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GIT Sicilia Sud Est

Gruppo di Iniziativa Territoriale di Banca Etica

Fare Banca Etica con gli islamici. L’imam: “Possibile”

Interessante confronto a Siracusa sulla bancabilità dei musulmani presenti in Sicilia

 

Lunedì 22 Maggio 2017 si è svolto a Impact Hub l’incontro sul tema “Microfinanza e Integrazione” presenti, oltre agli esponenti dell’Impact Hub, quelli del GIT Sicilia Sud-Est di Banca Etica (Luigi Latina, Antonio Andolfi, Emanuele Fatale) – il prof. Manlio Cinalli del Cevipof (Sciencespo) – Cnrs e l’Imam della CO.RE.IS.(Comunità Religiosa Islamica) italiana Ahmad ‘Abd al-Majid Macaluso. Il dibattito è stato molto stimolante, poiché oggi in molti guardano alla finanza islamica come modello possibile per una via d’uscita dall’attuale situazione della finanza occidentale. 

L’Imam, nella sua presentazione, ha affermato che da tempo la CO.RE.IS. ha un dialogo con Banca Etica. Inoltre, se le imprese italiane hanno o vogliano avere rapporti commerciali con Paesi islamici, essi fanno parte della filiera, cioè quando un prodotto parte dall’Italia è CO.RE.IS. che lo certifica per quei Paesi; chiaramente, sono anch’essi ispezionati dagli enti di certificazione. Per questo il processo di controllo e garanzia è offerto dal CO.RE.IS.; è questo un segno di solidarietà tra fratelli mussulmani. 

Rosario Sapienza dell’Impact Hub ha voluto aprire il dibattito immettendo quattro piste: la prima relativa all’integrazione economica del mondo musulmano, che riguarda alcuni stereotipi fra immigrati irregolari e non; la seconda era quella di capire bene la cultura della finanza islamica rispetto alla beneficenza, il dono, ecc.; la terza di sapere, sul tema della bancabilità dei mussulmani presenti da più tempo in Sicilia, se possa esserci una loro credibilità presso le banche e quali sono le difficoltà che incontrano con le loro richieste agli istituti di credito. Su questo punto un’esplicita domanda: la microfinanza cosa offre a questa fascia di persone? La quarta quella di chiarire tutto quanto esiste come sportelli e facilitazioni per queste comunità attraverso gli strumenti di microfinanza. 

Chiamati in causa, anche da domande dirette, su cosa è il microcredito, gli esponenti del GIT hanno fatto notare come stia cambiando demograficamente la realtà italiana. C’è una popolazione italiana che cala sempre più mentre aumenta la presenza d’immigrati: fra questi, c’è quella dei mussulmani (il 38% del totale). Inoltre, bisogna affermare che la microfinanza non è la soluzione, ma un suo aspetto e: “per renderla concreta bisogna passare attraverso un cambiamento culturale”. 

Affermava uno degli esponenti del GIT che si devono realizzare delle condizioni essenziali quali la coesione sociale di una comunità, che sia in grado di dare garanzie morali rispetto a quel soggetto meritevole di credito, e l’autostima, intesa come reputazione sociale. “Secondo Banca Etica vi sono ampie risorse che possono creare sviluppo economico che può estendersi dalle comunità alla regione e così via. Inoltre, è da considerare che per noi gli immigrati sono una risorsa”, faceva notare un altro componente del GIT che aggiungeva: “Potremmo iniziare con un’azione concreta a Ragusa, dove risiede una comunità islamica molto radicata inserendo lì il microcredito. Questo strumento porterebbe a capire come quella comunità si misura sul territorio. La proposta che facciamo al CO.RE.IS è che i vari attori si siedano attorno a un tavolo assumendosi le proprie responsabilità, perché fuori da quest’ottica il microcredito diventa una forma finanziaria come altre”.

Luigi Latino, coordinatore del GIT, ha dichiarato: “Sappiamo tutti che Banca Etica ha il medesimo comportamento della finanza islamica sul non finanziare i settori della pornografia, del commercio delle armi, del gioco d’azzardo, ecc. Comunque, altro fattore importante è quello d’incontrarsi per definire un’alfabetizzazione su tale strumento. Può significare una sfida, una verifica per poter raggiungere così progetti anche più estesi e in crescita”. Infine, un altro socio del GIT: “Con noi vi sono già alcune esperienze e possiamo replicarle rendendo reale la vera microfinanza, ancora poco conosciuta. Noi ce la mettiamo tutta, ma finora è mancato uno stimolo dal basso. Bisogna ricordare che se in Italia progetti di microcredito (Caritas) sono falliti, lo è stato per la mancanza di scommettersi e di autostima, il microcredito usato da strumento sussidiario diventa una via di fuga non un’opportunità”. 

L’Imam ha inizialmente descritto i principi della finanza islamica basata su alcune interpretazioni del Corano. I suoi pilastri centrali consistono nel fatto che occorre devolvere parte dei propri guadagni in carità (zakāt), che non si possono ottenere interessi sui prestiti (divieto del ribā) e che bisogna compiere investimenti socialmente responsabili o leciti (halal), non rischiosi (gharār) e non di speculazione (maysir). Inoltre attività finanziarie come il microcredito e la ḥawāla, pur non essendo citate nel libro sacro dell’Islam, sono considerate rispettose dei precetti islamici. 

“Abbiamo più volte detto a tutti che c’è bisogno di formare gli islamici che arrivando qua rimangono, ma ciò è compito dello Stato, esso deve dar loro piena cittadinanza. Noi come CO.RE.IS. abbiamo formato nuovi Imam, perché c’è bisogno di guide spirituali. Affermiamo che, sulla cittadinanza d’integrazione, l’Islam e perfettamente integrabile con l’occidente, non lo confondiamo con le usanze di uno specifico Paese islamico che non hanno nulla a che vedere con l’Islamismo”.  L’Imam si è poi soffermato su un elemento per lui importante: “Dovete rammentare che il modo di proporsi della finanza islamica, secoli fa, era patrimonio cristiano. Ricordate ciò che dicevano gli antichi romani? Il denaro non può generare denaro”. Proseguendo: “La nostra realtà è molto differente dalla vostra, ad esempio nel mondo islamico non esiste il conto corrente inteso come da voi. È chiaro che il servizio bisogna pagarlo, ma è soprattutto l’intenzione che a noi interessa, deve mantenersi la fraternità, la condizione spirituale della condivisione nelle necessità fra ricchi e poveri e una comunione d’intenti riguardo al commercio. Inoltre la banca islamica quando presta denaro diventa socia di quell’impresa, anche solo per un certo periodo, fa solidarietà sociale. E se anche Banca Etica fa ciò, per noi oltre questa c’è in più la solidarietà religiosa”. 

Inoltre l’Imam ha voluto precisare che sul microcredito non devono essere loro presentate proposte già confezionate, ma: “Dovete anche voi cambiare, perché nella partecipazione ognuno deve cedere qualcosa. Non vogliamo essere colonizzati. Per noi è importante il sostegno al povero, nella gestione delle questioni economiche un mussulmano ha sempre un minimo di timor di Dio: è ciò a cui la finanza islamica si attiene proprio per non attirare la sua collera”. “Voglio spiegare perché nell’Islam non si può avere l’incertezza nei contratti; infatti, in agricoltura prima di un raccolto ciò che si pattuisce è scritto in maniera rigorosa, dalla consegna della merce al prezzo e alla quantità, lì l’agricoltore ha il pieno possesso di quel terreno, mentre è vietato il contratto che può richiedere un pescatore nel vendere del pesce che poi pescherà, perché il mare non è un suo possesso e non è sicuro del risultato che avrà”. Infine: “È proprio per non trasgredire al timore di Dio che si dona una parte del guadagno ai poveri per dimostrargli eventuali errori volontari e involontari commessi che possono non piacergli”. 

Dopo oltre due ore d’intenso dibattito e domande si concludeva l’incontro in cui tutti si dichiaravano soddisfatti, in particolar modo si confermava la comunanza d’intenti fra la finanza islamica e Banca Etica che porterebbe sul nostro territorio a ottimi risultati nell’applicazione del microcredito.

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