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Una speranza per i poveri in Ecuador

In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

Speranza e microfinanza fanno rima tra loro, e talvolta si traducono in attività imprenditoriali concrete e opportunità di sviluppo. Così può accadere in un Paese come l’Ecuador, con circa 17 milioni di abitanti, un tasso di povertà in discesa – almeno negli anni precedenti l’attuale pandemia – ma molto elevato, e un Pil procapite ben al di sotto della media globale.

Con base nella capitale Quito e un forte radicamento nella regione costiera, dove gestisce alcune filiali, opera infatti Fundacion Espoir – Fondazione Speranza, appunto –, istituzione di microfinanza che offre, oltre ai prestiti, numerosi servizi di supporto, inclusi diversi programmi educativi e sanitari. Non a caso si tratta di una realtà senza scopo di lucro fondata nel 1993 a partire da un’iniziativa in ambito sanitario di una ong americana. «Quando si sono accorti che risultava poco realizzabile un progetto di salute pubblica in un Paese dove il bisogno primario è quello di non morire di fame, hanno cominciato a fare piccoli prestiti, e hanno continuato», spiega Pier Carlo Barioli di Cresud.

Oggi Espoir propone innanzitutto forme di microcredito a una clientela formata principalmente da donne «con scarse risorse economiche, con bisogni di base insoddisfatti, residenti nelle aree urbane e rurali marginali del paese». E può farlo anche grazie alle risorse che le giungono dagli accordi di collaborazione stretti con la società del Gruppo Banca Etica. Barioli ricorda che «…nel 2016 abbiamo erogato loro un sostanzioso finanziamento, e proprio il mese successivo un violento terremoto ha colpito l’Ecuador, ed Espoir per circa il 70% del portafoglio clienti. Subito dopo il sisma l’organizzazione ha messo in azione i propri ufficiali di credito per la creazione di cassette di credito di emergenza, mostrando un approccio incredibilmente pronto al disastro. Tanto che da quella situazione sono usciti benissimo». 

Un esito non scontato visto il contesto locale strutturalmente difficile, dal momento che i servizi di offerta del credito non funzionano come in Europa, dove il cliente finale viene a cercare l’agenzia per un bisogno finanziario. In Ecuador, perlopiù, sono i funzionari dell’organizzazione a recarsi dai clienti più poveri, proprio per verificare di persona quale sia la situazione da sostenere con la microfinanza. Sta di fatto che – conclude Barioli – «Saranno circa 15 anni che li finanziamo, e hanno sempre rimborsato correttamente. Il che vuol dire che anche i clienti finali sono adempienti. Un finanziamento l’abbiamo erogato anche a dicembre 2019, poco prima che piombasse sul Paese l’epidemia di coronavirus. A fronte delle preoccupazioni del settore finanziario locale, abbiamo però deciso di sostenerli offrendo loro un ulteriore erogazione, poiché avevano subito un blocco operativo di 60 giorni».

Fundacion Espoir, in periodo di pandemia, continua perciò il lavoro, e di recente si è guadagnata un’ottima certificazione di rating. A beneficiare degli sforzi compiuti nel corso di quasi un trentennio – riferisce la stessa Espoir – è la vita di molte comunità ecuadoriane, come quella della signora Zoila Bermello, che otto anni fa aveva una sola barca da pesca e ora ha un’impresa ittica più solida con due barche a motore, che stanno contribuendo al miglioramento delle condizioni della sua famiglia. E un altro esempio positivo viene da María Elena Menéndez, che ha potuto espandere l’attività di parrucchiera acquisendo un vantaggio economico e migliorando la propria abitazione. Ma non solo. Grazie ai colloqui di educazione sanitaria cui ha avuto accesso tramite Espoir, ha potuto ottenere una diagnosi precoce di cancro per sottoporsi in tempo alle cure.