Ci siamo, finalmente. Il 24 ottobre viene inaugurato in via Trasimeno 67 a Milano il villaggio Abitiamo il futuro. Solo qualche mese fa scrivevamo del sogno di alcune famiglie milanesi di persone con disabilità di costruire la casa e l’opportunità di una vita futura dignitosa e sicura per i propri cari. Era quello il punto di partenza che muoveva i promotori dell’associazione milanese SON – Speranza Oltre Noi che, accompagnati da don Virginio Colmegna di Casa della Carità e col fondamentale sostegno finanziario fornito da Banca Etica, scommettevano nell’ambizioso progetto di trasformare una cascina abbandonata del quartiere Adriano in una comunità fatta di abitazioni e servizi a misura dei più fragili.
Allora il nostro articolo si apriva con l’immagine in computergrafica di un rendering architettonico e con le foto scattate tra le mura di un casolare fatiscente. Oggi la realtà ha raggiunto il sogno, e il villaggio si apre alla cittadinanza in una giornata densa di iniziative. Lo sfondo, questa volta, sono case nuove e spazi accoglienti, dove la mattina – alla presenza, tra gli altri, della consigliera d’amministrazione di Banca Etica, Sonia Cantoni, e di Massimiliano Sabato e Sara Demurtas della filiale di Milano – vengono presentate ad alcune personalità istituzionali e ai sostenitori dell’iniziativa le opere concluse. E nella serata il villaggio sarà animato dalla cultura di un evento costruito con musica e parole (dalle 20.30).
E così questo aggiornamento della storia – ciò che spesso è definito in gergo follow up – non può che chiudersi riprendendo il principio dell’articolo precedente. Ovvero le parole di Luciano Scotuzzi, presidente dell’associazione SON: «Il nostro sogno è quello di creare una sorta di villaggio di comunità aperto al territorio in cui accompagnare i nostri figli fragili verso un futuro che sia sereno il più possibile, per quando non ci saremo più».
Il viaggio, tuttavia, è appena cominciato ed è lungo e dispendioso, motivo per cui Abitiamo il futuro, che vuol diventare uno spazio integrato nella comunità, chiede il sostegno della cittadinanza da qui in poi.
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