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VACANZE, FINALMENTE! MA ECOCOMPATIBILI

A cura di Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

 

Finalmente si vede il sole, finalmente la morsa della pandemia si è allentata, finalmente si possono programmare le vacanze estive. E siccome la crisi climatica è tutt’altro che risolta, c’è chi ha pensato di rendere disponibile la scelta di una struttura ricettiva quanto più possibile eco-friendly. Con questo obbiettivo nasce infatti Ecobnb, portale Web sviluppato a partire dalla personale esigenza del suo ideatore, Simone Riccardi, «di poter trovare su Internet un luogo dove fossero raccolte le strutture ricettive che avessero già investito pensando al futuro del Pianeta, magari in pannelli fotovoltaici, nella coibentazione dell’edificio per ridurre gli sprechi energetici e aumentare l’efficienza… Mi interessava trovare persone convinte come me della necessità di investire nella giusta direzione, consapevoli che la collocazione dei nostri soldi e investimenti è importante per modellare il futuro, viaggiare verso luoghi che mettessero in pratica l’economia circolare».

Con studi di architettura, un dottorato di ricerca sulle città digitali alle spalle e la passione per l’informatica, Riccardi – oggi amministratore delegato di Ecobnb – ha quindi dato vita a una piattaforma dove, per essere accolte, le strutture, gli hotel, i bed & breakfast, gli agriturismi… devono soddisfare il rispetto di almeno cinque di dieci criteri ecologici individuati e ricavati dalle principali certificazioni ufficiali già esistenti (ad esempio lo standard Ecolabel). Si va dall’adozione di energia pulita all’offerta di cibo biologico e locale, dall’accessibilità senza auto all’uso di prodotti green per la pulizia, dalla raccolta differenziata oltre l’80% all’impiego di tecniche e materiali di bioarchitettura, lampadine a basso consumo, pannelli solari per l’acqua calda e riduttori di flusso, raccolta e riuso dell’acqua piovana.

Criteri che cambiano e che, in certi casi, sono diventati uno standard minimo. «Così, per esempio, stiamo pensando di sostituire le lampadine a basso consumo con la presenza delle colonnine di ricarica per le auto elettriche. Il rispetto dei criteri avviene tramite una autocertificazione e poi una sorta di controverifica viene fatta attraverso i feedback dei viaggiatori e, naturalmente, il nostro, quando frequentiamo personalmente le strutture ricettive di Ecobnb. D’altra parte stiamo alzando un po’ i livelli dei nostri criteri e, con le strutture che superano le 50 stanze/100 posti letto, svolgiamo un approfondimento sull’impatto paesaggistico e sul consumo di suolo».

Una Yurta mongola nel bosco torinese

Il progetto, insomma, evolve in sintonia con l’attenzione comune per l’ambiente, e prosegue il suo cammino con Banca Etica, utilizzandola in forma esclusiva per i propri conti correnti e facendo parte della community di Soci in rete. E un chiaro  apprezzamento per Ecobnb viene espresso da Fabrizio Prandi della filiale di Reggio Emilia: «mi è piaciuta da subito l’idea di un portale in cui pianificare le proprie vacanze in strutture ecosostenibili o comunque attente all’ambiente e al territorio, in cui incontrare persone che hanno le nostre stesse sensibilità».

 

Il paesaggio di Poggio alla Rocca

 

Ecobnb, anche grazie al blog di notizie presente sulla piattaforma, punta del resto a creare e far crescere una comunità intorno a questi temi, e ad oggi, con una decina di collaboratori, ha affiliato (tramite due livelli di abbonamento) oltre 3200 strutture, di cui circa la metà equamente distribuite in Italia. Le altre sono in grandissima parte in Europa, ma non mancano un paio di centinaia di proposte sparse in altre 52 nazioni (Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti…). E Riccardi conserva un ulteriore obbiettivo per la sua impresa, pensando alla finanza etica: «La scelta su dove depositare i nostri guadagni e il nostro flusso finanziario è molto importante. Da diverso tempo ci eravamo avvicinati a Banca Etica perché ci garantisce che la ricchezza generata dalla nostra impresa e i suoi investimenti non alimentino l’industria bellica e le guerre. E, in un prossimo futuro, intendiamo promuovere presso le “nostre” strutture l’adozione di un conto presso una banca che non finanzi le armi, dandone poi evidenza anche sul portale».