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Il biblista Maggi: “Offrire le proprie sofferenze a Dio è bestemmia”

“Avere inventato il peccato e Satana, come responsabili del male, è stata una trovata deleteria” , “il Dio di Gesù non castiga. Il peccato è una diminuzione dell’uomo, non offende Dio”, “il paradiso terrestre descritto nella Genesi non c’è mai stato, è da costruire“

Davanti a fatti dolorosi di morte, malattie, stragi, soprattutto d’innocenti come quelle ultime accadute a Parigi, si leva forte la voce della Chiesa. Ne parliamo con padre Alberto Maggi, noto biblista del centro studi Vannucci.

Perché il male, il dolore?

Gli antichi popoli pensavano a un Dio buono e a quello cattivo portatore di tenebre e di morte. Il popolo d’Israele invece fa un singolare percorso nella sua spiritualità. E’ un processo lentissimo: prima si dà un solo Dio autore del bene e del male, che poi è quello che oggi persiste nell’islam: sia fatta la volontà di Dio. Proseguendo nel suo percorso storico di ricerca spirituale giunge a un Dio solo buono.

E allora il male?

Ecco, è qui la sciagura, perché verranno inventati il peccato e Satana, come responsabili del male; una trovata che sarà deleteria e lo rimarrà fino a oggi, anche nel nostro senso comune. Inoltre, veniva immesso anche il concetto di remunerazione, cioè le persone buone erano benedette da Dio con ricchezze, famiglia prosperosa ecc. mentre i cattivi al contrario con miseria, moglie sterile, ecc., in tal modo tutte le atrocità dell’uomo erano caricate sul peccato.

Questo era per discolpare Dio, ma non faceva acqua questo pensiero?

Certamente, perché tanti che non avevano peccato non riuscivano a capire ciò e per questo s’inventò il peccato nelle generazioni; il vecchio testamento ci dice: fino alla quarta generazione.

Penso che noi cristiani siamo eredi di questa spiritualità…

Malata, non presa dalle parole di Gesù. Uno di questi concetti, insito in ciò, è il castigo di Dio. Prendiamo, ad esempio, una preghiera assolutamente non cristiana: l’atto di dolore che da piccoli ci hanno insegnato nel catechismo. Qui non è nominato lo spirito e non esiste Gesù. È tutta una bestemmia.

È rimasta così?

Solo nel 1974 la chiesa ha creato otto formulari di grande serenità, perché il Dio di Gesù non castiga. Invece il peccato è una diminuzione dell’uomo, non offende Dio.

Penso agli episodi di persone fatte sante, perché hanno sofferto e più soffrivano più erano sante; cosa dire?

Non bisogna supplicare Dio, egli ci precede. Ricordiamoci la frase di Gesù: Dio sa quanti capelli hai in testa e anche se qualcuno in quel preciso istante ti cade lui lo sa. Allora dobbiamo essere più fiduciosi, perché Dio trasforma il male in bene. Dio crede che noi possiamo continuare la sua azione creatrice.

È un pensiero per farci stare buoni e accettare tutto?

Chiariamolo, Gesù parla di gioia, che il padre è amore. Ai tempi di Gesù la spiritualità farisaica era basata sul merito (premio/castigo), Gesù la distrugge affermando nei fatti che Dio perdona tutti anticipatamente, non giudicando.

E allora il concetto di peccato?

Per Gesù gli uomini sono orientati nelle relazioni fra loro, non ognuno verso Dio; bisogna seguire Gesù, il suo esempio. Gesù rivoluziona tutto, così che il peccato verso Dio non esiste e satana scompare.

Ricordo i vangeli, raccontano di un Gesù che si occupa dei malati non del peccato.

Offrire le proprie sofferenze a Dio è bestemmia, egli non vuole tutto ciò. È Dio che si offre per aiutarci, ci precede in questo e nulla ferma il suo progetto creativo unico e originale su ognuno di noi, egli ti accoglie, perché tu possa superare quell’avversità che si presenta, perché una disgrazia può diventare un’opportunità, ci dice siate misericordiosi come lo è Dio padre.

Spiegami bene.

Il paradiso terrestre descritto nella genesi non c’è mai stato, è da costruire, per questo Gesù tante volte ignora la prescrizione sacra del riposo del sabato dettata dal racconto sulla creazione: venne il sabato e Dio si riposò. Per Gesù, Dio continua ancora nella sua azione creatrice, ecco che il male, le malattie, le ingiustizie nel mondo sono tutti segni di questa creazione in movimento non ancora completata e spariranno alla conclusione di ciò. Compito dei credenti è muoversi per arginare e andare contro il male con pieno amore.

Sarebbe il prendere ognuno la propria croce?

Gesù parla di seguirlo, non di croce, piuttosto quello di cui parlano i vangeli possiamo tradurlo in: perdere la reputazione nell’andare avanti da persone libere, come fece Maria, come hanno fatto tante grandi figure. Prendiamo una preghiera composta nel medioevo, il Salva regina, ha parole in aperto contrasto con l’insegnamento di Gesù: noi figli di Eva (cioè figli del peccato) che addirittura viviamo in una <valle di lacrime>… <gemendo e piangendo>. Gesù parla di gioia non di lacrime. Ti rendi conto di cosa è stato inventato dall’uomo? Giovanni evangelista afferma: la luce splende nelle tenebre e Gesù ci chiede di liberare la nostra energia in modo che le tenebre diminuiscano sempre più, in modo da comunicare vita.

Occorre avere fiducia in Dio?

La fede non è né un dono dall’alto né un’assicurazione contro gli infortuni, che chiediamo a Dio sicché quando ci va male qualcosa non lo accettiamo. Essa è la risposta degli uomini al dono d’amore che Dio ci fa.

Allora nessuna situazione ci deve scoraggiare?

Prendiamo Maria, ha detto sì una volta e tutto le è andato storto: da fuggitiva col bimbo a vedere accusato il figlio come pazzo, ma la sua grandezza non sta nell’essere madre di Gesù, ma perché si è messa dietro di lui divenendo discepola fin sotto la croce. Maria aveva fede nel progetto di Dio e i vangeli riportano Maria che segue un Gesù vivo, infatti non è presente al sepolcro e ciò non è un caso.

Allora per ognuno di noi il progetto è diverso?

Noi siamo l’originale frutto d’amore e anche il male, che sembra pietra, è pane che ci alimenta, come dicono i vangeli.

Dato che tutto è teso verso il progetto originale di Dio, la morte com’è contemplata?

Abbiamo la vita biologica che ha un inizio, uno svolgimento e una fine, ma c’è anche quella interiore che per crescere deve sempre alimentare (dare). Ognuno di noi ha il desiderio di pienezza. Noi abbiamo la profonda certezza che la luce l’avrà vinta sulle tenebre, è per questo che non dobbiamo combattere il male, ma lasciar splendere l’energia presente in noi. Ognuno di noi è migliore di ciò che appare. Gesù ha detto: io ho vinto il male, non poi lo vincerò, perché le sofferenze presenti nel percorso della nostra vita le supereremo come ha fatto lui. Si diventa figliuoli di Dio (il figlio è uno solo) somiglianti a lui non perché battezzati, ciò è una relazione statica, ma quando si vuole bene con gioia senza aspettarsi niente, quando si perdona prima per il male avuto, quando si vuol bene a chi non lo merita. Dopo di ciò la vita cambia, Dio entra in noi, risponde e precede i nostri bisogni. Il Dio di Gesù non è da cercare, ma da accogliere. Dio si manifesta nella debolezza, cioè più si è umani più si manifesta. Il Dio di Gesù chiede all’uomo di diventare il suo tempio.

Ma allora dove è Dio?

C’è una frase che sentiamo quando una persona muore: è tornato alla casa del padre. Che cosa significa? Noi siamo la casa del padre. Con la morte biologica non si va in cielo, perché il cielo è in noi e ha reso la nostra vita indistruttibile. Non c’è da andare in nessun santuario. È l’uomo il santuario di Dio. Gesù porta a una nuova relazione con Dio, come dice Giovanni evangelista: non è Gesù uguale a Dio, ma è Dio uguale a Gesù, cioè tutto quello che tu credi di Dio devi esaminarlo alla luce di ciò che ha fatto Gesù. Chi vede il padre vede me”.

È una visione totalmente diversa cui ci porta padre Alberto Maggi, da biblista che rivisita questi testi. È così che ci appare il male, la sofferenza. È il segreto del grandioso progetto divino unico e irripetibile per ciascuno di noi. Un affresco, semplicemente stupendo, ci indica una strada, anche se difficile, per uscire a un nuovo modo di vivere.

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