Dimensione del testo
ALTO CONTRASTO (CHIARO)
ALTO CONTRASTO (SCURO)
FONT ACCESSIBILI
icon-git

GIT Como

Gruppo di Iniziativa Territoriale di Banca Etica

Grazie all’Europa arriva “Banche pulite”

Articolo di Luigi Zingales segnalato dalla rassegna stampa di Banca Etica. 

Pubblicato su  “l’Espresso” del 5/11/2015

NON PASSA GIORNO senza una notizia di nuove incriminazioni di banchieri: dalle Marche a Vicenza da Padova a Milano. Non vengono indagati solo per bancarotta, ma anche per distrazione di fondi, uso della banca a fini personali, perfino favori a personaggi in odore di mafia. Con i tempi che corrono quando un cliente entra in banca teme maggiormente di essere derubato da un banchiere che da un rapinatore. Che sta succedendo?

Non penso che il motivo sia un aumento della criminalità tra i banchieri: ad essere aumentata è solo la frequenza con cui i loro crimini vengono esposti. Di questo dobbiamo ringraziare principalmente la crisi e l’Europa. La crisi, perché negli anni di vacche grasse era facile coprire i
misfatti. Oggi, dopo anni di recessione e di crediti insoluti, tutti i nodi vengono al pettine.
A facilitare il processo, però, contribuisce anche l’Europa. Il trasferimento della vigilanza dei nostri maggiori istituti di credito dalla Banca d’Italia alla Banca centrale europea ha fatto emergere miliardi di perdite nascoste, rendendo più difficile per i banchieri coprire i misfatti.

Ma il motivo principale è la nuova regola per gestire le insolvenze bancarie che entrerà in vigore il 1° gennaio 2016. Questa nuova regola impedisce al Governo di aiutare le banche in difficoltà senza prima aver fatto pagare le perdite non solo agli azionisti, ma anche agli obbligazionisti e ai depositi al di sopra di 100 mila curo. Passati sono i tempi in cui la Banca d’Italia poteva evitare perdite ai creditori del Banco Ambrosiano con generosi prestiti.

Forzando le perdite sui creditori e i depositanti, la nuova regola europea aumenta enormemente il costo politico di un’insolvenza bancaria. Per paura di incappare in questi problemi in futuro o ispirata dalla Bce, la Banca d’Italia è diventata meno tollerante.
Se da un lato dobbiamo rallegrarci che queste notizie non significhino necessariamente un aumento della criminalità dei colletti bianchi, dall’altro dobbiamo preoccuparci della diffusione
geografica e sociale di questi crimini. Appropriazione indebita, abuso di ufficio e corruzione sono reati che generalmente associamo alla pubblica amministrazione e ai politici. Ma in tutti i
casi sopra menzionati si tratta di reati che sarebbero stati commessi da non politici, nel settore privato. Anzi da Padova a Spoleto, da Vicenza alle Marche le accuse vedono coinvolto il “fior
fiore” dell’imprenditoria locale. Per la stragrande maggioranza i reati sarebbero anche stati commessi al Centro-Nord, non al Sud.

QUESTO DIMOSTRA CHE la cultura dell’illegalità non è presente solo al Sud e non è diffusa solo tra i politici, coinvolge l’intera Penisola e gran parte della nostra classe dirigente.
Se dobbiamo rallegrarci per questa operazione “banche pulite”, dobbiamo preoccuparci che non faccia la stessa fine dell’omologa operazione effettuata quasi 25 anni fa nel settore
della pubblica amministrazione. Come scrive giustamente l’ex sostituto procuratore
della Repubblica Gherardo Colombo che di Mani Pulite fu un protagonista, «non è attraverso un
processo penale che si può risolvere un problema endemico come la corruzione in Italia». È un meccanismo necessario (soprattutto se si risolve in tempi brevi e minimizzando gli inevitabili
errori), ma non sufficiente. «La cultura – ci ricorda sempre Colombo – viene prima delle regole» e «se non si cambia la cultura, le regole che non le sono coerenti non vengono rispettate».

LA CULTURA, PERÒ, non può cambiare senza un’adeguata informazione. Di questo siamo responsabili tutti noi che operiamo nel mondo dei media. Senza scandalismi e giustizialismi
è necessario esporre e condannare la corruzione, da qualunque parte essa venga, consapevoli che – purtroppo – nessun partito, nessuna categoria sociale, nessuna regione ha il monopolio di questa piaga. Il secondo tassello è la sanzione sociale.

In Giappone i i manager incriminati si suicidano dal disonore, in America si dimettono, in Italia vengono quasi glorificati sui giornali. Senza una nuova cultura della classe dirigente l’Italia non potrà mai curarsi dal male della corruzione.

Potrebbero interessarti anche

Etica e cooperativa

Bilancio 2023: come sono state utilizzate le liberalità?

Pubblicato il
22/04/2024

Storie ad impatto positivo

CIAO: un ponte tra carcere, famiglia e territorio

Pubblicato il
19/04/2024

Finanza etica

Uno strumento a difesa del risparmio

Pubblicato il
17/04/2024

Storie ad impatto positivo

CEAR, proteggendo le persone rifugiate

Pubblicato il
11/04/2024

GIT Como

Mese della Pace a Como

Pubblicato il
12/01/2019

GIT Como

A casa loro?

Pubblicato il
11/11/2018