«Il teatro è “sociale” per definizione, non ha bisogno di etichette in questo senso – ci racconta Marco Luciano, attore, regista e organizzatore nella compagnia ferrarese di Teatro Nucleo -. E noi esprimiamo ciò attraverso la nostra missione di “portatori sani di Costituzione”, la Costituzione italiana che prevede per tutti l’accesso libero all’arte e alla cultura. Così, per esempio, un tempo portavamo il nostro teatro nel manicomio cittadino e da circa vent’anni continuiamo a portarlo nel carcere di Ferrara. E per le stesse ragioni abbiamo un’idea di fare teatro negli spazi aperti: perché – come ci insegna la tradizione che va dall’antica Grecia alla commedia dell’arte nel Seicento – la piazza è il luogo dove le intelligenze si uniscono, le emozioni si fondono, e si rigenera la società che viviamo. Per questo, per un principio di giustizia elementare, noi continuiamo a lavorare in piazza per un pubblico trasversale, molto critico, spesso affamato di teatro ma che non sempre può permettersi un abbonamento o un biglietto da 25 euro».

Ed è su tali basi valoriali che prosegue oggi, con base nel teatro Julio Cortazar di Pontelagoscuro (Fe), l’esperienza di Teatro Nucleo, originata negli anni ‘70 a Buenos Aires, in Argentina, da una “comuna”, un gruppo teatrale che aveva un progetto di diffusione culturale. Dopo il colpo di stato del 1975, culminato con l’instaurarsi della dittatura del generale Videla – i due fondatori, Cora Herrendorf e Horacio Czertok, fuggirono in esilio per radicarsi in Italia, invitati dal direttore dell’ospedale psichiatrico locale, dove trovarono “casa e palcoscenico” al tempo stesso. E qui sono stati coinvolti nel movimento della rivoluzione della psichiatria democratica che avrebbe generato la legge Basaglia (1978).

Cooperativa a mutualità prevalente, che quindi si prende cura di ogni socio lavoratore sostenendolo in caso di problemi economici o di salute, per esempio, Teatro Nucleo occupa oggi una decina di persone e ingaggia diversi collaboratori sui singoli spettacoli. E, dopo aver svolto un’indagine che ha evidenziato che solo uno di 298 comuni della regione con meno di 15 mila abitanti ha un teatro con una programmazione fissa, la compagnia porta i suoi lavori di piazza in piazza su commissione di decine di amministrazioni locali nell’ambito del progetto Emilia Romagna a scena aperta (ERSA), oltre a presidiare molti festival anche all’estero. 

Un’attività entusiasmante e tuttavia dispendiosa, che ha trovato in Banca Etica una spalla finanziaria solida e un compagno di viaggio partecipe, come confermano le due controparti. Luciano («Banca Etica ci garantisce una fluidità economica che ci ha permesso di migliorare la nostra attività negli ultimi anni, non dovendo anticipare alcune somme che dagli enti pubblici arrivano con tempi lunghi. Avere rapporti con una banca seria, con una banca che non ha paura di fidarsi di un cliente è molto importante, soprattutto per un’impresa culturale come la nostra. Quando sei in una fase di crescita e di investimenti, avere il rapporto con una banca così intelligente è davvero un punto a favore. E noi siamo molto felici della relazione che abbiamo con loro») e Daniela Filippis – viceresponsabile della filiale di Bologna – («Finanziare i teatri, soprattutto quelli storici come Teatro Nucleo, ci permette di contribuire a sostenere la diffusione della cultura anche in ambiti di emarginazione, convinti dell’importanza di diffondere arte e bellezza aperte a tutti, consentendo inoltre la libertà di espressione di questi artisti»).

Luciano e Filippis descrivono perciò una visione comune e garantiscono il futuro di una realtà che – va sottolineato – si è dimostrata intraprendente anche nel periodo pandemico recente. «Il problema del pubblico precede quindi quello del Covid e noi, in questi due anni siamo cresciuti sia in termini economici che di forza lavoro. Ci siamo chiusi in teatro tutti insieme per mesi e abbiamo prodotto tre spettacoli, conclude Luciano».

Photo Credits: Teatro Nucleo e Giuli e Giordi