno dei finanziatori, a cominciare da Banca Etica che sostiene fortemente il progetto dal principio, ha rinunciato ad accompagnare i primi passi di una società pensata e sviluppata da giovanissimi (l’età media è sotto i 30 anni) con competenze di alto livello in ambito agricolo, tecnologico e economico.
«La nostra esperienza – prosegue il cfo – nasce nel 2019 dall’idea e dalla passione di voler migliorare le filiere produttive in agricoltura. Dalla convinzione di poter sviluppare un vertical farming che allora era un’esperienza agli albori, presente soprattutto in America, e di renderla più efficiente, per superare i limiti strutturali che ne ostacolavano la diffusione». Vertical farming significa infatti coltivare all’interno di edifici chiusi e protetti dall’ambiente esterno, ricreando tutti i parametri ideali (freddo/caldo, luce, aerazione, umidità…) per cui la pianta può crescere nel modo più produttivo e sostenibile possibile. La terra viene così del tutto eliminata e sostituita con un sistema di irrigazione idroponica nel quale la pianta cresce nell’acqua sospesa, e si sostituisce la luce del sole con luci a led, riproducendo giornate perfette per generare il massimo della produzione 365 giorni l’anno. «Questo – aggiunge Forattini – significa anche poter fare a meno dei pesticidi, non incorrere in agenti patogeni esterni, non avere contaminazioni da metalli pesanti o parassiti, risparmiando il 95% dell’acqua rispetto all’agricoltura tradizionale».
Tanti, insomma, gli elementi di interesse che hanno dato corpo alla relazione avviata con Banca Etica, apprezzata così dallo stesso Forattini: «Ci siamo piaciuti, ci siamo scelti per una coerenza di base tra la visione di Banca Etica e ciò che volevamo fare noi, cioè un’impresa che genera impatto positivo a 360 gradi, riconoscendo anche il lavoro delle persone in agricoltura, settore storicamente problematico da questo punto di vista. A ciò si è aggiunto il tema della sostenibilità, che è strutturale nel vertical farming». Una relazione commentata pure da Michele Milanesi, in forze alla filiale meneghina: «Tramite Local Green finanziamo un’imprenditorialità giovane (Paolo Forattini è nato nel 1996) che mira a proporre un interessante connubio tra gestione economica redditizia (questa produzione prevede costi fissi rilevanti ma buone prospettive di economie di scala) e una riduzione dell’impatto ambientale».
Se il modello di agricoltura di Local Green sarà di ispirazione per altri lo vedremo. Intanto ha messo in moto ragionamenti molteplici, a cominciare da quelli sul miglioramento genetico mirato delle specie di piante che, senza necessità di ricorrere agli ogm, potranno essere selezionate per questo tipo di coltivazione, senza doversi tanto preoccupare che siano resistenti ad agenti patogeni esterni ma capaci di produrre di più e con qualità. Le elevate proprietà di gusto delle prime insalate raccolte sembrano già una ottima garanzia in quest’ottica.
Photo Credits: Giuli e Giordi
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