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Gruppo di Iniziativa Territoriale di Banca Etica

Finanza: grande assente dal dibattito elettorale

Le proposte del Gruppo Banca Etica per un sistema finanziario al servizio dell’inclusione sociale, dei diritti e dell’ambiente

È evidente che banche, società di investimento, assicurazioni e fondi pensione hanno un grande potere nell’indirizzare le economie e nel definire il modello di società in cui viviamo. Il modo in cui gli operatori finanziari gestiscono il denaro affidato loro da risparmiatori e investitori ha impatti immediati sul tessuto produttivo, sull’ambiente, sulla tutela dei diritti e sulla lotta alle diseguaglianze. Eppure i temi della finanza restano assenti dal dibattito pre-elettorale e assolutamente marginali nei programmi dei partiti.

I movimenti della finanza etica italiano e internazionale, in oltre vent’anni di esperienza sul campo, hanno sviluppato modelli di business mirati a orientare gli strumenti finanziari (crediti, risparmi, investimenti, polizze assicurative, ecc.) verso obiettivi che coniugano la ricerca dell’efficienza e del rendimento economico con la tutela dell’ambiente, il contrasto ai cambiamenti climatici, la promozione dei diritti e la lotta alle diseguaglianze.

Da sempre il Gruppo Banca Etica chiede alla politica di scrollarsi di dosso una certa subalternità nei confronti della finanza e di indirizzare l’intero sistema finanziario attraverso alcune misure che potrebbero contribuire a uno sviluppo più sano, equo e sostenibile.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un proliferare di normative di livello europeo e nazionale che hanno cercato di regolamentare la cosiddetta finanza sostenibile. Lo sforzo è stato meritorio, ma il risultato a oggi è un quadro iper-complesso di norme che si sovrappongono senza fissare paletti precisi e senza che risparmiatori e investitori siano messi realmente in condizione di verificare se un prodotto finanziario abbia impatti positivi o negativi per le persone e per l’ambiente. Lo sforzo normativo si è concentrato prevalentemente sugli impatti ambientali, con risultati discutibili, e solo in parte sugli impatti sociali dei prodotti finanziari. Mentre alcune tematiche – come il contrasto alla speculazione finanziaria – ancora non hanno ricevuto alcuna attenzione normativa.

La finanza è globalizzata e le decisioni politiche che la riguardano sono prese a livello europeo. Per questo l’Italia deve partecipare attivamente ai tavoli tecnici e politici dell’UE per una politica finanziaria più coerente con gli impegni assunti per l’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile e con gli accordi di Parigi contro i cambiamenti climatici. L’Action Plan dell’Unione Europea per l’economia sociale propone una visione olistica e coordinata dell’economia sociale, non più come settore a sé ma come strumento che permea tutti i settori dell’economia. Il mondo della finanza deve tendere a sostenere l’economia reale usando l’impatto come driver per le decisioni di investimento; l’impresa deve integrare nel suo business plan anche i risultati sociali e ambientali. In questa visione ecosistemica, il ruolo dei soggetti pubblici è quello di creare un sistema abilitante che incentivi da un lato investimenti che adottano questa terza dimensione e dall’altro le imprese capaci di rendicontare il proprio impatto socio-ambientale.

Di seguito le proposte del Gruppo Banca Etica per orientare la finanza verso una nuova progettualità che sappia tenere assieme la componente economica con quella sociale ed ambientale e che ci auguriamo possano essere portate sui tavoli delle istituzioni europee dal prossimo Parlamento e dal prossimo Governo italiani.

  • Finanza per la transizione energetica: per incentivare il credito alle imprese con impatti ambientali e sociali positivi proponiamo di introdurre “green o social supporting factor” che riducano gli assorbimenti patrimoniali sui finanziamenti con orientamento ESG . Si tratta di un’eventualità già in passato discussa ma che ancora non si è concretizzata. Analogamente si potrebbe applicare un “brown factor” e richiedere maggiori assorbimenti patrimoniali per i finanziamenti ad attività con impatti ambientali e sociali negativi. Per quanto riguarda gli investimenti auspichiamo che l’Italia si spenda per chiedere all’Europa di modificare l’infelice decisione con cui ha incluso l’estrazione di gas e l’energia nucleare tra gli investimenti che si possono definire sostenibili.
  • Inclusione finanziaria per l’inclusione sociale: in seguito al continuo succedersi di fusioni bancarie abbiamo assistito al disimpegno dei grandi gruppi bancari su tutto il territorio, e in particolare nelle aree fragili e al Sud. Aumentano così le persone soggette a esclusione finanziaria. E’ necessario difendere la biodiversità del sistema bancario: come tante volte ricordato anche dalle associazioni delle banche di credito cooperativo e delle banche popolari, i dati dimostrano che le banche cooperative e di territorio, che mantengono una salda relazione con la clientela e una profonda conoscenza dei suoi bisogni, sono un presidio importante contro lo spopolamento delle aree fragili e controle infiltrazioni criminali nei tessuti produttivi e sociali. Eppure la politica da anni spinge per un sistema bancario sempre più concentrato nelle mani di poche grandi società. Occorre invertire la logica delle norme bancarie a taglia unica, pensate per i grandi gruppi bancari, che penalizzano le realtà più prossime alle persone e alle PMI. Oggi la maggior parte delle nuove regole bancarie finisce con il penalizzare l’attività creditizia delle banche con due effetti deleteri: chi avrebbe più bisogno è escluso dall’accesso al credito mentre assistiamo a un ulteriore spostamento di capitali verso attività speculative, meno regolate, o addirittura nel sistema bancario ombra che opera nell’opacità senza essere sottoposto alle stesse regole e controlli delle banche e delle altre istituzioni finanziarie.
  • Terzo Settore: il prezioso mondo del non profit e dell’associazionismo per svilupparsi pienamente ha bisogno di nuove regole per la concessione di credito. Le banche che – come Banca Etica – vogliono dare credito alle realtà non profit non devono più essere penalizzate sul piano degli assorbimenti patrimoniali. Proponiamo inoltre di definire in modo stabile strumenti di garanzia pubblica sul credito al Terzo Settore.
  • Speculazione finanziaria: come stiamo amaramente toccando con mano la speculazione finanziaria impatta enormemente sui prezzi di beni primari come il cibo e l’energia; arricchisce pochi mentre depaupera le risorse per l’economia reale e i diritti primari delle persone. La politica deve e può contrastare la speculazione finanziaria ad esempio studiando forme di tassazione sulle transazioni finanziarie (cd. ”Tobin Tax”) e introducendo limiti e regole sui derivati.
  • Paradisi fiscali: auspichiamo un sempre maggiore impegno dell’Italia nei consessi internazionali per il contrasto ai paradisi fiscali. Qualche passo avanti si è fatto con la direttiva UE e con l’accordo Ocse del 2021 che obbligano le multinazionali a dichiarare quante tasse pagano in ciascun paese in cui operano, ma – come rilevato da Oxfam – non è ancora sufficiente.

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