In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di Valori.it
Voglia di turismo responsabile. E allora, alzi la mano chi sa cosa si intende per “gentrificazione” o chi conosce le gravi conseguenze sociali dell’indisponibilità di abitazioni a basso costo per i residenti. Se anche avete tenuto la mano in tasca, sappiate che negli ultimi anni la pressione portata sul mercato immobiliare dall’offerta notevole di abitazioni destinate agli affitti brevi turistici tramite le grandi piattaforme digitali ha intensificato certi fenomeni, sottraendo case al mercato tradizionale e producendo un innalzamento dei prezzi per chi di passaggio non è.
Pensando a tutto questo, e a come ripensare un modello di piattaforma di e- booking – è nato il progetto Fairbnb.coop, startup in forma cooperativa che vuole alimentare un turismo sostenibile per i viaggiatori (i costi sono i medesimi della concorrenza “irresponsabile”), per i proprietari in cerca di reddito integrativo e per le comunità locali. Diciassette soci, di cui ha voluto far parte personalmente anche un guru del platform cooperativism come Trebor Scholz, e un portale ancora per poco in versione beta per un network internazionale che nasce ispirandosi ai concetti del Fair Trade, cioè del commercio equo, a partire dall’analisi degli attuali flussi turistici.
«Mentre il mercato tradizionale degli operatori turistici – spiega Emanuele Dal Carlo –, attraverso licenze, obblighi fiscali e giuslavoristici piuttosto stringenti è in qualche modo tracciabile, quello degli affitti brevi turistici sembra sfuggire a qualsiasi catalogazione». In base a una ricerca svolta nel 2015 su Venezia, ci sarebbe infatti un 30% in più di abitazioni presenti sul Web e disponibili ai turisti rispetto a quelle visibili agli archivi della regione Veneto e di provincia e comune di Venezia. Si trattava di circa 1300 soggetti capaci di eludere la raccolta delle tasse turistiche e degli oneri fiscali, e il fenomeno era in crescita, tanto che oggi, «in concomitanza con l’impatto del Covid19, abbiamo a Venezia un’offerta di 10mila case per affitti brevi turistici».
Così è nata Fairbnb.coop, piattaforma che applica criteri di legalità e sostenibilità, collabora con le istituzioni locali e destina il 50% della commissione pagata dal viaggiatore per ogni transazione a sostegno di progetti a impatto sociale positivo nella comunità locale. «Di fatto – continua Dal Carlo – siamo una piattaforma di crowdfunding che usa il turismo per finanziare progetti a favore della residenzialità delle persone che vivono nelle aree di soggiorno del turista. Abbiamo circa duemila abitazioni in lista d’attesa per quando apriremo la versione beta. E applichiamo una grande regola generale: one host, one home. Nelle zone a rischio gentrificazione gli host (cioè chi offre l’abitazione) possono avere al massimo una seconda casa sul mercato turistico».
Partito a ottobre 2019, frenato dal coronovirus, Fairbnb.coop sta includendo case che abbiano i codici di certificazione e rispettino le regole di sostenibilità di ogni città. Ora finanzia fondi per istituzioni sanitarie attive nel contrasto alla pandemia in Veneto e Liguria, e sostiene progetti sociali come i Cleaning Day o il CREA. Operando su sei città pilota (Venezia, Bologna, Genova in Italia, e poi Valencia, Barcellona e Amsterdam), è in attesa di aprire altre trenta mete entro l’anno (tra cui Londra, Marsiglia, Parigi, Berlino…) e si è affidata a Banca Etica grazie al bando Innovare in rete. «È stata una fonte di ispirazione, poiché sembrava straordinario che, in un mercato come quello delle banche, oltre al credito cooperativo, nascesse una banca che avesse un codice genetico di responsabilità sociale, di aiuto e attenzione verso il territorio. Banca Etica esprime inoltre dei valori che permettono un’identificazione con quelli del cliente o del socio. Ed è qualcosa di simile che vogliamo costruire con Fairbnb.coop», conclude Dal Carlo.
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