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Un futuro a pedali per la salute e l’ambiente

«La bicicletta è quello strumento che mette tutti nella condizione di avere accesso la mobilità. È una soglia minima di accesso alla mobilità. È come il microcredito. Tutti possono permettersela e utilizzarla per spostarsi e per andare sul luogo di lavoro. Pedalare è gratis e consente di ottenere benefici in termini di salute, di qualità dell’aria, di qualità della vita e di felicità. Questo è il motivo che mi ha spinto a creare un’azienda che trasformasse la semplice passione per uno sport nella visione di una società in cui l’aria è più pulita, ci si muove meglio, siamo più felici, ci sono meno vittime da incidente stradale». Una visione, questa di Paolo Pinzuti, che si è tradotta in Bikenomist, impresa di cui è oggi CEO e fondatore, costituita formalmente nel 2015 e oggi con tre soci, cinque dipendenti e una quindicina di collaboratori. Ma tutto è cominciato da un blog di appassionati fondato nel 2011 e diventato bikeitalia.it – trasformiamo l’Italia in un Paese ciclabile, ovvero la testata giornalistica di bicicletta più letta in lingua italiana. E ora Bikenomist ha una sede commerciale e amministrativa a Milano, il cuore operativo a Monza e un sistema di franchising che collega altre località: Bergamo, Bologna e Firenze.

«La nostra attività si basa su 3 parole – prosegue Pinzuti –: informare, formare e fare. “Informare” tramite la testata e le attività social, gli eventi che ci capita di organizzare; “formare” perché nel 2020 abbiamo aperto a Monza la prima scuola di formazione permanente sul tema della meccanica di bici e biomeccanica, quindi tutto ciò che riguarda l’integrazione tra uomo e bicicletta, a partire dal corretto posizionamento in sella. Tutti i giorni eroghiamo corsi di formazione – in streaming dallo scoppio della pandemia – da cui sono passate svariate centinaia di persone e, aspetto che più ci inorgoglisce, dando vita all’apertura di una quarantina di attività imprenditoriali, nuove officine per la bicicletta in Italia». Quanto al “fare”, ci sono ad esempio la collaborazione col Comune di Bologna per la realizzazione del suo BiciPlan o la consulenza per i comuni di Parma, Desio e Reggio Emilia, oltre a una serie di località che hanno bisogno di attivare iniziative e farsi conoscere da una community da 500mila contatti annui appassionata di cicloturismo. Senza dimenticare la fornitura prodotti specializzati per chi apre un’officina meccanica o per aziende che realizzano infrastrutture per le bici dei propri dipendenti.

In un periodo di boom dell’interesse per la mobilità sostenibile, la crescita di Bikenomist è stata costante (fatturato intorno ai 450mila euro nel 2020) ed è stata sostenuta da Banca Etica, tramite la quale la società ha avuto accesso ai fondi resi disponibili dallo Stato nella pandemia. Ma la collaborazione tra i due soggetti appare ideale prima che funzionale. «Abbiamo pensato che fosse una buona idea rivolgersi a una banca che rispondesse maggiormente ai nostri standard etici e morali, e quindi che non investisse a seconda della convenienza sulle mine antiuomo piuttosto che su un programma sociale. Per questo la nostra scelta si è indirizzata a Banca Etica».

E se già le affinità tra la mission della banca e il valore sociale e di rispetto dell’ambiente espresso dalla bicicletta paiono evidenti, questa vicinanza potrebbe generare ulteriori frutti. Pinzuti ne è convinto, e perciò, nel salutarci, si rivolge direttamente all’istituto sottolineando la grande capacità della bicicletta di generare microimprenditorialità e occupazione ad alta intensità di manodopera. Perché allora non «pensare a un canale di finanziamento dedicato appositamente a progetti sulla mobilità urbana o sul cicloturismo. È un comparto con vaste ricadute di natura sociale. Sostituire la massa dei furgoni parcheggiati in doppia fila nelle città con le biciclette da trasporto, le cargo-bike, significa incrementare la qualità della vita, togliere veicoli diesel dalla circolazione e far lavorare delle persone, ad esempio».